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(Ansa)
Politica

Tutti i dubbi sul Green Pass

Chi controllerà? I ristoratori (ad esempio) hanno gli strumenti tecnici per farlo? E chi controlla i controllori?

Manca poco all'introduzione del Green Pass in Italia. Il Governo sta per varare il decreto che lo renderà obbligatorio dal 26 luglio in tutto il paese. Un via libera arrivato non senza polemiche politiche, con il Pd principale sostenitore della linea dura e Lega assieme a Fratelli d'Italia più morbidi. Al netto però delle varie posizioni politiche ci sono dubbi e domande lecite alla vigilia soprattutto sull'attuazione pratica del Green Pass, o meglio, sui controlli e suoi controllori. Partiamo dalla domanda più banale: come verranno effettuati questi controlli?

Si, i controlli… Davvero Polizia, Polizia Locale e Carabinieri hanno a disposizione l'apparecchiatura portatile per verificare la bontà e la veridicità del pass che abbiamo sul cellulare? Dubitiamo. Di sicuro il mondo del web offre decine di siti pronti a regalarti un finto QR code con il bel nome segnato sopra ed una data di scadenza a piacere, a pagamento ma anche in forma gratuita.

E se il controllo quindi è quasi impossibile per le forze dell'ordine come la mettiamo con i ristoratori, i proprietari di bar, gli organizzatori di eventi pubblici, i gestori di palestre, piscine, spiagge, centri sportivi?

Stando alle norme spetta a loro infatti la verifica del tanto desiderato codice senza però avere lo strumento tecnologico necessario per verificarne la bontà e legalità. E, aggiungiamo, mettiamo caso che un cliente entri in un locale con un green pass falso, che lo mostri al ristoratore di turno dal quale non può che ottenere il via libera per l'ingresso. Mettiamo poi che arrivi un controllo reale delle forze dell'ordine in grado di smascherare la truffa: il titolare deve essere multato ed il suo locale chiuso per 5 giorni o no?

Ma a ben guardare si rischierebbe anche una situazione ancor più assurda.

Partiamo dal presupposto che in Italia non esiste l'obbligo vaccinale, nemmeno per le forze dell'ordine. Questo significa che si rischia di avere come controllore del green pass un non vaccinato, una persona, quindi, che per le norme del green pass stesso, deve avere un tampone negativo non più vecchio di 48 ore. In pratica potremmo chiedere noi al controllore il suo lasciapassare per scoprirne delle belle…

Capite quindi bene che questa norma, che potrebbe avere anche delle fondamenta di logica come avviene in altri paesi, da noi rischia di trasformarsi nella solita cosa «all'italiana», una sorta di scorciatoia per evitare di arrivare all'obbligo vaccinale e in qualche maniera lavarsi la coscienza dal punto di vista politico.

Le perplessità poi, oltre che dal punto di vista operativo, aumentano anche da quello medico. Lo dimostra quanto sta avvenendo in Francia, a pochi giorni dalla decisione di Macron di introdurre il Green Pass. In una settimana infatti la crescita dei contagiati è stata del 150%, «una cosa mai vista prima» ha dichiarato il ministro della Salute. E qualcuno parla già di quarta ondata.

I dubbi, quindi non mancano e la posta in gioco è molto alta: stiamo infatti parlando di agosto, di ferragosto, delle vacanze degli italiani, del turismo, vita, economia. Sbagliare una mossa adesso sarebbe un disastro. Tempo per rimediare infatti non c'è.

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Andrea Soglio