A Meloni e all'Europa non resta che fare «all in» sul tema dei migranti
Al netto delle retoriche sull'accoglienza per tutti e sui blocchi navali la premier e Bruxelles si giocano sugli sbarchi gran parte della loro credibilità
Giorgia Meloni ha finalmente preso il toro per le corna e annunciato nuovi provvedimenti per rallentare i flussi migratori. Il mare Mediterraneo è troppo grande e non si può fare nessun blocco navale. Di questo tutti, in modo esplicito o meno, nella maggioranza hanno preso coscienza. La promesse elettorale va dunque rottamata per sempre, ma ci sono una serie di provvedimenti di breve e lungo periodo che possono provare a fermare trafficanti e spostamenti.
Siamo di fronte ad un enorme fenomeno epocale, quello migratorio, che rischia di ribaltare strutturalmente l’equilibrio politico, sociale ed economico europeo. Che fare, allora? Non c’è altra possibilità di richiamarsi alla vecchia Ragion di Stato e così Meloni ha fatto. Ciò significa riconoscere che l’Italia, da sola, non ce la può fare ma che il piagnisteo rispetto a questa evidenza non basta più. Il governo doveva assumersi una responsabilità e ora dovrebbe farsi dare la leadership dall’Unione Europea sul tema dell’immigrazione. Meloni è andata al sodo con un discorso fermo ed efficace: se vogliamo governare il fenomeno servono accordi per redistribuire che coinvolgano tutti, ma soprattutto servono risorse e sostegno politico europeo che l’Italia possa impiegare per operazioni di guardia costiera, per i rimpatri e per sviluppare una politica forte in Africa.
Tutti in Europa sanno che il muro del Brennero o di Ventimiglia sono allo stesso modo soluzioni effimere, prima o poi i migranti passeranno e dunque meglio trovare una soluzione comune. Il governo deve adesso far seguire i fatti e dare una dimostrazione di forza, mobilitare tutte le forze dello Stato civili e militari tanto nei soccorsi quanto nel controllo della frontiera e chiedere subito a Bruxelles un fondo e un’agenzia da dirigere per rallentare e regolarizzare i flussi nel mediterraneo. L’arrivo di Von der Leyen a Lampedusa è il segnale che questo tentativo è forse possibile.
La ripresa massiccia dell’immigrazione è un banco di prova per la leadership del governo. L’unica possibilità per l’esecutivo è intestarsi una strategia per la risoluzione del problema, altrimenti resterà soltanto il fallimento della retorica elettorale. Meloni lo ha compreso e lo ha fatto prima che la situazione giungesse ad un punto di non ritorno. È un rischio? Senza dubbio, ma l’inazione è comunque perdente sin da subito e veicola arrendevolezza e impotenza. Rilanciare dentro e fuori l’Italia: non per fermare, ma per governare a favore della dignità e della sicurezza di chi vuol lasciare il proprio paese e della pace sociale degli europei.