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(V. Pinto, Getty Images)
Politica

L'India chiude la vicenda dei due Marò cui va restituito l'onore

Nove anni tra prigione, esilio, malattie, tra gli errori dei vari governi piegati alla potenza indiana. Finisce la vicenda giudiziaria, non quella umana di Girone e Latorre

Meglio tardi che mai. Però la decisione della Corte suprema indiana di chiudere per sempre il caso dei due marò, in cambio di un lauto "risarcimento" di 1 milione di euro, lascia l'amaro in bocca. Soprattuto ai due protagonisti della vicenda, Salvatore Girone e Massimiliano Latorre che si sono sempre dichiarati innocenti e vivono da nove anni l'odissea indiana. Il 15 febbraio 2012, in servizio anti pirateria a bordo del mercantile Enrica Lexie, sono stati subito bollati dagli indiani come colpevoli della morte in mare di due pescatori in una vicenda mai chiarita fino in fondo.

I marò hanno subito l'oltraggio della galera in India e poi il lungo confinamento nell'ambasciata italiana a New Delhi. Latorre ha subito un ictus e nove anni dopo devono ancora subire un processo in patria per i fatti dell'Oceano indiano. Tutti i governi, a cominciare dal famigerato Monti, hanno compiuto errori madornali dimostrando di piegarsi al gigante indiano. La svolta è avvenuta con la tardiva decisione italiana di affidare il caso alla Corte de L'Aja per un arbitrato internazionale.

I due marò hanno potuto tornare definitivamente a casa condannati a un lungo silenzio e dimenticanza nelle more di un procedimento lungo e bizantino. L'arbitrato ha riconosciuto "l'immunità funzionale" dei fucilieri di Marina, che avrebbero dovuto venire processati fin dall'inizio in Italia e basta.

La decisone della Corte suprema lascia l'amaro in bocca soprattutto per il milione di euro riconosciuto ai familairi delle due vittime indiane. A parte che il ministero delle Difesa di allora, l' ammiraglio Gianpaolo Di Paola, aveva fatto versare subito 146mila euro alle famiglie come "compensazione". L'ulteriore risarcimento, imposto dall'arbitrato, suona come un'ammissione di colpevolezza da parte dello Stato che lo paga dopo aver mandato i due marò in mezzo al mare. Se poi saltasse fuori che sono veramente innocenti vuol dire che abbiamo versato un riscatto?

A breve i marò verranno sentiti dalla procura di Roma, che attendeva la soluzione indiana per chiudere l'inchiesta aperta nel 2012. E poi dovrebbe tenersi il processo, che finalmente permetterà a Girone e Latorre di battersi per dimostrare la propria innocenza a casa propria senza vincoli politici, diplomatici e di opportunità. Se non si preferirà archiviare per sempre questa brutta storia con qualche cavillo che eviti una sentenza. Per il momento i marò hanno l'assurda consegna del silenzio, che rispettano da nove anni. Prima o dopo, però, la parola passerà ai protagonisti dell'odissea per ristabilire l'onore perduto davanti a tante umiliazioni subite dagli indiani, ma anche in patria.

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Fausto Biloslavo