Draghi salvini
(Ansa)
Politica

Il senso della Lega al Governo

Salvini ed i suoi sono stati fondamentali ieri per permettere a Draghi di non cedere alle pressioni del M5S sulla riforma della giustizia

Passata la notte dopo la lunga, estenuante, difficile giornata del governo e soprattutto del Movimento 5 Stelle le cronache e le voci dei palazzi della politica riescono forse a darci una risposta (magari solo parziale) ad una domanda che da diversi mesi molti si stavano facendo: cosa ci fa la Lega al governo?

Una scelta quella di affiancarsi a Mario Draghi che di sicuro è costata a Salvini 7-8 punti percentuali nei sondaggi (voti finiti tutti a Fratelli d'Italia che ringrazia…) ma l'ex ministro dell'Interno ha da sempre tenuto la barra dritta: «per cambiare le cose è meglio essere dentro l'esecutivo piuttosto che fuori».

Frase per settimane e settimane rimasta così, sospesa. Non ieri.

Ieri, tra una riunione, una sospensione, un rinvio. Ieri, davanti alle continue forzature e giochi al rialzo dei grillini che sulla Giustizia si giocavano la faccia, la Lega è stata il punto di appoggio che ha permesso anche a Draghi di restare fermo sulla sua posizione. Certo, una concessione sui reati di mafia è stata fatta al M5S, ma nel complesso lo stesso Conte ha dovuto ammettere che «questa riforma non è la nostra ma abbiamo dato il nostro contributo».

Ecco, quando l'avvocato del popolo dice che la riforma è molto lontana dalle idee grilline conferma e dà forza all'idea di Salvini: cambiare le cose da dentro il governo e non da fuori. Senza la Lega oggi quale giustizia ci troveremmo davanti?

I retroscena dicono che Giorgetti abbia avuto un ruolo decisivo, mediatore e allo stesso tempo inamovibile; ma forse la vera svolta era avvenuta 24 ore prima, nel faccia a faccia Salvino-Draghi dove, si, si è parlato di Green Pass ma anche dove, in pochi secondi, il leader della Lega ha ribadito il suo si alle ultime modifiche del ministro Cartabia e promesso fedeltà sulla giustizia.

A quel punto Draghi ha gestito Conte per un'intera giornata partendo da una posizione di forza, con il Pd ancora una volta fuori dai giochi, clamorosamente impotente ma di sicuro senza alcuna possibilità di seguire il suo alleato contro l'esecutivo, figurarsi votare contro…

E' una fase critica per la nostra politica, forse la più difficile tra debolezze generali ed una pandemia che è già nei libri di storia. Muoversi, scegliere è cosa molto complessa. Salvini ai suoi da mesi ripete la stessa cosa: «Non mi interessano i sondaggi di oggi. Quando si tornerà al voto la scelta di stare al governo pagherà…»

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Andrea Soglio