I mille problemi irrisolti sulla riapertura delle scuole
(Ansa)
Politica

I mille problemi irrisolti sulla riapertura delle scuole

La riunione tra il Cts ed i rappresentanti del mondo dell'istruzione non ha sciolto tutti i dubbi sul ritorno in classe il 14 settembre. Le perplessità dei presidi su banchi e distanziamento

La Scuola riparte come previsto il 14 settembre, tra mille dubbi. E' questo in sintesi l'esito della riunione tra i membri del Comitato tecnico Scientifico, il Ministero dell'Istruzione, il Commissario Straordinario Arcuri, i rappresentanti sindacali della Scuola ed i Presidi. Una riapertura sulle cui modalità però c'è ancora molto caos.

Se da una parte infatti sembra svanire la paura dei presidi legata alla possibile responsabilità penale dei contagi ("Le preoccupazioni dei dirigenti scolastici per eventuali responsabilità non hanno motivo di esistere in base a quanto previsto dalla Legge 40 del 5 giugno 2020", hanno spiegato i membri del Cts) a preoccupare sono la questione dei banchi e la gestione degli spazi.

Arcuri ha cercato di tranquillizzare i presenti: "Sono stati ricercati 3 milioni di banchi monoposto, in particolare 2,2 milioni per le scuole secondarie e fino a 800mila per le scuole primarie. La suddivisione tra banchi tradizionali e tra banchi con le sedute innovative deriva dai responsabili dell'istruzione distribuito sul territorio. Saranno distribuite 11 milioni di mascherine gratuite al giorno alle scuole. A disposizione di studenti e personale. E saranno distribuiti anche 170mila litri di gel igienizzante la settimana, in modo da rispondere ai requisiti di base: protezione individuale, igienizzazione mani e screening"
Inoltre 2 milioni i test sierologici su base volontaria sono stati consegnati alle Regioni per gli insegnati e per il personale docente delle scuole che partita partirà dal 24 agosto.

Ma questo non è bastato. È evidente che si partirà ad handicap, con alcune scuole dotate dei nuovi banchi ed altre che dovranno aspettare mesi. E non è nemmeno chiaro quali siano i criteri di scelta della distribuzione di questi banchi. Insomma, chi sarà privilegiato e chi invece più penalizzato.

Ma la vera novità è la reintroduzione della mascherina obbligatoria, conseguente alla scomparsa del concetto di "metro di distanza" tra gli studenti.

In pratica, il Ministero pretendeva come criterio generale questo tipo di distanziamento invitando i presidi a cercare nuovi spazi (in alcune città anche fuori dalla struttura stessa della scuola) per poter rispettare il distanziamento. Oggi, vista la difficoltà di recepire e mettere a norma gli istituti che sarebbero rimasti chiusi ecco il passo indietro. Via quindi con le mascherine sopra i 6 anni di età, e che potranno essere tolte durante le interrogazioni e per l'attività fisica o per problemi neuropsicologici.

"Era impensabile - dice Mario Rusconi che rappresenta i presidi del Lazio - che oltre 2 milioni di banchi fossero consegnati per tempo. Ci tengo a precisare che le scuole hanno fatto le richieste minime necessarie, per poter ripartire. Quando il Cts ha ritenuto necessario il metro di distanza abbiamo fatto presente che le aule non erano strutturate, così ogni preside ha richiesto degli spazi esterni o delle tensostrutture che hanno messo in difficoltà gli enti, ma a che ora non è più necessario rispettare. Il 56 per cento delle scuole d'Italia sono edifici datati e non adeguati. Se prima era possibile ammassare 27/28 studenti in una classe con il signor covid non si può più fare. In molte mense non sarà possibile mantenere la distanziamento così si prevede il lunch box e si mangerà in classe. Questa soluzione richiede però più personale per la sanificazione, ma della distribuzione di insegnanti e bidelli i famosi 50mila, ancora non si sa nulla.
Altro problema sono i banchi biposto accatastati nelle scuole per far posto ai nuovi, che non è chiaro come saranno impiegati. Il coronavirus lo considero un grande pettine che sta trattenendo i nodi degli ultimi 30 anni, di questo paese come la questione meridionale. Tra il denaro investito per le scuole al nord e quello investito al sud c'è un abisso e questo potrebbe essere ancora più accentuato con il rientro a settembre. C'è chi investe nello scuole e chi pensa purtroppo che sia uno spreco. "

Ma quali le sono le difficoltà che hanno incontrato i dirigenti scolastici? A raccontarcelo Il Preside dell'Istituto Tosi di Codogno, una delle prime scuole che ha vissuto in prima persona il covid:
"Noi da un certo punto di vista forse nello sfortuna, oggi siamo una realtà fortunata. Avendo degli spazi ampi non abbiamo avuto difficoltà nell'organizzazione, siamo pronti, nonostante poi le misure obbligatorie per il distanziamento non siano più un problema. Vogliamo ripartire tutti in presenza, con gli stessi orari e le stesse giornate. Tra gli aspetti negativi ancora non ci hanno risposto sui trasporti. Nel nostro istituto ci sono studenti che hanno diverse provenienze vengono da Lodi, da Cremona sarà possibile mantenere lo stesso distanziamento sui mezzi di trasporto? Il nostro è un convitto ed abbiamo riorganizzato le stanze e la refezione scolastica. Inoltre abbiamo mandato alle famiglie una bozza per la corresponsabilità educativa sul controllo del contagio. Tutte le mattine dovrà essere misurata la temperatura a 800 studenti da 4 ingressi differenti, per questo anche la famiglia deve controllare che i figli non escano da casa con la febbre. C'è molta voglia da parte degli studenti di ripartire. Dal 21 febbraio siamo stati chiusi coinvolti in prima persona. Sono passati diversi mesi e sta diventando pesante. Per quanto riguarda la gestione del rientro a scuola da parte del ministero, avrei preferito da subito linee guida univoche e chiare. La realtà convittuale non è stata considerata così come la refezione scolastica che ha ancora punti che vanno chiariti. C'è una latenza, non ci sono informazioni precise. Un giorno si deve garantire il distanziamento, l'altro basta la mascherina, lacune e ombre su banchi e trasporti. Stiamo ancora aspettando risposte per una parete di cartongesso per creare un'area per i disabili non si sa se e come verrà fatta. Noi abbiamo 49 disabili e tutto questo non aiuta."

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Linda Di Benedetto