I comunisti lo fanno meglio (oppure no?). Esce il saggio sul centenario del Pci
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I comunisti lo fanno meglio (oppure no?). Esce il saggio sul centenario del Pci

Analisi del grande partito della sinistra che oggi compie 100 anni

A un certo Berlinguer mi disse: «Caro Occhetto, cosa ne diresti se cambiassimo nome? Perché Lenin lo ha cambiato per molto meno di quel che sta accadendo oggi». Ricordo che allora Lenin era il dirigente dell'Internazionale Comunista. Io proprio non me l'aspettavo, e rimasi in silenzio. Lui proseguì: «Noi rispetto al partito di Breznev siamo ancora più distanti di quanto Lenin lo fosse da Kautsky. Che ne diresti se cambiassimo nome?», proseguì Berlinguer. Io, che già all'epoca ero un innovatore, naturalmente rimasi favorevolmente colpito, ma continuavo a non capacitarmi di quelle parole. Gli dissi: «Certo, è interessante». E lui: «E che nome gli daresti?». Io, preso alla sprovvista, risposi: «Partito Comunista Democratico». E lui mi disse: «Eh no. È troppo ed è troppo poco. È troppo, perché sembra che noi oggi non siamo democratici. È poco, perché ci vuole un'identificazione ben più ampia».

E lì fini la conversazione, ma entrambi sapevamo che a quella domanda che gli girava in testa primao poi avremmo dovuto dare una risposta. Durante la lotta durissima per quella che è passata alla storia come «la svolta della Bolognina» non ho mai usato questo ricordo, perché sarebbe stato assurdo. Oggi, però, lo posso fare.

Inizia così la testimonianza di Achille Occhetto nel volume I Comunisti lo fanno meglio(oppure no?) del giornalista di Panorama Luciano Tirinnanzi, che celebra i cento anni del Partito Comunista italiano, la cui ricorrenza cade oggi 21 gennaio 2021.

Un testo che raccoglie - senza alcun intento incensatore - le confidenze e i ricordi personali dei protagonisti di un'irripetibile stagione politica, affidando critiche e riflessioni sul fenomeno politico del Novecento a politici, intellettuali e giornalisti di primissimo piano. Oltre al segretario Pci e autore della «svolta della Bolognina» Achille Occhetto, nel volume figurano: il compianto Emanuele Macaluso (appena scomparso, in questo libro la sua ultima testimonianza scritta), l'ex presidente Massimo D'Alema; e ancora Fausto Bertinotti, Luciano Violante, Livia Turco, Gianni Cuperlo, Pierluigi Bersani, Pietro Folena, fino al segretario del «Nuovo Pci» nato nel 2009, Marco Rizzo. Ma non ci sono soltanto ex comunisti.

L'autore non ha infatti inteso costruire un elogio unidirezionale sull'importanza e l'impatto del comunismo italiano in Italia. Piuttosto, ha puntato a una riflessione distaccata sul ruolo e l'influenza che il Pci ha avuto – nel bene e nel male – sulla nostra società: nella politica come nella cultura, nelle relazioni internazionali come nei diritti, nella comunicazione come nel pensiero.

Dunque, non mancano le molte voci contro: su tutte, quella della leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni, dei democristiani Paolo Cirino Pomicino e Carlo Giovanardi, del socialista Fabrizio Cicchitto e dell'ex Pci passato a Forza Italia Sandro Bondi, che rispondono a loro modo alla domanda da cui il titolo del libro. Oltre a loro, commentano la saga del comunismo italiano anche grandi intellettuali ed esponenti illustri della cultura e del giornalismo nostrano: da Bruno Vespa a Giampiero Mughini, da Lucia Annunziata a Vittorio Sgarbi, da Marcello Veneziani a Pietrangelo Buttafuoco. Oltre al generale dei Carabinieri Mario Mori, che fa luce sul rapporto tra Botteghe Oscure e le forze dell'ordine italiane.

Tutti riuniti in un unico libro, non solo per celebrare i cent'anni dalla fondazione del Pci ma soprattutto per rispondere alla domanda se davvero «i comunisti lo fanno meglio… oppure no?», dove quel meglio cui si allude è l'ars politica, ovvero la straordinaria capacità del comunismo di casa nostra di aver saputo incidere così nel profondo dell'animo italiano.

Nella congerie di volumi celebrativi del Pci riversati in libreria da autori ed editori italiani, la scelta di Paesi Edizioni che ha editato questo volume appare originale e scevra da etichette che intendono blandire il pubblico dei lettori. Si tratta piuttosto di una lettura interessante perché ricca di aneddoti e curiosità, in cui le molte opinioni diverse concorrono a rendere un'idea chiara di cosa ha significato il Pci nella storia d'Italia.

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Redazione