Beppe Grillo Movimento 5Stelle
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Politica

La nemesi di Beppe Grillo (e del suo Movimento)

Ormai ciò che sta accadendo tra i 5Stelle è paradossale. Ci troviamo di fronte a una mandria impazzita che sta facendosi beffe delle istituzioni, e che rischia di seppellire la buona genesi del governo nonché il futuro prossimo del nostro Paese.

Siamo oltre lo stupore, oltre la costernazione, oltre l'imbarazzo, oltre la tristezza. Siamo passati dal «no a Draghi» al sì convinto, all'«aspettiamo che parli», al «decide Rousseau» fino all'ultima miserevole novità: «Fermi tutti: Rousseau si è dato malato».

l messaggio dell'incantevole Crimi ai militanti fa quasi tenerezza: «Il voto su Rousseau è temporaneamente sospeso». Perché? Fino a quando? Non è dato sapere. La democrazia online può attendere: ci facciamo vivi noi.

Nell'otto settembre dei Cinque Stelle, è suonato il si salvi chi può: siamo passati dall'uno vale uno, al nessuno vale nulla. Si assiste a un clima da fine impero: tradimenti, coltelli volanti, meschinerie, cambi di casacca fulminei, fallimenti umani e professionali. E' la nemesi di un capopartito, Grillo, precipitato senza rete al fondo della sua parabola: il trascinatore di popoli, quello che scassinava le scatolette di tonno, è finito zerbinato al cospetto di Mario Draghi, che ieri era un bankster, oggi "è uno di noi".

L'otto settembre passa per la pochezza di un ex premier, Giuseppe Conte, che stenta ad ottenere una candidatura in parlamento persino dai suoi ex amici prontamente dileguatisi. E' la sparizione improvvisa di Luigi Di Maio, che sul più bello si è dato alla macchia, in attesa che passi la buriana. E' il caos di una base partitica che, come ai tempi del terrore giacobino, non sarà soddisfatta finché non vedrà rotolare le teste dell'aristocrazia grillina, rea d'aver tradito gli antichi valori.

Sullo sfondo, si vive alla giornata: anzi, si vive al minuto. Il voto su Rousseau al momento è ancora appeso al nulla. Grillo vagheggia di un Superministero per la transizione ecologica, nel tentativo disperato di placare la furia dei dissidenti. Le truppe parlamentari si lacerano tra chi preferisce suicidarsi piuttosto che governare con Salvini e Berlusconi, e chi invece si inchioda alla cadrega da senatore, pronto ad ingoiare qualsiasi rospo.

Dalle stelle alle stalle dunque, il movimento si squaglia insieme alla sua dignità, non avendo mai avuto il coraggio di maturare. Prima o poi doveva succedere. Per fare politica non basta gridare "onesta!". Occorre anche competenza e senso di responsabilità. Valori che il personale politico pentastellato, stretto tra il videogame di Rousseau, le gaffes di Di Maio, l'eminenza grigia di Casaleggio, non ha mai saputo coltivare.

Il problema è che il Movimento Cinque Stelle sta esplodendo nel momento peggiore. Un vascello senza timone che rischia di speronare l'unità istituzionale che si va formando. E il prezzo dell'incompetenza rischia di pagarlo tutto Paese. Cosa risorgerà dalle ceneri del movimento disintegrato? C'è da avere paura solo a pensarci. Un motivo in più per augurarsi che la cura Draghi abbia successo. Un'altra tragedia politica come questa, davvero non ce la possiamo permettere.

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Federico Novella