Pechino costruisce il primo parco dei divertimenti tibetano
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Pechino costruisce il primo parco dei divertimenti tibetano

Dedicato alla "cultura tibetana", il parco voluto da Pechino servirà a stimolare il turismo, creare nuovi posti di lavoro e "educare" i visitatori

Ormai pare proprio che il destino del Tibet sia quello di diventare un luogo di villeggiatura e non di spiritualità. La Cina ha infatti annunciato un piano per costruire un parco tematico a Lhasa dedicato alla "cultura tibetana". Con un investimento equivalente a oltre quattro miliardi di euro.

Le autorità considerano lo sviluppo del turismo cruciale per il futuro economico del Tibet, e hanno fissato l'obiettivo di attrarre 15 milioni di turisti all'anno entro il 2015, generando un giro d'affari che potrebbe superare i 18 miliardi di yuan, in una regione con una popolazione di soli tre milioni di persone.

Del resto, il turismo è già una risorsa chiave per il Tibet. Secondo fonti ufficiali cinesi, rispetto ai dati dell'anno precedente, il numero di visitatori è aumentato del 25,7% nei primi cinque mesi del 2012. Come se non bastasse, quest'anno sono attesi in Tibet ben dieci milioni di turisti - un milione più dell'anno scorso - con ricavi in crescita fino a 12 miliardi di yuan.

Ma Xinming, vice sindaco di Lhasa, ha riferito alla stampa che il parco dovrebbe estendersi per circa 800 ettari in un sito a poca distanza dal centro della città. Il progetto includerebbe la costruzione di grandi aree commerciali e di strutture abitative per i dipendenti.

L'intento, evidentemente, è di produrre consenso attraverso la diffusione del benessere economico, oltre che di rafforzare la penetrazione etnica degli Han, il gruppo che compone la maggior parte della popolazione cinese, nei confronti degli autoctoni tibetani. L'emigrazione interna verso il Tibet, già massiccia da qualche anno, non potrebbe che essere favorita dall'aprirsi di significative opportunità di lavoro derivanti da un boom del turismo. Del resto, alcuni gruppi di attivisti tibetani hanno espresso la preoccupazione che l'aumento del turismo eroda ulteriormente gli spazi per la cultura tradizionale autentica e che i relativi introiti vadano a beneficiare prevalentemente gli Han.

L'operazione parrebbe avere anche intenti propagandistici. Il parco a tema, infatti, avrebbe uno spazio centrale dedicato alla principessa Wencheng, vissuta nel settimo secolo e nipote di un imperatore della dinastia Tang. La principessa venne data in sposa a un re della dinastia tibetana di Yarlung. La vicenda viene considerata dalle autorità cinesi come una parabola di armonia etnica, oltre che come una prova dello storico legame tra il Celeste Impero e il Tibet, e sarebbe il soggetto di rappresentazioni scenografiche quotidiane. All'interno del parco, poi, sarebbero presenti anche alcune strutture "educative".

Vero è che il progettato parco dei divertimenti cozza contro una quotidianità sempre più tesa. Il mese scorso, l'accesso di stranieri in Tibet è stato vietato a tempo indeterminato per via dello stato di allarme, e poco prima dell'annuncio del nuovo investimento turistico due tibetani si sono dati fuoco a Lhasa, ultimi di una lunga serie di auto-immolazioni avvenute non solo in Tibet ma in tutta la Cina occidentale per protestare contro le politiche delle autorità di Pechino.

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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