Chi è Paolo Becchi, il paraguru del Movimento 5 stelle
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Chi è Paolo Becchi, il paraguru del Movimento 5 stelle

Barba messianica ed eloquio mistico: ecco chi è il professore presentato come l'ideologo di Grillo

Nella mia stanza a Panorama ho l’abitudine di tenere sempre accesa la televisione, ma a causa di telefonate e riunioni succede spesso che il volume venga azzerato. Mi è così capitato di vedere e non sentire un signore con una folta barba bianca, a metà tra Karl Marx e Lev Tolstoj, che si dimenava durante un dibattito. Si chiamava Paolo Becchi, veniva presentato come professore universitario e ideologo del movimento di Beppe Grillo. Ho approfondito perché in questa fase è giusto conoscere meglio e più da vicino i rappresentanti del Movimento 5 stelle. Il professor Becchi, dunque.

Insegna filosofia del diritto all’Università di Genova, è titolare di corsi di bioetica e filosofia pratica, vanta un gran numero di pubblicazioni ed è titolare di un blog assai seguito. Un luminare, si direbbe. A suggellare la sua statura accademica e politica la pubblicazione sul Corriere della sera del 6 marzo di un lungo e dotto articolo sulla possibile «prorogatio» del governo Monti. In breve la tesi del prof è che Giorgio Napolitano dovrebbe «inscenare» mandati esplorativi all’infinito mentre, con l’attuale governo in regime di prorogatio, il Parlamento vara le leggi che piacciono ai grillini. Una roba demenziale, buona per l’avanspettacolo e figlia dell’attuale momento in cui al mattino Grillo apre a ipotesi di governo, a mezzogiorno socchiude, all’ora del tè chiude, a sera torna a mandare il mondo a quel paese.

Per capire meglio le tesi del professore è istruttivo fare un giro nella bibbia dei 5 stelle, ovvero su internet. Scoprirete che il professor Becchi è autore di un libro (Nuovi scritti corsari) il cui sottotitolo è: «Meglio una fine spaventosa che uno spavento senza fine». Queste perle di saggezza che fanno a gara con le massime del filosofo Riccardo Pazzaglia (indimenticabili le sue lezioni a Quelli della notte) le potrete anche sentire direttamente dalla sua voce al termine dell’«Antimessaggio di fine anno a Rete unificata» pronunciato dal nostro alla fine del 2012 e disponibile, ça va sans dire, su internet. Dura 15 minuti, fulminanti i primi 90 secondi in cui Becchi sbertuccia Napolitano con stola da massone e gli ultimi 10 in cui lancia la «nuova resistenza» (legata all’arrivo dei grillini in Parlamento) dal momento che «siamo in guerra» con annessa citazione di cui sopra.

Il tema bellico, c’è da dire, ricorre assai spesso nel suo intercalare. E così, dopo una manifestazione della Cgil a novembre 2012, dichiara alla radio: «Rispetto al marciume ci vorrebbe una grande, grandissima pulizia, una totale tabula rasa», e giù una sequela di verbi tipo sparire, dileguare, annientare, distruggere. La via d’uscita? «L’unico modo per uscire è la rivoluzione, anche con le armi. Perché, si sa, le rivoluzioni non sono pranzi di gala (questa è di Mao, non di Pazzaglia, ndr)». E se dovesse incepparsi il fucile ecco l’arma di riserva: «Sputerei in faccia a Monti se l’avessi di fronte, anche a costo di andare in galera. Lui e ancora di più Prodi, due cessi che hanno distrutto il Paese».

Fin qui una rapida esegesi del professor Becchi, il nuovo che avanza sul fronte dell’architettura costituzionale del Paese.

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Giorgio Mulè