Paola Pelino: "Alfano, i figli non tradiscono i padri"
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Paola Pelino: "Alfano, i figli non tradiscono i padri"

La senatrice, molto vicina all'ex premier e a Gianni Letta, manda un avvertimento al vicepremier in vista del Consiglio nazionale del 16 novembre

 

Non sono confetti quelli che la senatrice Paola Pelino invia ad Angelino Alfano con questa intervista esclusiva a Panorama.it. La bella ed elegante signora bionda, che siede a Palazzo Madama vicino a Silvio Berlusconi, è persona riservata, discreta, sulla stessa lunghezza d’onda del suo importante conterraneo abruzzese Gianni Letta. Ma «Paola» è anche una importante imprenditrice: la sua famiglia produce dal 1783, da prima della Rivoluzione francese, i famosi confetti di Sulmona. Delizie che hanno impreziosito i banchetti di nozze di re e principesse di tutto il mondo.  Non esclusa Lady Diana.  Pelino, insomma, è una figura simbolo di quel mondo produttivo che è stata e sarà la base di Forza Italia. Nella «guerra» del Pdl è schierata a spada tratta con «il Presidente». È un pezzo da novanta dei lealisti di Raffaele Fitto. E ha le idee chiare: «Se divorzio sarà, non sarà certo perché lo ha voluto il Presidente Berlusconi, che sta facendo di tutto per tenere unito il partito, ma i governativi con a capo Angelino Alfano».

Senatrice Pelino, si avvicina la data fatidica del consiglio nazionale del 16 novembre. Siamo alla resa dei conti: sarà divorzio tra Berlusconi e Alfano?
«Io mi auguro che in queste ore Alfano possa tornare indietro dai suoi passi, visto che sicuramente il nostro leader Silvio Berlusconi, oggi alla vigilia di questo consiglio nazionale, ha dettato le intenzioni di compattare possibilmente nel nostro partito tutte le anime. Ma in questo momento per un atteggiamento che io non riesco ancora a comprendere c’è discontinuità nel pensiero dei governativi».

In che senso?
«Loro non fanno discorsi abbastanza equilibrati. Da una parte dicono che il loro leader è Berlusconi ma dall’altra affermano che anche se decade Berlusconi il governo deve andare avanti. Io mi chiedo: ma quando si è rappresentati da un leader, condividendo o non condividendo alcune linee, bisogna seguire le indicazioni del capo. Allora, la domanda è questa: lo vedono ancora come un leader oppure è un modo per usare ancora una volta il nome di Berlusconi e semmai andare avanti per altre strade?»

Quindi, se divorzio sarà, è perché lo vorrà Alfano e non il Cavaliere?
«È così. Perché per Berlusconi siamo tutti suoi figli».

Alfano altro che figlio…
«Così come un padre non tradisce mai i suoi figli è possibile che qualche figlio invece tradisca il padre».

 Alfano,  a dire il vero rispetto, per Berlusconi sembrava averlo portato fin troppo, salvo poi ribellarsi quando «il genitore» è finito nei guai…
«Esatto. Non voglio usare parole che suonano come opportunismo, ma alla fine io devo pensare che questi governativi hanno le idee poco chiare».

Pensa che Berlusconi, alla luce di come sono andate le cose, abbia fatto un errore a investirlo come delfino? Magari si era fatto di lui un’idea diversa?
«No, no. Il Presidente Berlusconi tra i tanti pregi ha quello di dare fiducia a tutti. E quindi quando ci presentò Alfano come segretario nazionale del Pdl, credeva veramente in quello che stava facendo. Poi, andando avanti, alla vigilia delle elezioni politiche, evidentemente si è reso conto che Alfano non rispondeva a tutte le sue aspettative».

Erano i giorni del convegno di Italia popolare e della richiesta delle primarie?
«Sì.  Berlusconi diceva: non siamo il partito delle primarie e Alfano invece  insisteva per le primarie. Poi, fortunatamente Berlusconi si è rimesso in campo nella maniera più forte ed incisiva e noi abbiamo praticamente vinto le elezioni politiche, quanto meno abbiamo impedito a Pier Luigi Bersani di andare a Palazzo Chigi. E proprio per questo c’è un governo di larghe intese».

Se Berlusconi stacca la spina al governo e Enrico Letta andrà avanti reggendosi sulla stampella di Alfano e dei governativi, che strategia avete in mente?
«Credo che Berlusconi in questo momento innanzitutto pensi a costituire il nostro nuovo partito (Forza Italia) che dovrebbe inglobare anche persone giovani, del mondo dell’imprenditoria, ricalcando un po’ la scena  del ’94, quando tantissime persone estranee al mondo della politica entrarono in Forza Italia, dando un valore aggiunto al quel  progetto politico. Al consiglio nazionale sono più che convinta della vittoria dei numeri di chi già ha firmato al documento di Berlusconi».

E i governativi  a quel punto sconfitti che faranno?
«Si vedrà se vogliono restare al governo. Noi, la parte più consistente potremmo sfilarci e andare al all’opposizione.  Questa è una delle tante ipotesi che il Presidente ha messo in campo. Ma se loro non lasceranno l’esecutivo, essendo lì come ministri del Pdl, come faranno a restare nel nostro partito? Come faranno a restare alleati del Pd che vuole la decadenza di Berlusconi?. Perché anche se loro voteranno contro,  la decadenza risulterà agli atti del governo di larghe intese».

Che ruolo avrà in Forza Italia il capo dei lealisti Raffaele Fitto?
«Raffaele è una figura che sta emergendo. Sta facendo un lavoro di grande equilibrio, ha moltissima voglia di fare, è una persona vicinissima al Presidente, come lo siamo tutti noi, leali e fedeli. Non mi sembra di vedere da parte di Fitto uno sprint in avanti per arrivare a qualche ruolo: lui semplicemente vuole difendere e salvaguardare il nostro leader».

Lei è imprenditrice di una delle aziende simbolo dell’Italia nel mondo, con i famosi confetti di Sulmona. Quando nasce la leggenda Pelino?
«Nel 1783, prima della Rivoluzione francese.  I nostri confetti sono arrivati ai matrimoni un po’ di tutti: da quello di Carlo e Diana a quello di William e Kate, e prima ancora di Paola Ruffo di Calabria con Alberto, ma anche al matrimonio di Maradona, di Caroline di Monaco  e  Stefano Casiraghi…».

Al matrimonio di Alfano?
«Certamente. Li ho anche mandati alla comunione di suo figlio».

Glieli manderebbe ancora?
«Assolutamente sì».

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Paola Sacchi

Sono giornalista politico parlamentare di Panorama. Ho lavorato fino al 2000 al quotidiano «L'Unità», con la mansione di inviato speciale di politica parlamentare. Ho intervistato per le due testate i principali leader politici del centrodestra e del centrosinistra. Sono autrice dell'unica intervista finora concessa da Silvio Berlusconi a «l'Unità» e per «Panorama» di una delle prime esclusive a Umberto Bossi dopo la malattia. Tra gli statisti esteri: interviste all'ex presidente della Repubblica del Portogallo: Mario Soares e all'afghano Hamid Karzai. Panorama.it ha pubblicato un mio lungo colloquio dal titolo «Hammamet, l'ultima intervista a Craxi», sul tema della mancata unità tra Psi e Pci.

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