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Padre Pio, perché papa Francesco l'ha voluto a San Pietro

La storia di un legame profondo tra il pontefice e il santo nell'eccezionale testimonianza di un confratello del frate

L’esposizione delle spoglie di padre Pio e di padre Leopoldo Mandic in san Pietro verrà annoverata come uno degli eventi più significativi del Giubileo, anche per il numero dei fedeli e pellegrini che sono accorsi. La città di Roma ha tributato un’accoglienza straordinaria al santo di Pietrelcina. qual è il misterioso legame che unisce il santo di Pietrelcina a Bergoglio? Come è nata la devozione di papa Francesco per Francesco Forgione? Non è semplice rispondere a questi interrogativi perché, curiosamente, il pontefice nei suoi discorsi e nelle sue omelie non ha mai fatto riferimento al santo del Gargano. Un indizio utile ci viene offerto dalla frase che il pontefice ha pronunciato nell’aprile 2014 benedicendo una statua lignea di padre Pio che gli portarono i frati di san Giovanni Rotondo: «Padre Pio, adesso siamo più vicini, io benedico te, ma tu proteggi me…». Tuttavia, nelle numerose biografie uscite in questi anni su Bergoglio non c’è alcun riferimento a un particolare rapporto con padre Pio. Una circostanza che tinge ancora più di giallo la decisione del papa di esporre in San Pietro le spoglie del santo durante il Giubileo. Per cercare di rispondere a tali domande è nata l’idea di scrivere “Il segno di padre Pio” (ediz. Piemme, 164 pp. 12,90 euro, in vendita anche in edicola in allegato a Tv Sorrisi e Canzoni e Il Mio Papa).


Una testimonianza eccezionale
Per ricostruire il misterioso rapporto spirituale tra Francesco e padre Pio ci aiuta un testimone d’eccezione: padre Marciano Morra che per venticinque anni è stato segretario generale dei gruppi di preghiera di padre Pio. Questo cappuccino ci ha aperto le porte della sua cella, a San Giovanni Rotondo, per svelarci un profilo del tutto inedito della storia umana e spirituale di papa Francesco. Lasciamo che sia lui a raccontarlo in prima persona: «Quando si trovava in Argentina, come arcivescovo di Buenos Aires, Bergoglio aveva ricevuto notizie su padre Pio solo frammentarie e di riflesso. Ciò che invece risvegliò la sua attenzione e destò la sua curiosità furono due fatti molto importanti, accaduti nel 2002, quando Bergoglio era già cardinale: la cerimonia di canonizzazione di san Pio, il 16 giugno di quell’anno, e la scoperta, in tale occasione, della diffusione si può dire quasi capillare dei gruppi di preghiera di padre Pio nella capitale argentina».

Bergoglio indaga su padre Pio
L'arcivescovo di Buenos Aires, colpito dalle immagini della cerimonia di canonizzazione di padre Pio e dalla devozione dei gruppi di preghiera nella sua città, decise di inviare a Roma due persone di fiducia per saperne di più. Il suo portavoce, padre Guillermo Marcó, e una sua amica, Ana Cristina Cernusco, segretaria personale dell’ex presidente argentino Fernando de la Rúa. «Padre Marcó e la signora Cernusco,» racconta padre Morra «giunti in Italia, incontrarono monsignor Riccardo Ruotolo, presidente della Casa Sollievo della sofferenza e dei gruppi di preghiera di padre Pio. Ero presente anch’io a quel colloquio. I due “inviati” di Bergoglio fecero molte domande, soprattutto sui gruppi di preghiera: quanti erano, come erano organizzati, chi li seguiva. Al termine dell’incontro ci proposero di recarci in Argentina per avere un colloquio personale con il cardinale Bergoglio».

I frati in trasferta a Buenos Aires
Padre Morra ha un ricordo molto vivo di quella singolare “trasferta” fino a Buenos Aires. «Ci recammo in Argentina in due, io e monsignor Giuseppe Ruotolo, fratello di Riccardo. Quando arrivammo all’arcivescovado eravamo un po’ tesi. Non sapevamo che cosa ci avrebbe chiesto il cardinale. Ci fecero accomodare in una piccola stanzetta, cinque metri per cinque. Bergoglio arrivò presto. E fu un incontro meraviglioso. Ci accolse come fossimo vecchi amici. Mi colpì molto la sua dolcezza, la sua affabilità, il senso forte dell’amicizia che traspariva dal suo volto e dalle sue parole. Abbiamo parlato a lungo. La prima cosa che ci chiese era la forma giuridica dei gruppi di preghiera. Poi scendemmo più nel merito. Ci chiese qual è la finalità dei gruppi di preghiera. E gli spiegammo che l’obiettivo principale è portare pace e serenità nel mondo. I gruppi si nutrono del confronto con la Bibbia e con la Parola di Dio. Padre Pio, infatti, ha sempre cercato di aiutare i fedeli a pregare con l’aiuto della Sacra Scrittura. Mi accorsi che questo aspetto colpì molto Bergoglio che ancora oggi, divenuto papa, raccomanda continuamente ai fedeli di leggere il Vangelo e farsi accompagnare dalle parole di Gesù.» Un altro elemento che il cardinale di Buenos Aires volle approfondire in quell’incontro, racconta padre Morra, fu il tema delle «opere di carità. Infatti i gruppi di preghiera non sono solo un movimento di orazione ma sono anche molto attivi. Si propongono di portare aiuto ai bisognosi. Testimonianza vivente di questa attività è la Casa Sollievo della sofferenza, l’ospedale di San Giovanni Rotondo voluto personalmente da padre Pio. Preghiera, lettura del Vangelo opere di carità: queste le finalità dei nostri gruppi così come le illustrammo all’arcivescovo di Buenos Aires». Da quel momento il futuro Papa diede il via libera alla diffusione dei gruppi e della spiritualità di padre Pio in Argentina.

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Ignazio Ingrao

Giornalista e vaticanista di Panorama, sono stato caporedattore dell’agenzia stampa Sir e diretto il bimestrale Coscienza. Sono conduttore e autore della trasmissione A Sua Immagine su RaiUno

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