Obama licenzia i suoi agenti segreti
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Obama licenzia i suoi agenti segreti

Dopo gli scandali e gli errori degli scorsi mesi, nuovo terremoto ai vertici dei servizi di sicurezza del presidente

E' il più clamoroso repulisti dopo le dimissioni forzate di Julia Pierson, l'ex capo dei servizi di sicurezza addetti al presidente, che aveva lasciato l'incarico nell'ottobre del 2014. Questa volta sono cadute le teste di quattro degli otto vice direttori dell'agenzia, mentre altri due si sono ritirati 'volontariamente' dal loro incarico.

Rimangono solo in due delle squadra. Tutti gli altri fuori. Joseph Clancy, l'attuale numero uno dei servizi segreti ha usato la mano pesante. Segno che gli sbagli del passato non sono stati perdonati e che il rischio di un altro errore che possa mettere (potenzialmente) a rischio la vita del presidente è dietro l'angolo.

Tutti gli errori del servizio segreto

Per i servizi segreti un'altra brutta pagina. Forse necessaria per aprirne una nuova. La riorganizzazione dell'agenzia è diventata la priorità. Clancy è entrato in servizio qualche mese fa, dopo che Julia Pierson era stata costretta a dimettersi in seguito alle rivelazioni sulle incredibili falle dell'apparato di sicurezza che doveva vegliare su Barack Obama.

La goccia che aveva fatto traboccare il vaso era stata la clamorosa impresa di Omar Gonzales, il 42enne veteranno dell'Iraq che nello scorso settembre aveva scavalcato la cancellata della Casa Bianca, superato di corsa il giardino ed era entrato dentro l'East Room, nel luogo (in teoria) più sicuro del mondo. Aveva con sé un coltello, anche se sembra che non avesse alcuna intenzione di usarlo.

Gonzales aveva fatto tutto senza essere intercettato da nessuno dei funzionari della sicurezza presenti. In più si era scoperto che il sistema di segnalazione elettronico non era in funzione in quel settore dell'edificio. Un buco clamoroso. Dopo che la notizia aveva fatto il giro del mondo, la Pierson era stata costretta a firmare la sua lettera di addio.

Lo aveva fatto anche perché l'intrusione di Gonzales era stata compiuta a soli tre giorni di distanza da un altro incredibile errore da parte degli uomini del suo dipartimento.

Il 16 settembre 2014, Barack Obama era in visita al Centro di Prevenzione delle Malattie di Atlanta. Uno sconosciuto armato era riuscito a entrare in ascensore con lui. Un guardia giurata, addetta alla sicurezza del palazzo. Ma gli uomini del Secret Service avevano capito che era uno che non doveva stare in quella situazione solo dopo che questi aveva iniziato comportarsi in modo non professionale; aveva tirato fuori di tasca il telefonino per scattare alcune fotografie a Obama.

L'uomo era stato così allontanato dall'ascensore e qualche accertamento seguente aveva fatto scoprire che aveva pendenze con la giustizia. In passato era stato accusato di aggressione in tre diverse occasioni. Non proprio il profilo di uno a cui è permesso stare a pochi centimetri di distanza dal presidente con un pistola nella fondina. In quell'ascensore di Atlanta, gli uomini del Servizio di Sicurezza della Casa Bianca avevano violato la regola numero uno per garantire l'incolumità di Obama: nessuno sconosciuto armato deve arrivare vicino a Potus (nome in codice di Obama per i suoi 'angeli custodi').

Le dimissioni della Pierson

Un uno-due che aveva mandato la Pierson al tappeto. E pensare che era stata chiamata a ricoprire quella carica un anno prima circa per mettere ordine in un dipartimento che sembrava ormai più un dopolavoro che la struttura con una delle missioni più delicate al mondo: proteggere il presidente degli Usa.

In precedenza c'erano stati altri scandali. Agenti rimandanti a casa dopo un sopraluogo in Colombia perché trovati a letto con delle prostitute nell'albergo che avrebbero docuto bonificare in vista dell'arrivo di Obama per un viaggio di stato; funzionari rispediti negli Usa perché trovati completamente ubriachi durante una visita ufficiale del presidente ad Amsterdam.

Prima che arrivasse la Pierson non era accadute solo cose del genere, ma anche fatti potenzialmente più pericolosi. Come i colpi d'arma da fuoco sparati contro la Casa Bianca nel novembre del 2011 e la coppia che si era imbucata alla cena di stato in onore del primo ministro indiano nel 2009. Tareq e Michaele Salahi, due emeriti sconosciuti, aveva saltato tutte le misure di sicurezza e si erano presentati alla Casa Bianca per partecipare alla serata. E se fossero stati due terroristi?

I compiti del dipartimento

Dopo il fallimento della Pierson, ai vertici dei servizi segreti è arrivato Joseph Clancy. Faccia e fama da duro, questo ex giocatore di football è nel Secret Service dal 1980. Ha lavorato per lo più a New York, dove ha condotto alcune importanti indagini. Ha assunto l'incarico nell'ottobre del 2014, e dopo aver condotto un'inchiesta interna, ha deciso di fare un repulisti ai vertici del dipartimento. Servirà a risolvere tutti i problemi? Vedremo.

Quando gli ultimi scandali sono venuti alla luce qualcuno ha affermato che erano stati causati dalla mancanza di personale e dal taglio dei fondi. Sono sembrate delle giustificazioni. Forse, la vera questione è che i tanti mitizzati uomini della sicurezza della Casa Bianca, in fondo, non sono così mitici.

Il dipartimento è composto da quasi 5.000 uomini. Il loro compito principale è proteggere il presidente, il suo vice, tutti i loro famigliari, gli ex presidenti e le loro mogli per tutta la vita e anche i loro figli fino a 10 anni dopo la loro uscita dalla Casa Bianca; sono addetti alla sicurezza anche dei principali candidati alla presidenza e di tutti i leader politici internazionali che si recano negli Stati Uniti. Inoltre, parte di questi agenti vengono anche utilizzati per compiti di altra natura, come inchieste su frodi fiscali (fino al 2003, il servizio segreto era sotto il Dipartimento del Tesoro).

Ma, la loro missione più importante è quella di garantire la sicurezza di Barack Obama. Finora troppe ombre e poche luci. Per questo è arrivato il licenziamento di massa dei vicedirettori del dipartimento. Non ci saranno più errori in futuro?



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Michele Zurleni

Giornalista, ha una bandiera Usa sulla scrivania. Simbolo di chi vuole guardare avanti, come fa Obama. Come hanno fatto molti suoi predecessori

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