Non piove, governo ladro
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Non piove, governo ladro

La Rubrica - Come Eravamo

Da Panorama del 29 gennaio 1989

Gli aerei della pioggia sono fermi a terra, impotenti, dall' inizio di gennaio. L'anno scorso il loro intervento, ancora sperimentale, in Puglia, era servito a raddoppiare le precipitazioni e a salvare la regione e la sua agricoltura da un altro anno di siccità. Ma in gennaio nei cieli di Bari e Foggia, così come quasi in tutta Italia (uniche eccezioni Napoli e Palermo) non è fino a oggi apparsa neppure una nuvola. E senza nuvole da spremere come spugne, secondo le nuove sofisticate tecniche di manipolazione del tempo importate da Israele, anche la perfetta organizzazione del Progetto Pioggia pugliese è paralizzata.

È da decine di anni d'altronde che non si verificava una simile siccità invernale su tutta la penisola. E un po' da tutta Italia giungono segnalazioni preoccupanti: le montagne sono senza neve, i fiumi in secca, le falde acquifere sotto il livello di guardia, l'agricoltura ha problemi di irrigazione. Anche se al ministero della Protezione civile non è ancora giunta alcuna richiesta di intervento, molte regioni sono vicine all' emergenza idrica. A Genova, come in Sardegna e in parte del Molise, sta per scattare un piano speciale per il razionamento dell' acqua. In Sicilia sono in difficoltà le coltivazioni di agrumi, cereali e le colture specializzate. In Toscana i danni alla cerealicoltura sono già stimati in 60 miliardi, in Basilicata in più di 200. In Piemonte le stazioni sciistiche hanno perso, per l' assenza di neve, oltre 150 miliardi. E in Friuli è stato stabilito un record secolare: era da 148 anni che tra settembre e gennaio non pioveva così poco. "Se piovesse in febbraio e marzo, le cose potrebbero ancora andare a posto" sostiene il generale Abele Nania, ex-dirigente del Servizio meteorologico dell' aeronautica militare e attualmente dirigente della Tecnagro, la società, nata da un consorzio del quale fanno parte le grandi industrie italiane produttrici di mezzi tecnici per l'agricoltura (tra le altre: Fiat, Enichem, Agrimont, Confagricoltura e Federconsorzi), che ha importato in Italia le tecnologie della pioggia."

La natura ha una grande capacità di incassare. Ma deve piovere tanto, per compensare la lunga siccità". È quello che Nania e gli altri tecnici della pioggia che lavorano con lui cercheranno in ogni modo di favorire. In Puglia, alla prima apparizione di una nuvola, gli aerei del Progetto pioggia entreranno in azione secondo un rituale ormai collaudato. Inquadrata sui radar la nuvola adatta (cioè sufficientemente carica di pioggia) in avvicinamento e calcolato col computer, secondo modelli messi a punto in quasi un anno di lavoro, il probabile percorso e la velocità della perturbazione, gli equipaggi degli aerei faranno il carico di joduro d'argento, la speciale sostanza usata per inseminare le nuvole, e prenderanno immediatamente il volo. "Bisogna intercettare la nuvola almeno 20 chilometri prima che passi sull' obiettivo" spiega Massimo Bartolelli, amministratore delegato della Tecnagro, "per avere speranze di far piovere al momento giusto e sul posto giusto". Lo joduro d' argento ha la stessa struttura cristallina del ghiaccio e viene scaricato dagli aerei sotto la perturbazione. Bastano piccole quantità, pochi grammi per chilometro quadrato. Sono i moti convettivi dell'aria a risucchiarlo nella nuvola, dove agisce come catalizzatore per la formazione di nuclei di condensazione delle particelle di vapore e ghiaccio in sospensione di cui è fatta la nuvola. "In pratica, si innesca cosi un fenomeno del tutto naturale " spiega Bartolelli. "Se infatti in una nuvola si verificano delle turbolenze, vale a dire maggiore movimento delle particelle in sospensione, succede praticamente la stessa cosa che noi provochiamo artificialmente: si formano cioè nuclei di spessore maggiore che tendono a scendere e a trascinare altre particelle che si ingrossano e riescono così a vincere la forza dei moti d' aria ascensionali e a precipitare come pioggia".

L' inseminazione delle nuvole è, secondo i tecnici della Tecnagro, una tecnica assolutamente ecologica e rispettosa degli equilibri naturali." Lo joduro d' argento è stato scelto proprio perché non lascia traccia a terra nell' acqua piovana" spiega Massimo Bartolelli "e non ci sono in genere rischi di alterare il clima nelle regioni circostanti: la pioggia che noi sottraiamo alle nuvole andrebbe probabilmente a scaricarsi in mare". In Israele hanno oltretutto verificato che l' inseminazione delle nuvole provoca un aumento della piovosità anche in regioni vicine a quella scelta come bersaglio. L'aumento delle piogge è in genere, sempre secondo l'esperienza israeliana, del 20 per cento circa. Ma in Italia le condizioni sembrano più favorevoli. "L'anno scorso in Puglia è piovuto più del doppio del normale" sostiene Nania "e anche se non abbiamo la possibilità di sapere con certezza quanta di questa pioggia sia merito nostro dobbiamo dedurre che aumenti indotti del 30 per cento siano alla nostra portata". Il tutto con un costo relativamente modesto: "La gestione dell' intera macchina della pioggia, tecnici, unità mobili, radar, aerei, può costare alla Regione qualche miliardo l' anno" sostiene Bartolelli "con un rapporto tra investimenti nella tecnologia e benefici in agricoltura di circa uno a dodici ". Ovviamente, tocca alla Regione predisporre anche le strutture per sfruttare al meglio l'aumento della piovosità: invasi di raccolta, impianti di irrigazione che consentano di dosare scientificamente gli apporti idrici alle colture. Da questa primavera Progetti pioggia analoghi a quello pugliese prenderanno il via anche in altre regioni (Sicilia, Sardegna), ma ci vorrà almeno un anno ancora prima che diventino operativi. E ancora di più perché parta la macchina della pioggia nella Regione Basilicata, dove sono appena iniziati gli studi di fattibilità.

Nel frattempo, e nel resto d' Italia, non rimane che subire le conseguenze della siccità, sperando che prima o poi il tempo smetta di fare le bizze. Accadrà presto? Non è affatto detto. E sarebbe importante riuscire a capire perché questo accade, se è un fenomeno destinato a ripetersi o solo una piccola anomalia. Dal punto di vista dei meteorologi è abbastanza semplice dare una spiegazione. "Da due settimane c'è sull' Italia e sul Mediterraneo un campo di alte pressioni stazionario, più o meno equivalente al famoso anticiclone delle Azzorre, tipico del periodo estivo" spiega il maggiore Alfio Giuda, del Servizio meteorologico dell' aeronautica militare, "e le perturbazioni atlantiche, che seguono l' andamento dei campi di pressione, tendono a passare a nord delle Alpi". Difficile prevedere quando questa situazione si sbloccherà. I meteorologi, noti per essere tra i più cauti tra tutti i ricercatori, non vanno molto più in là. "È un fenomeno solo apparentemente anomalo" sostiene per esempio il colonnello Costante De Simone, caposervizio del Servizio meteorologico dell' aeronautica militare. "Èvero che esaminando complessivamente i mesi da ottobre a oggi si può parlare di un relativo deficit idrico rispetto ai valori normali (per essere più precisi abbiamo registrato il 65 per cento delle precipitazioni normali in ottobre, 50 in novembre, 70 in dicembre, 20 per cento in gennaio), ma oscillazioni come queste fanno parte del gioco. Prima di fare un bilancio bisogna aspettare almeno la fine dell' inverno". E prima di pensare che sia il segnale di una nuova era di siccità o anche solo di lanciare il primo allarme, bisogna avere il conforto di statistiche ben più ricche. Fatto sta, però, che la siccità sta diventando in tutta l' area mediterranea un fenomeno sempre più frequente. E che è una tendenza abbastanza evidente anche in Italia se si tiene conto, per esempio, dei danni provocati (mille miliardi all'anno in media solo in Puglia negli ultimi cinque anni) o si studiano, come hanno fatto alcuni esperti dell' aeronautica militare, i dati sulla piovosità regione per regione. Nel corso dell'ultimo secolo è risultato che nell' area di Roma la pioggia è diminuita di 600 millimetri: oggi chi vive nella capitale può godere di ben 20 giorni di sole in più (sempre in media) rispetto a un suo concittadino del 1800. Anche per la Sicilia e la Sardegna le cifre parlano di diminuzione della pioggia. Ma più ancora delle cifre parlano i fatti e non sono certo incoraggianti. In alcune zone della Sicilia e della Sardegna, infatti, si stanno verificando fenomeni di predesertificazione. Terreni cioè dove la siccità sta cominciando a creare in maniera irreversibile una situazione simile a quella dei deserti africani dove non cresce più nulla. I meteorologi, che cercano di individuare delle leggi nelle oscillazioni del tempo, credono di avere messo a fuoco in queste due regioni un ciclo circa quarantennale che attualmente si sta spostando verso il periodo secco. Secchi erano stati gli anni Quaranta e Cinquanta, più piovosi i Sessanta e Settanta. La nuova siccità inizia negli anni Ottanta. Finirà nel 2000? Abele Nania non se la sente di scommettere. "Estrapolare una tendenza da pochi dati è l' errore più grave che si possa fare" sostiene "tanto più che i dati disponibili non sono sempre omogenei e le rilevazioni pluviometriche sono effettuate solo da pochi anni con criteri scientifici". Più propensi a lanciarsi senza troppi scrupoli in previsioni a lunga e perfino lunghissima scadenza (anche perché sono poco verificabili) sono invece i climatologi. Ma parlare di effetto serra (provocato dall' anidride carbonica emessa nell' atmosfera bruciando idrocarburi, legna o carbone) che farà aumentare la temperatura del pianeta di vari gradi nei prossimi cento anni (vedere riquadro a pagina 122) o degli effetti climatici della distruzione della fascia di ozono (a causa dei clorofluorocarboni, gas contenuti negli spray e in altri prodotti industriali) significa parlare ancora solo di ipotesi, tutte da dimostrare. C'è però un' altra strada che porta a pronosticare anni e anni di sete e siccità, anche prescindendo dall' analisi di fenomeni così ricchi di variabili come quelli meteorologici: quella di considerare l' uso complessivo che l' uomo fa della risorsa acqua (piogge, ma anche fiumi, mari, falde) sul pianeta. "La siccità non è solo un fenomeno naturale" spiega Giampiero Maracchi, ordinario di agrometeorologia e climatologia all'università di Firenze. "Nel 1961, nel periodo ottobre-febbraio, erano caduti a firenze 145 millimetri di pioggia e non c'erano stati problemi di siccità. Quest' anno ne sono caduti 174 nel solo periodo ottobre-dicembre.

Eppure, la siccità è già più che una minaccia". La mancanza di acqua, secondo Maracchi, è infatti anche una conseguenza dell' enorme aumento dei consumi sia civili che industriali negli ultimi trent'anni. "Una lavatrice consuma molta più acqua di una massaia che lava i panni a mano, le persone si lavano oggi molto di più, il Paese si è industrializzato" spiega Maracchi "e soprattutto molta acqua non è più utilizzabile perché è irrimediabilmente inquinata". L'emergenza siccità è ormai, secondo il climatologo fiorentino, un problema essenzialmente politico-amministrativo. "Non mancano le tecnologie adatte a far fronte al problema" assicura. "Quello che manca è un piano generale delle acque, che prenda cioè in considerazione l'acqua, in tutte le sue forme, come la risorsa più preziosa di cui disponiamo, concentri le competenze, avvii i piani di studio e previsione, individui gli strumenti e le strategie più adatti, regione per regione, per favorirne il risparmio, l'uso razionale, la difesa della qualità. Oggi è giusto lanciare l'allarme. C'è ancora tempo per provvedere. Ma il mio timore è che fino a quando il problema non diventerà esplosivo non si farà nulla. E magari allora sarà troppo tardi".

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Stefano Boeri