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ANSA/CESARE ABBATE
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Nei crolli di Ischia non c'entrano solo gli abusi edilizi

E' una "semplificazione" attribuire solamente all'abusivismo la responsabilità della devastazione subita sull'isola. L'intervista a un esperto

“Non è corretto attribuire esclusivamente alla fragilità degli edifici, i crolli che si sono verificati ad Ischia”.

L’abusivismo edilizio nell’isola campana c’è ed è sicuramente una delle cause che ha contribuito alla devastazione provocata allevento sismico del 21 agosto, ma non deve essere la sola motivazione che giustifica il collasso di chiese, case e scuole.

Sbagliato parlare "solo" di abusivismo 

Attribuire solo all’abusivismo la responsabilità di quanto si è verificato, rischia di essere una semplificazione e una facilitazione a dare spiegazione a una situazione che invece è estremamente complessa come quella che riguarda tutte le aree di origine vulcanica e soggette sia a terremoti di origine tettonica che vulcanica.

La conformazione del sottosuolo delle zone di origine vulcanica è estremamente diversa rispetto a quelle di origine rocciosa, così come l’amplificazione dello scuotimento in superficie provocato dalle onde sismiche - precisa a Panorama.it, il professore Mauro Rosi, docente ordinario di Vulcanologia presso l’Università di Pisa – che nelle zone di origine vulcanica, proprio come l’isola di Ischia, è decisamente maggiore”.

La presenza di materiali non consolidati 

“I terreni presenti nelle aree vulcaniche, infatti, sono costituiti da materiali non propriamente compatti come possono essere le rocce che siamo abituati a vedere sulle Alpi o sull’Appennino, ma da materiali non consolidati quali la pomice, scorie, ceneri vulcaniche che amplificano, nel momento in cui vengono attraversate, le onde sismiche e di conseguenza lo scuotimento superficiale degli edifici”.

Tra questi materiali classificati come non consolidati c’è anche la roccia tufo, specie se alterata da processi idrotermali, proprio per la sua composizione non “attenua” le onde sismiche riducendone gli effetti in superficie, ma anzi, ne moltiplica la potenza finale che tende a scaricarsi anche sugli edifici.

Ecco some si amplificano le onde sismiche

“La presenza di questi materiali non consolidati nel sottosuolo superficiale, in caso di terremoto, ha due conseguenze- continua a spiegare il professor Rosi, che per anni è stato anche Direttore dell'Ufficio Rischio sismico e Vulcanico del Dipartimento Nazionale di Protezione Civile – la prima è l’amplificazione delle oscillazioni provocate dalle onde sismiche e la seconda, invece, è una rapida consumazione dell’energia delle onde. In sostanza, più ci si allontana dalla sorgente, meno si percepisce lo scuotimento in superficie”.

Dove si amplificano le onde sismiche

Ma cosa si indica con “sottosuolo superficiale”? “E’ quella fascia di terreno che può variare da decine a qualche centinaio di metri di profondità dalla superficie e dove spesso si concentrano importanti spessori di terreni sciolti o poco consolidati.”

Dunque, nell’ultimo chilometro che divideva l’epicentro del terremoto dalla superficie dell’isola di Ischia e quindi dagli edifici, le onde sismiche, lunedì scorso, potrebbero essere state amplificate proprio dalla presenza di materiali non consolidati. 

L’epicentro del terremoto è stato indicato in mare ad una profondità di circa 5 chilometri e Casamicciola si trova a una distanza dalla sorgente, di altrettanti chilometri.

A cosa serve la micro-zonazione sismica

“In considerazione degli effetti prodotti dai materiali non consolidati, nelle zone vulcaniche e comunque in tutte le aree sismiche- continua Rosi-  è opportuno sempre procedere ad uno studio preventivo di  micro-zonazione sismica, ovvero, una valutazione della pericolosità sismica locale basata anche della conformazione geologica dei terreni, indispensabile per poter edificare in sicurezza”

I precedenti in Italia

Poi il professor Rosi ricorda il caso della cittadina di Onna, nel territorio comunale dell’Aquila, colpita dal terremoto del 2009: “ Quella cittadina fu rasa al suolo in quanto costruita su terreni alluvionali che all’epoca amplificarono lo scuotimento superficiale con il conseguente crollo di quasi tutti gli edifici”.     

Ma ci sono anche altri esempi che potrebbero essere "paragonati" al sisma di Ischia: il terremoto di Santa Venerina all’Etna del 2002, che ebbe una magnitudo di 4.4 ma produsse danni rilevanti; quello di 4.2 dei Campi Flegrei che causò l’abbandono del Rione Terra a Pozzuoli.

La superficialità dei terremoti vulcanici

"Chiaramente una delle caratteristiche dei terremoti vulcanici. conclude Mauro Rosi- è anche la loro forte superficialità: in entrambi i casi meno di 5 km".

Queste profondità non si raggiungono mai - o sono rarissime - in terremoti tettonici.

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Nadia Francalacci