Napolitano: "Nessun complotto. E' solo fumo"
Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano all'università Bocconi al convegno che l'università ha dedicato a Luigi Spaventa, 27 settembre 2013. ANSA/DANIEL DAL ZENNARO
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Napolitano: "Nessun complotto. E' solo fumo"

La risposta del presidente dopo i retroscena di Alain Friedman sull'investitura di Monti, già sondato prima della caduta di Berlusconi

Mario Monti al posto di Silvio Berlusconi, ancor prima che scoppiasse la crisi di governo, che impazzasse lo spread e l’agenzie di rating declassassero il debito pubblico italiano. Che Giorgio Napolitano pensasse a Mario Monti come sostituto di Berlusconi, molti mesi prima delle dimissioni del novembre 2011, a rivelarlo è Alain Friedman che in un’anticipazione apparsa oggi sul Corriere della Sera, tratta dal suo nuovo libro “Ammazziamo il Gattopardo”, svela i retroscena che portarono alla nomina dell’ex commissario europeo.

Da quanto racconta Friedman, Monti venne sondato già nel giugno 2011 da Napolitano che gli fece intendere di “tenersi pronto” a sostituire Berlusconi. Monti a Friedman conferma i contatti con il presidente e la sua disponibilità a succedere, ma non solo. L’ex premier avrebbe chiesto consiglio, in quei mesi travagliati, all’editore di Repubblica, Carlo De Benedetti (anche lui annuisce e conferma) e a Romano Prodi se accettare o meno la chiamata da parte del Quirinale. Siamo ad agosto ben quattro mesi prima della caduta del governo. Tanto basta a far parlare, almeno alle opposizioni Forza Italia e M5S, di un disegno da parte di Napolitano. Napolitano che a Frideman ha preferito non rispondere rifiuta l’ipotesi e in una lettera inviata al  direttore del Corriere, spiega “i fatti” e parla di una “Maggioranza logorata”, già nell’estate 2011:

La lettera:

Gentile Direttore,
posso comprendere che l’idea di «riscrivere», o di contribuire a riscrivere, «la storia recente del nostro Paese» possa sedurre grandemente un brillante pubblicista come Alan Friedman. Ma mi sembra sia davvero troppo poco per potervi riuscire l’aver raccolto le confidenze di alcune personalità (Carlo De Benedetti, Romano Prodi) sui colloqui avuti dall’uno e dall’altro - nell’estate 2011 - con Mario Monti, ed egualmente l’avere intervistato, chiedendo conferma, lo stesso Monti.

Naturalmente non poteva abbandonarsiad analoghe confidenze (anche se sollecitate dal signor Friedman), il Presidente della Repubblica, che «deve poter contare sulla riservatezza assoluta» delle sue attività formali ed egualmente di quelle informali, «contatti», «colloqui con le forze politiche» e «con altri soggetti, esponenti della società civile e delle istituzioni» (vedi la sentenza n.1 del 2013 della Corte Costituzionale).

Nessuna difficoltà, certo, a ricordaredi aver ricevuto nel mio studio il professor Monti più volte nel corso del 2011, e non solo in estate: conoscendo da molti anni (già prima che nell’autunno 1994 egli fosse nominato Commissario europeo su designazione del governo Berlusconi), e apprezzando in particolare il suo impegno europeistico che seguii da vicino quando fui deputato al Parlamento di Strasburgo. Nel corso del così difficile - per l’Italia e per l’Europa - anno 2011, Monti era inoltre un prezioso punto di riferimento per le sue analisi e i suoi commenti di politica economico-finanziaria sulle colonne del Corriere della Sera. Egli appariva allora - e di certo non solo a me - una risorsa da tener presente e, se necessario, da acquisire al governo del paese.

Ma i veri fatti, i soli della storia realedel paese nel 2011, sono noti e incontrovertibili. Ed essi si riassumono in un sempre più evidente logoramento della maggiornaza di governo uscita vincente dalle elezioni del 2008. Basti ricordare innanzitutto la rottura intervenuta tra il Pdl e il suo cofondatore, già leader di Alleanza Nazionale, il successivo distacco dal partito di maggioranza di numerosi parlamentari, il manifestarsi di dissensi e tensioni nel governo (tra il Presidente del Consiglio, il ministro dell’economia ed altri ministri), le dure sollecitazioni critiche delle autorità europee verso il governo Berlusconi che culminarono nell’agosto 2011 nella lettra inviata al governo dal Presidente della Banca Centrale Europea Trichet e dal governatore di Bankitalia Draghi.

L’8 novembre la Camera respinseil rendiconto generale dell’Amministrazione dello Stato, e la sera stessa il Presidente del Consiglio da me ricevuto al Quirinale convenne sulla necessità di rassegnare il suo mandato una volta approvata in Parlamento la legge di stabilità. Fu nelle consultazioni successive a quelle dimissioni annunciate che potei riscontrare una larga convergenza sul conferimento a Mario Monti - da me già nominato, senza alcuna obiezione, senatore a vita - dell’incarico di formare il nuovo governo. Mi scuso per aver assorbito spazio prezioso sul giornale da lei diretto per richiamare quel che tutti dovrebbero ricordare circa i fatti reali che costituiscono la sostanza della sotria di un anno tormentato, mentre le confidenze personali e l’interpretazione che si pretende di darne in termini di «complotto» sono fumo, soltanto fumo.

Con un cordiale saluto.

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