Europe, un concerto lungo 30 anni - Intervista a Joey Tempest
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Europe, un concerto lungo 30 anni - Intervista a Joey Tempest

7 giugno 2013: la band celebra una carriera leggendaria con un grande show. Ora in dvd.

Ventotto canzoni, due ore e quaranta di energia, 30.000 fan in delirio. Sono gli ingredienti del concerto che gli Europe hanno tenuto il 7 giugno scorso allo Sweden Rock Festival, per celebrare i 30 anni di carriera.

Uno show che adesso rivive in un dvd, intitolato semplicemente Live at Sweden Rock, che permette anche a chi non c'era quel giorno di godersi un momento glorioso per tutti i fan del complesso guidato da Joey Tempest. È proprio lui, l'indimenticabile voce di The Final Countdown,  a raccontarci le emozioni di un giorno speciale e la filosofia di un gruppo che non solo ha venduto più di 20 milioni di album ma ha dimostrato, dopo la reunion del 2003 (seguita a uno stop di 10 anni), di avere ancora molto da dire a chi ama il rock.

 

Allora, Joey, che cosa ricorda di quel giorno?

"Tutto e niente, un mix di energia ed emozioni che mi ha quasi stordito. Un evento che davvero racconta tutta la nostra storia tra classici e novità. In quel concerto c'è davvero la storia degli Europe, e anche chi non ci conosce può farsi un'idea molto precisa di cosa siamo e come suoniamo".

 Anche se avete una lunghissima carriera alle spalle, date l'impressione di avere ancora molto da dire.

"È proprio così, e sa perché? Abbiamo lavorato duramente negli ultimi dieci anni, scrivendo molte nuove canzoni invece di vivacchiare riproponendo i vecchi successi. E poi siamo ancora felici di stare sul palco, circondati dall'affetto della gente".

Le reunion somigliano spesso a malinconiche operazioni nostalgia, pianificate più che altro per tirare su qualche dollaro. Voi invece sembrate più «carichi» di prima.

"Infatti lo siamo, soprattutto come persone. Quando abbiamo deciso di mollare, nel 1992, eravamo distrutti, non ne potevamo più: era successo tutto così in fretta. Da un lato sembrava di aver realizzato tutti i nostri sogni: eravamo partiti dalla Svezia, solo con la nostra incoscienza, e ci eravamo ritrovati a suonare con i Metallica! Eppure, nonostante la fama e il denaro, stavamo crollando: ricordo che un giorno, durante uno spostamento da una città all'altra, pensai: “Giuro, quando finisce il tour finiscono anche gli Europe”. Oggi è tutto diverso: siamo uomini maturi, contenti della loro vita e del loro stile di vita. Anche perché non c'è niente di più entusiasmante di suonare! Pensandoci adesso, la storia degli Europe è un po' come quella di un matrimonio: magari devo superare una crisi, ma se ci riesci l'amore diventa ancora più forte".

Chi sono i vostri fan oggi? Vi rivolgete solo a chi ha condiviso la vostra storia dal principio?

"Assolutamente no. Siamo orgogliosi della nostra storia, ma vogliamo condividerla anche con chi non la conosce per motivi... anagrafici! La musica, al di là delle frasi fatte, è davvero universale, non risente di differenze d'età. Io non ho problemi a confrontarmi con il pubblico degli adolescenti".

A proposito di giovanissimi: è vero che nel 1982 fu la sua fidanzata di allora a spedire di nascosto un demo della band alla giuria di un concorso rock?

"Certo! Noi eravamo un po' giù di corda in quel periodo, e non volevamo rischiare di essere bocciati: avevamo già il morale abbastanza basso. Anita, si chiama così, decise allora di prendere l'iniziativa scavalcandoci. Risultato: fummo ammessi al Rock Contest, e da lì è iniziato tutto. Perciò, grazie Anita".

In Italia avete sempre ricevuto un'accoglienza bollente.

"È vero. All'inizio è stata una piacevole sorpresa, poi ci siamo fatti viziare dal calore dei fan italiani e adesso, ogni volta che prepariamo un tour, non ci dimentichiamo mai di loro".

Allora può prometterci che vi vedremo da queste parti anche nel 2014: so che c'è un nuovo tour alle porte...

"Direi proprio di sì..."

Ultima domanda: che cosa conosce della musica italiana?

"Zucchéro (dice proprio così, con l'accento sulla e, ndr), Laura Pausini e quell'altro ragazzo che canta quella canzone che fa così...". E si mette a canticchiare Se bastasse una canzone di Eros Ramazzotti. Sono proprio imprevedibili, questi rockettari.

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Alberto Rivaroli