Modello Sicilia? Un'invenzione mediatica
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Modello Sicilia? Un'invenzione mediatica

In Sicilia scricchiola il sodalizio Pd-M5s. Intervista al capogruppo Giancarlo Cancelleri

«La rivoluzione non esiste, ma esistono i vecchi inciuci tra partiti». E poi parla di Rosario Crocetta… Deluso? «Non mi ha deluso, io a volte sono deluso da me stesso. Ha semplicemente dimostrato alla Sicilia che quando non ha i voti per le sue leggi è pronto a cercarli anche a destra nel Pdl come qualsiasi politico, come qualsiasi politico ripeto, senza nulla togliere a Crocetta».

Ma è finito il modello Sicilia? «Semmai è il momento più alto del modello Sicilia che non appartiene a Rosario Crocetta ma soltanto a quindici deputati del Movimento 5 Stelle». E non solo la fine di quel modello Sicilia non turba il capogruppo del M5Stelle in Sicilia, Giancarlo Cancelleri, ma lo entusiasma come se la fine dello stereotipo possa far brillare ancora di più le stelle del suo Movimento.

In dissenso con il governatore, i deputati del M5S per la prima volta sono stati isolati da una alleanza tra Pd e Pdl ritrovatisi in sintonia nel votare una nuova legge elettorale che riporta in Sicilia la doppia preferenza, aggiornandola alle quote rosa, quindi imponendo la preferenza tra uomo e donna. Ed è la solita legge, dice Cancelleri, che mascherando una sorta di “aiuto rosa” a favore delle donne, nasconde la pratica del voto di scambio, anzi la “tracciabilità del voto”: «Noi non ci stiamo e abbiamo votato contro. E’ come nel film il “Portaborse” di Daniele Lucchetti. La preferenza di genere nasconde quella che non solo in Sicilia, ma in Italia si può chiamare pratica del voto di scambio. Calcolare scientificamente le preferenze e gestire i voti in maniera matematica permettendo di usare nomi di donne in maniera fittizia al fine di “contare” i voti di quartiere e dei capibastone».

E infatti il Movimento 5 Stelle vota contro, per la prima volta in dissenso da quando il governatore siciliano si è arrogato la paternità di un “modello” che finora gli ha garantito la governabilità e permesso di definirsi quasi il Pigmalione di un esperimento.

«Avevamo presentato un emendamento, eravamo pronti a migliorare la legge, eravamo pronti a discutere, poi improvvisamente a metà della seduta, i lavori si interrompono. Deputati del Pdl si incontrano con quelli del Pd. Tornano in aula e votano insieme. Pensare che i guasti della legge li avevamo fatti notare in commissione perfino al governatore il quale ci aveva rassicurato: “Vi assicurò che verrà cambiato. Avete ragione: se è così si tratta di voto di scambio”. Adesso mi chiedo cosa si siano promessi».

Gli emendamenti del M5S volti a correggere alcuni aspetti vengono bocciati in aula, la stessa aula che saluta la nuova legge approvata come una svolta epocale per la Sicilia.

Passata la legge, passerà ancora Crocetta? «Mediaticamente Crocetta ha fatto circolare l’idea che lui fosse l’anello di congiunzione tra Pd e M5S, in realtà noi abbiamo sempre votato quello che ci convinceva in aula. Si sta accreditando come pontiere a livello nazionale, ma non sono altro che frottole quelle che declama». E a Cancelleri non piace neppure quell’operazione di “scouting” di cui si vanta il governatore. Crocetta sostiene che ci sia una fronda nel vostro movimento composta da siciliani pronta a votare la fiducia a Bersani.

«Crocetta avrà rapporti con qualche deputato, due, forse tre, ma ciò non significa che il movimento risponda all’opinione che ha Crocetta. Ammetto che a Roma qualche incomprensione tra deputati ci sia stata, ma anche questa è stata dettata dalla nostra inesperienza e aggiungo dallo stress. Tuttavia, c’è una cosa che non sopporto: come si fa a dire che noi siamo responsabili dello stallo, quando coloro che ci hanno governato per vent’anni si sono “mangiati” un paese?».

Eppure è innegabile che una fronda esiste. Tommaso Currò, deputato siciliano del Movimento, è tra quelli che ha usato le parole più dure nei confronti di una certa eterodirezione da parte di Beppe Grillo. Cancelleri risponde: «Conosco Currò. Ha espresso le sue opinioni, e sia chiaro io le rispetto. Ma un movimento vota a maggioranza e questo lo sa chiunque decida di entrarci. Per il resto credo che noi a Roma stiamo pagando quella pressione mediatica che mai c’è stata nei confronti di altri deputati. Ecco, in Sicilia tutto ciò non avviene. I giornalisti ci interrogano, ci analizzano sulle proposte in aula, non sul gossip. Io faccio una differenza tra giornalisti e giornalai. Questo ci ha permesso di avere un ottimo rapporto con la stampa e di essere franchi. La stessa franchezza che mi fa dire che questa legge approvata è una porcata e che mi fa essere fiducioso. Mai il modello è stato così evidente e chiaro»

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Carmelo Caruso