Passa per Roma il rilancio dell’economia iraniana
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Passa per Roma il rilancio dell’economia iraniana

Il presidente iraniano a Roma per riavviare le partnership commerciali. Ma la strada che condurrà Teheran verso la normalizzazione non è priva di ostacoli

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A una settimana dal ritiro delle sanzioni a seguito dell’entrata in vigore dell’accordo sul nucleare iraniano, è iniziato oggi, lunedì 25 gennaio, il tour di visite ufficiali di Hassan Rouhani in Italia e Francia. Rilancio dei principali asset dell’economia iraniana (in primis gas e petrolio), opportunità di investimenti per le imprese europee in un mercato formato da 80 milioni di consumatori, ma anche politica internazionale con in primo piano la guerra in Siria, le tensioni con l’Arabia Saudita e la lotta allo Stato Islamico. I cinque giorni di Rouhani tra Roma e Parigi ruoteranno attorno alla discussione di queste tematiche.

Mantenuti gli impegni concordati con la storica intesa sul nucleare raggiunta lo scorso 14 luglio a Vienna con i rappresentanti del Gruppo “5+1” (Regno Unito, Francia, Stati Uniti, Russia e Cina più la Germania), e ottenuta in cambio la graduale eliminazione dell’embargo imposte dal 2010 da Stati Uniti, Unione Europea e ONU, atterrando a Roma Rouhani riporta ufficialmente l’economia iraniana ai piani che contano del business internazionale. E il tweet lanciato poco fa dal suo account al momento dell’arrivo nella capitale – “Atterrato a Roma. In attesa di approfondire i rapporti bilaterali e le opportunità per esplorare un impegno costruttivo” – dimostra che l’intenzione del governo iraniano è recuperare in fretta il tempo e i profitti sfumati in questi cinque anni di isolamento dal resto del mondo.

 

La prima tappa in Italia
Rouhani arriva a Roma seguito da una delegazione formata da 120 membri, tra cui spicca la presenza del ministro degli Esteri Mohammad Javad Zarif e del ministro dell’Energia Bijan Namdar Zanganeh. Dopo il pranzo con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, Rouhani incontrerà in serata il premier Matteo Renzi con il quale avrà un confronto privato. Domani, martedì 26 gennaio, sarà ricevuto da Papa Francesco. Prima di lui, l’ultimo presidente iraniano ad aver fatto visita al Pontefice era stato nel 1999 Mohammad Khatami.

 

Oltre che per l’incontro con Bergoglio, l’attesa è massima per quantificare in euro gli accordi che a Roma il governo iraniano si appresta a firmare. L’Italia, primo partner commerciale ed economico dell’Iran prima dell’avvento delle sanzioni, punta molto sul rilancio dei rapporti bilaterali. Dal 2012 le relazioni commerciali tra i due Paesi hanno subito una flessione rilevante, calando da 7 a 1,5 miliardi di euro nel 2014 (con un saldo comunque positivo per il nostro Paese di 714 milioni). Il congelamento dell’embargo proietta però adesso Iran e Italia verso una nuova fase di ricrescita. Secondo SACE, il gruppo assicurativo-finanziario attivo nell’export, entro il 2018 le esportazioni italiane verso l’Iran potrebbero aumentare fino a 2,5-3 miliardi.

 

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Nonostante l’embargo, l’Italia è rimasta il nono partner di Teheran facendo leva principalmente sulla meccanica (che attualmente copre il 58% dell’export totale) e sui prodotti chimici. Martedì 26 gennaio, al Business Forum Italia-Iran organizzato in collaborazione con ICE e Confindustria all’Hotel Parco dei Principi a Roma, 500 imprenditori italiani rimetteranno in moto altri settori della nostra economia: energia e infrastrutture, principalmente, ma anche l’automotive considerato che a stretto giro le immatricolazioni di auto in Iran dovrebbero salire dagli attuali 1,5 a sopra i 2 milioni.

 

L’obiettivo è tradurre in contratti firmati (si è parlato di una cifra complessiva pari a 18 miliardi di euro che vedranno coinvolti oltre che ENI ed Enel anche Ferrovie dello Stato, Anas, Astalli, Impregilo e Salini) il lavoro diplomatico svolto nei mesi scorsi dal nostro governo a Teheran. A novembre era stato Carlo Calenda, allora vice ministro allo Sviluppo Economico e da poche settimane nuovo rappresentante dell’Italia a Bruxelles, a guidare una delegazione di imprenditori nella capitale iraniana: rappresentanti di 178 imprese – tra cui ENEL ed ENI – di 20 associazioni imprenditoriali e di 12 gruppi bancari. E dopo gli incontri di Roma, tra l’8 e il 10 febbraio i ministri dei Trasporti Graziano Delrio, dello Sviluppo Economico Federica Guidi e dell’Agricoltura Maurizio Martina, saranno a Teheran a capo di una nuova delegazione.

 

Gli accordi con la Francia e il ruolo dell’Europa
Una partita interessante sarà quella che riguarda la fornitura all’Iran di nuovi velivoli. E su questo fronte a strappare un’intesa onerosa è stata la Francia. A Parigi, a margine dell’incontro tra Rouhani e il presidente Francois Hollande, gli emissari iraniani firmeranno un accordo per l’acquisto di 114 aerei prodotti dalla compagnia transalpina Airbus con i quali puntano a rinnovare la flotta della Iran Air.

Da Roma e Parigi parte dunque la rincorsa dell’Europa per recuperare il terreno perso in questi anni di chiusura dei rapporti con Teheran. Anni in cui l’enorme spazio lasciato libero è stato colmato soprattutto da Russia e Cina, con Pechino che pochi giorni fa ha firmato con l’Iran 17 nuovi accordi che inietteranno altri 600 miliardi di dollari negli scambi commerciali tra i due Paesi e nell’import-export energetico. Un ruolo di primo piano è stato rivestito anche dalla Turchia, che ha continuato a investire sul gas iraniano (l’Iran è il primo Paese al mondo per riserve e il quarto produttore) nonostante in Siria Ankara e Teheran siano su fronti opposti: la prima sostiene infatti la caduta del presidente Bashar Assad, mentre la seconda è il principale sponsor del regime sciita di Damasco.

 

Le difficoltà del ritorno nell’economia mondiale
Ma la strada che condurrà l’Iran verso il graduale reintegro nell’economia globale non sarà priva di ostacoli. Per le grandi aziende che sono pronte a tornare a investire in Iran la condizione imprescindibile è che il sistema bancario iraniano possa rientrare nel sistema Swift entro i prossimi due mesi, in modo da rendere nuovamente attuabili le ordinarie transazioni finanziarie internazionali che sono state impedite finora dalle sanzioni.

Resta poi aperta la questione relativa al mercato del petrolio. L’Iran è il quarto Paese al mondo per il possedimento di riserve di greggio, ma dal 2012 la sua produzione è crollata a meno di 3 milioni di barili al giorno e le sue esportazioni sono scese a 1,3 milioni dai 2,5 del periodo antecedente alle sanzioni. Il continuo abbassamento del prezzo del greggio, sommato alle tensioni con l’Arabia Saudita, al coinvolgimento nella guerra in Siria a sostegno di Assad e al contributo che può garantire per il contrasto allo Stato Islamico, sono argomenti caldi rispetto a cui il governo iraniano dovrà dotarsi di contromisure risolutive così come ha saputo fare per il nucleare. Altrimenti gli enormi passi in avanti che Teheran si appresta a fare sul piano economico rischiano di rimanere impantanati in una strategia geopolitica che a lungo andare potrebbe rivelarsi sempre più rischiosa.

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Rocco Bellantone