Maroni, dopo l'ok al referendum parte all'attacco del Governo
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Maroni, dopo l'ok al referendum parte all'attacco del Governo

Il Governatore della Lombardia annuncia di voler impugnare tre articoli della Legge di stabilità davanti alla Corte Costituzionale

Incassato il via libera al referendum per chiedere maggiore autonomia allo Stato, Roberto Maroni ha scelto di partire all'attacco del Governo Renzi su una serie di norme che, ha detto, "ledono i poteri che la Costituzione assegna" alle Regioni, in particolare alla "sua" Lombardia. Il governatore leghista ha infatti annunciato di aver deliberato nel pomeriggio in Giunta "l'impugnativa davanti alla Corte Costituzionale della legge di Stabilità 2015".

Maroni contesta tre punti della legge: il comma che riguarda la "ripartizione in base al Pil e al numero di residenti come unici indicatori" per l'assegnazione delle risorse, "sistema che ribalta il principio di perequazione, sfavorendo le Regioni piu' virtuose"; poi quello sulla "riduzione della dotazione organica delle Città metropolitane e delle Province rispettivamente del 50% e al 30%, perché lede la potestà legislativa regionale sui conferimenti delle funzioni amministrative"; infine, il comma che "prevede la ricollocazione nelle Regioni del personale delle Province, che viola il principio dell'autonomia finanziaria".

Il presidente della Lombardia rivendica di voler "difendere" diritti e autonomie, il centrodestra è con lui. Il Movimento 5 Stelle, che ieri ha permesso grazie ai suoi voti di approvare la proposta di referendum leghista in Aula, guarda alla mossa con prudenza: secondo il capogruppo Andrea Fiasconaro, la Manovra di Renzi "impone sacrifici insostenibili ai cittadini" ed è giusto prendere misure per difenderli, ma lo stessoMaroni "può fare molto di più per ridurre gli sprechi e le spese", partendo dai super-stipendi dei manager nominati.

È dal Pd che arriva la lettura più 'politica' della mossa. Prima il referendum (il centrosinistra ieri ha votato contro), ora il ricorso contro il Governo: per il partito del premier Renzi, Maroni vuole "isolare la Lombardia". "E al referendum non ci crede peraltro nessuno - dice il segretario regionale del Pd, Alessandro Alfieri -, nemmeno Matteo Salvini, che non ha speso una parola di soddisfazione". Al netto delle polemiche, Maroni sta preparando il percorso referendario intanto che l'attenzione è alta. Ha già annunciato di voler coinvolgere tutti, anche chi ha votato contro, nella scelta della data del referendum consultivo per chiedere, in base all'art. 116 della Costituzione, più materie di competenza regionale. Finestra di voto "fra novembre prossimo e aprile 2016" magari in abbinamento con le Comunali di Milano, ha detto il governatore, che sul tema ha duellato a distanza con Giuliano Pisapia. "Una boiata pazzesca", ha detto il sindaco sul referendum. "Mi ricorda Tafazzi", la replica di Maroni. (ANSA).

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