Addio Madiba, Nelson Mandela è morto
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Addio Madiba, Nelson Mandela è morto

Si è spento all'età di 95 anni l'eroe che ha sconfitto l'apartheid in Sudafrica - La fotostoria - Madiba, l'invictus - L'ultima battaglia di Mandela -

Ha combattuto come un leone per tutta la vita, fino all'ultimo istante. A 94 anni Nelson "Madiba" Mandela non è riuscito a sconfiggere un'infezione polmonare e si è spento dopo un lungo ricovero in un letto d'ospedale nel suo Sudafrica. Eroe della lotta contro l'apartheid, premio Nobel per la Pace e uomo che ha preso in mano la Storia per cambiarla attraverso la mediazione, la volontà di riconciliazione e il dialogo, Mandela è una figura epocale, esempio per tutto il mondo.

Classe 1918, Madiba nasce a luglio. La madre lo partorisce lungo la riva di un fiume. Appartiene alla famiglia reale dei Thembu e il suo nome nella lingua dell'etnia xhosa dalla quale proviene è Rolihlahla, che significa "attaccabrighe". Un segno di quello che sarebbe stato tutto il suo lungo destino, segnato da una forza e da una tenacia straordinarie, utilizzate per combattere contro le discriminazioni di ogni genere e sempre in favore degli umili e dei diseredati.

Frequenta la facoltà di Legge all'università di Fort Hare. Sono gli anni segnati da pesanti provvedimenti di segregazione in Sudafrica e Mandela non perde occasione di manifestare la sua indignazione e la sua volontà di combattere le ingiustizie. Denuncia con coraggio le vessazioni alle quali è sottoposta la comunità nera sudafricana e nel 1940 viene espulso dall'università dopo aver guidato una manifestazione studentesca contro il governo di Pretoria.

Ma la sua determinazione non si esprime solo nel campo dei diritti umani e civili. Cacciato da Fort Hare, torna al suo villaggio e scopre che - secondo l'usanza - il capo tribù gli ha trovato moglie. Lui però quella donna nemmeno la conosce, figuriamoci se la ama e quindi decide di non seguire la tradizione e a 22 anni scappa verso Johannesburg, dove comincia a lavorare come guardiano delle miniere della Corona.

Qui tocca con mano le condizioni in cui sono costretti a vivere i neri sudafricani sotto schiaffo dei bianchi. Una miseria terribile, una povertà e una disperazione estreme. E la politica comincia a essere al centro della sua vita. Nelle miniere della Corona il destino di Madiba inizia a compiersi: da allora in poi si dedica anima e corpo alla lotta contro le ingiustizie sociali e per abbattere il vergognoso sistema dell'apartheid.

Nel 1944, assieme a Walter Sisulu e Oliver Tambo, fonda la lega giovanile dell'African National Congress (ANC), del quale poi diventerà presidente. Nel frattempo, mentre lavora e fa politica, riesce a completare i suoi studi e si conferma un eccellente oratore, in grado di parlare per ore e ore con un rigore e una tenacia senza pari.

Organizza la disobbedienza civile contro lo sfruttamento dei bianchi, capeggia manifestazioni e marce di protesta. Il suo intento è sempre pacifico, ma durante le mobilitazioni spesso le forze di sicurezza attaccano i manifestanti, lasciando sul campo morti e feriti. Viene arrestato per la prima volta nel 1952, il primo di una serie di arresti e vessazioni, culminate nel processo di Treason del 1958, stesso anno in cui sposa la sua amata Winnie, compagna di lotta e nella vita. Un legame che però non resisterà ai lunghi anni di carcere.

E' il 1964 quando Mandela varca l'ingresso della prigione-bunker di Robben Island, condannato all'ergastolo per sabotaggio e alto tradimento. Ne uscirà dopo 27 anni, dopo un lungo isolamento, che però non riesce a piegarlo e che, anzi, lo fortifica. La sua cella è talmente piccola da non riuscire nemmeno a stendersi per intero per dormire e con tre passi si arriva al muro. Può scrivere e ricevere una sola lettera ogni sei mesi, ma guarda oltre questa condizione disumana e continua a lottare per cambiare il mondo fuori dalle sbarre che lo imprigionano.

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"Ho nutrito l'ideale di una società libera e democratica, in cui tutte le persone vivono insieme in armonia. Questo è l'ideale per cui vivo e che spero di realizzare. Ma se è necessario, è un ideale per il quale sono pronto a morire". Sono le parole che pronuncia durante la sua arringa difensiva, durata più di 4 ore. E alla fine ha ragione lui. Quando esce dal carcere di Robben Island ha più di 70 anni e comincia la sua nuova vita. Intanto, il Sudafrica è completamente cambiato grazie al suo impegno e alla sua incredibile forza, esempio per milioni di neri nel Paese.

Per ventisette lunghissimi anni Nelson Mandela è il detenuto 46664 e lotta dal carcere dove l'hanno rinchiuso non per atti criminali, ma perché ha coltivato un'idea di libertà e di giustizia al di sopra di ogni altra cosa. E lotta anche all'interno del carcere. Lotta per migliorare le condizioni dei detenuti, lotta affinché i neri rinchiusi nel penitenziario di Robben Island possano studiare ed essere trattati come esseri umani, e non costantemente umiliati dalle guardie bianche.

Lotta perché quando ogni giorno i carcerati vengono portati a spaccare pietre in una cava bianca e accecante possano almeno indossare degli occhiali per riparare gli occhi dal sole assassino. Lotta persino per le uniformi della prigione, che per umiliare i neri sono costituite da pantaloncini corti come quelli dei bambini.

Quando esce dal carcere è l'11 febbraio 1990. Ha 71 anni, il mondo attorno a lui è cambiato e l'apartheid è finita. Le pressioni del mondo hanno fatto morire il razzismo, la sua lotta dal carcere ha reso più forte i neri, costituendo un esempio da seguire a ogni costo. La via giusta per arrivare a quella libertà tanto agognata.

All'uscita da Robben Island lo accolgono i flash dei fotografi e tutti vogliono parlare con lui, l'eroe del Sudafrica che ha sconfitto la segregazione. Nelson Mandela sembra quasi intimidito da tutto quel clamore. Lui che per quasi 30 anni ha vissuto praticamente nel silenzio. Nel 1990 l'ANC sospende la lotta armata. Due anni dopo, nel 1992, Nelson divorzia dalla moglie Winnie, con conseguente scandalo tra gossip e accuse velenose. La coppia non ha retto ai lunghi anni di lontananza.

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Mandela è invecchiato, ma non ha perso né smalto né energia ed è ancora pronto a impegnarsi per realizzare pienamente gli ideali che aveva cominciato a seguire sin da giovanissimo. L'apartheid non c'è più, ma la sfida è quella di ricostruire il Sudafrica e di operare nell'ottica della riconciliazione dopo tanti morti e tanta sofferenza. "Perdono" è la parola che comincia a usare più frequentemente. Per ricostruire e andare avanti c'è bisogno di perdonare. Lo dice e lo mette in pratica.

In quest'ottica Madiba tende la mano al presidente De Klerk e nel 1993 in tandem con lui riceve il Nobel per la Pace. Il suo popolo lo vuole a gran voce presidente, e così è. Nel 1994 si tengono le prime elezioni democratiche sudafricane e Mandela viene eletto praticamente all'unanimità. Ma lui avverte: sarò presidente solo per un mandato, poi mi ritirerò dalla scena politica.

Con lui il Sudafrica entra in una nuova era, fondata su una Costituzione nuova di zecca che bandisce la discriminazione nei confronti di tutte le minoranze. Il cammino verso la democrazia e lo sviluppo è cominciato e Mandela ne è l'artefice. Se oggi il Sudafrica è nel gruppo delle tigri del BRICS (Brasile, Russia, India e Cina) lo deve alla tenacia e alla lungimiranza di Madiba. Da presidente ha istituito la Commissione per la Verità e la Riconciliazione, con l'obiettivo di indagare sugli abusi del passato, e allo stesso tempo ha introdotto riforme politiche per combattere la povertà e per migliorare il servizio sanitario nazionale.

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Ma è anche presente sul palcoscenico internazionale e assume il ruolo di mediatore tra la Libia e il Regno Unito durante il processo per la bomba sul volo della Pan Am, oltre a riuscire a scongiurare nello stesso periodo un intervento militare in Lesotho.

Come preannunciato, nel 1999 a fine mandato Mandela annuncia di ritirarsi dalla vita politica, ma non prima di aver regalato un'ulteriore sorpresa al suo popolo. L'anno prima, nel 1998, alla "tenera" età di 80 anni decide di prendere moglie e si sposa in seconde nozze con Graca Machel, vedova del presidente del Mozambico.

Il clan dei Mandela ha una discendenza copiosa: Nelson può contare su 30 nipoti e 6 pronipoti, ai quali è visceralmente legato. La sua scomparsa oggi lascia un vuoto incolmabile in Sudafrica, così come in tutto il mondo. Lui, l'attaccabrighenato in riva a un fiume, è l'eroe buono che ha cambiato la Storia, e questo il mondo non lo dimenticherà mai. Addio Madiba.

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Anna Mazzone