Loris, parla la testimone dell'auto grigia ignorata dai giudici
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Loris, parla la testimone dell'auto grigia ignorata dai giudici

Giovanna Portelli racconta cosa ha visto quella mattina nella strada che porta al canalone, proprio nella fascia oraria in cui il piccolo Stival veniva ucciso

Ha visto un’auto grigia fare una manovra azzardata e sfrecciare a tutta velocità per la strada che conduce al canalone dove è stato trovato il corpo senza vita di Loris Stival, il bambino di otto anni di Santa Croce Camerina. I giudici del tribunale del Riesame di Catania hanno riportato la sua testimonianza, ma non hanno ritenuto di approfondire i fatti perché non si legano con la linea principale seguita, ovvero l’assassina è Veronica Panarello, mamma di Loris. Abbiamo raggiunto al telefono la signora Giovanna Portelli.


Cosa ha visto?

Una macchina che ha sbandato e poi ha imboccato la stradina che porta al mulino vecchio.

Lei era dentro la sua macchina?

Sì, in direzione opposta.

Nella strada provinciale?

Sì.

Se ho capito bene se l’è trovata di fronte e ha girato per imboccare la via del vecchio mulino.

Sì.

Perché l’ha colpita?

Perché è stata una manovra anomala, sembrava che avesse perso il controllo dell’auto.

Addirittura.

Sì, ha sbandato prima di imboccare la stradina.

E lei cosa ha pensato?

Che fosse un ubriaco. A quell’ora non si sapeva nulla del bambino.

Quando ha saputo di Loris?

La sera alle sette.

Si ricorda invece a che ora ha incrociato questa auto?

Alle 9,15.

Come fa a essere sicura?

Perché avevo guardato l’orologio, dovevo andare in un negozio. Poi abbiamo rivisto le immagini insieme con gli inquirenti, e gli orari coincidevano.

Ricorda che auto fosse?

Un modello vecchio, poi ora non posso confermare nulla, sono certa soltanto del fatto che fosse una manovra strana.

Era una persona da sola dentro l’auto?

Non sono riuscita a vedere nulla, ero a 300 metri di distanza. E non guardavo con occhio critico, era una giornata come tutte le altre.

L’auto era grigia?

Era una giornata brutta, pioveva, ero distante, non escludo che possa essermi fissata con un colore, ma non sono certa.

Ma nel verbale si parla di modello squadrato simile a vecchia Lancia secondo modello.

Evidentemente quella mattina avevo visione fresca, se l’hanno scritta sul verbale sarà così.

È andata lei dagli inquirenti?

Certo.

Quando l’ha fatto?

Il lunedì mattina successivo.

Che lei sappia gli inquirenti hanno approfondito quello che lei ha detto di aver visto?

Sono stata chiamata una seconda volta dalla Squadra Mobile, mi hanno mostrato la mia auto ripresa dalle telecamere.

Hanno verificato che la sua auto fosse davvero dove lei aveva detto.

Sì.

Ma le hanno mostrato un fotogramma di altre auto per provare a identificarla?

Ho visto delle immagini molto sfuocate.

Quando ha collegato la sparizione e l’uccisione del bambino con l’auto che aveva visto quella mattina, che sensazioni ha avuto? Che cosa ha pensato?

Che qualcuno avesse rapito il bambino e l’avesse portato lì, ma questo non stava a me, io ho fatto soltanto il mio dovere di cittadina.

Quella mattina ha incrociato l’auto della signora Panarello?

No, assolutamente.

Gli inquirenti le hanno fatto questa domanda?

Non ricordo, ma credo di no.

Ansa
ANSA/ Marco Costantino

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Carmelo Abbate