Lista Tsipras tra scissioni, ritiri e candidature per finta
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Lista Tsipras tra scissioni, ritiri e candidature per finta

Fuori Camilleri e Flores D'Arcais, gli altri big chiariscono: "Non andremo a Strasburgo" - Tsipras, il ritratto

La raccolta firme è partita circa una settimana fa. Per presentarsi alle prossime elezioni europee del 25 maggio, la lista anti-austerity made in Italy che candida alla presidenza del Parlamento europeo il leader greco di Syriza,Alexis Tsipras, deve raccoglierne almeno 150mila entro il 16 aprile prossimo. Si chiama “L'Altra Europa Tsipras”, nome deciso “dal basso”, come va di moda ultimamente, attraverso una consultazione on line.

“Per sottolineare l'autonomia della lista”, senza alcun aiuto da parte di forze parlamentari, i candidati provengono quasi tutti dalla cosiddetta “società civile” antagonista. Gli altri non devono aver ricoperto alcuna carica elettiva almeno dal 2004.

L'obbiettivo è quello di raccogliere consensi “ben al dil à della sinistra radicale”, tra i delusi del Pd – colpevole di aver supinamente accettato i diktat dell'Europa - e di chi aveva scelto i 5 Stelle “malgrado una leadership potenzialmente autoritaria e ondivaga”.

Nel frattempo però, coerentemente con la vocazione minoritaria della sinistra più massimalista incapace di resistere al richiamo della riserva indiana, la lista ha subito spaccature – che il presidente di Sel Nichi Vendola ha liquidato come “beghe di provincia” - e perso pezzi da 90 come Andrea Camilleri e Paolo Flores D'Arcais.

Erano in sei i cosiddetti promotori-garanti. Oltre Camilleri e D'Arcais, Barbara Spinelli, Luciano Gallino, Marco Revelli e Guido Viale. Sono rimasti in quattro.

Non è chiaro se siano stati lo scrittore e, come lo definisce “Il Fatto quotidiano”, “il più grande organizzatore culturale della sinistra italiana” a sbattere la porta o se li abbiano cacciati gli altri. Fatto sta che le defezioni eccellenti sarebbero state provocate da visioni divergenti sulla composizione della lista.

E anche sul presunto occultamento di una lettera. Quella che l’attivista di Peacelink Antonia Battaglia, tra le candidate di Taranto, inviò il 5 marzo scorso ai garanti per chiedere di togliere il suo nome dall’elenco dei candidati e che Camilleri e il direttore di MicroMega sostengono essergli stata nascosta. Nonostante tutti i garanti avessero acconsentito alla richiesta della Battaglia di non inserire nella lista esponenti del partito di Vendola che in Puglia “continua a disconoscere le proprie gravi responsabilità sulla vicenda Ilva”, alla fine tra i candidati figuravano anche Gano Cataldo e Dino Di Palma di Sel. Da qui il ritiro della Battaglia e la frattura tra i garanti.

C'è poi il caso dell'esclusione dell’imprenditrice siciliana Valeria Grasso, accusata di aver partecipato ad iniziative di Fratelli d’Italia e perciò liquidata dalle liste “senza aver ricevuto ne’ avvisi ne’ chiamate dirette dai garanti”.

La censura non ha risparmiato – per via della regola che esclude la candidatura di chi ha già ricoperto cariche politiche - nemmeno Sonia Alfano, europarlamentare eletta con l'Italia dei valori nel 2009, molto apprezzata a sinistra.

A sollevare malumori anche la presenza del redivivo Luca Casarini, l'ex leader veneto dei no-global, inviso non solo al papà del commissario Montalbano ma anche a una parte di quello stesso mondo che Casarini dovrebbe rappresentare. Sulla testa dell'ex Disobbediente pendono infatti diverse inchieste giudiziarie che lo vedono accusato di “reati sociali”, cioè relativi alla sua attività politica. Una circostanza che si è presto trasformata nell'ennesimo terreno di scontro tra Camilleri, Flores D'Arcias e Gallino contrari alla candidatura di Casarini e Spinelli, Revelli e Viale che invece si erano dichiarati favorevoli.

Nonostante questa serie di estromissioni, veti incrociati, ritiri e scontri fratricidi, recenti sondaggi internazionali sull’esito delle elezioni europee, premiano la lista del leader greco di Syriza. PollWatch2014 prevede addirittura cinque deputati eletti in Italia.

Anche se la candidatura di alcuni è, per loro stessa ammissione, solo di rappresentanza. Come quella della giornalista Barbara Spinelli la quale ha dichiarato che, se venisse eletta, cederebbe il suo posto a qualcun altro più capace di lei, perché una cosa è scrivere di politica per “smascherarla”, un'altra destreggiarsi tra procedure, regolamenti, trattati ecc.

Un inganno per l'elettore? Macché! “Una testimonianza necessaria”, secondo Spinelli e altri. A cominciare da Moni Ovadia che, secondo la giornalista, “sicuramente la pensa come me”. Tra gli altri nomi “eccellenti” quelli di Curzio Maltese, Giuliana Sgrena, Adriano Prosperi

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Claudia Daconto