Il Pdl ed il coraggio della pulizia
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Il Pdl ed il coraggio della pulizia

Fuori Cosentino, Milanese e gli altri 'impresentabili'. Scelta coraggiosa ed inattesa - tutti i candidati -

Faceva una certa impressione, ieri nei tg, ascoltare Nichi Vendola (che la magistratura ha salvato dalle accuse di avere imposto un primario di sua fiducia in un concorso riaperto apposta e di essere coinvolto nel malaffare della sanità in Puglia) dire che mentre le liste del Pd-Sel hanno un certo profumo, quelle del Pdl profumano “di camorra”.

Faceva impressione perché neppure Vendola, con tutta evidenza, pensava che Berlusconi e il Pdl fossero capaci di estromettere Nicola Cosentino, campione di consensi in Campania e già sottosegretario all’Economia, chiamato in causa per contiguità con la camorra. Invece, è successo. Così come sono rimasti fuori Marcello Dell’Utri, Marco Milanese e Claudio Scajola.

Erano questi i nomi per antonomasia “impresentabili” (Dell’Utri per i processi di mafia, Milanese per la gestione del potere al Tesoro e Scajola per la casa davanti al Colosseo). Innocenti fino a prova contraria, ma politicamente “bruciati”.

Certo, è triste che in Italia sia la magistratura, con la discrezionalità di cui gode, a influire sulla formazione delle liste grazie ai tempi biblici della giustizia e alla possibilità di selezionare a piacimento i propri bersagli (che vi siano due pesi e due misure, lo si può arguire anche semplicemente dalla moltiplicazione delle indiscrezioni e intercettazioni pubblicate sui giornali relative a personaggi del centro-destra, e dalla penuria o totale assenza di altrettante “soffiate” su uomini del centro-sinistra come il democratico Filippo Penati, già “fedelissimo” di Bersani). Ma va bene. Si dovrà pur dare atto che la magistratura è servita a fugare il rischio che le liste fossero inquinate da ipotetiche infiltrazioni.

Allo stesso modo, bisognerà ora riconoscere che un sacrificio pratico e uno politico è stato pur fatto, da Berlusconi e dal Pdl. Pratico, perché alcuni degli esclusi erano in grado di portare parecchi voti al mulino del centro-destra in quelle che si prospettano come elezioni di svolta, determinanti per il futuro del Paese. Politico, perché è passato il principio che anche di fronte a sentenze non passate in giudicato, quindi nel pieno di quella zona di pesca e influenza tipica dei magistrati di sinistra, certi nomi è meglio che non si presentino.

Il pm non ancora dimissionario Antonio Ingroia (quello che si candida in Sicilia pur essendo ineleggibile) ha già detto che queste esclusioni non valgono perché sono fatte solo per “calcolo elettorale”. E altri, sul fronte montiano, spiegano oggi che non si riconquista così la “verginità” di un partito che negli ultimi cinque anni ha chiuso un occhio su molte situazioni borderline.

Eppure, va dato atto a Berlusconi e Alfano di aver compiuto un passo politicamente difficile e personalmente “doloroso”, come lo definisce il Cavaliere. Certo, nelle liste ci sono ancora molti “paracadutati” dagli staff nei territori. Certo, c’è la rivolta di quelli che sono rimasti esclusi. E, certo, ci sono nomi poco presentabili non per ragioni processuali, ma per scarsa competenza e perché i loro meriti sono legati ad altro che non all’impegno politico o al prestigio personale. Eppure, non bisogna neppure fare di tutta l’erba un fascio.

Ci saranno sì i Razzi, gli Scilipoli e certi “fedelissimi” del Cavaliere. Ma ci sono anche new entry che pur appartenendo alla categoria dei paracadutati e “fedelissimi” sono oggettivamente persone di valore. Elisabetta Ludovico, per fare un esempio, descritta nei retroscena come “la segretaria di Grazioli”, non ha per nulla l’identikit dell’amazzone, anzi: 42 anni, riservata, efficiente, era il capo dell’Ufficio del Presidente Berlusconi a Palazzo Chigi, ruolo istituzionale di grande delicatezza che ha ricoperto con onestà e bravura. Laureata col massimo dei voti in Scienze politiche alla Luiss di Roma con una tesi sulla riforma della Costituzione francese, è specializzata in discipline parlamentari. È una “fedelissima” del Cavaliere, è vero, ma perché no. Ha tutte le carte per entrare in Parlamento.

Vogliamo andare a vedere dall’altra parte, nelle liste degli altri partiti, se tutti i nomi profumino, o di cosa profumino, per dirla con Nichi Vendola? Non si vorrà mica sostenere che criminali, paracadutati e fedelissimi siano prerogative del centrodestra…! Piuttosto, laddove i controlli sanitari sono più stringenti, la salute è garantita. Le liste del Pdl sono passate al vaglio dei magistrati “comunisti”. Le altre possono vantare un bollino altrettanto rigoroso?

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Marco Ventura

Inviato di guerra e cronista parlamentare de Il Giornale, poi  collaboratore de La Stampa, Epoca, Il Secolo XIX, Radio Radicale, Mediaset e La7, responsabile di uffici stampa istituzionali e autore di  una decina fra saggi e romanzi. L’ultimo  "Hina, questa è la mia vita".  Da "Il Campione e il Bandito" è stata tratta la miniserie con Beppe Fiorello per la Rai vincitrice dell’Oscar Tv 2010 per la migliore  fiction televisiva. Ora è autore di "Virus", trasmissione di Rai 2

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