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(Ansa)
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Dieci lezioni all’Europa dalla guerra russo-ucraina

Per la mia generazione, quella che attorno ai vent’anni ha visto il crollo del muro di Berlino ma che ricorda gli ultimi anni della Guerra Fredda, la sicurezza europea sta subendo oggi i suoi maggiori cambiamenti dal 1989. Molti di noi della Generazione X (1965-1980), dal 2000 in poi hanno visto una progressiva riduzione delle spese per la Difesa, salvo poi assistere a una retromarcia dopo l’inizio della guerra in Ucraina, che dobbiamo ammettere ci sta dando almeno dieci lezioni importanti sulla sicurezza dell’Europa geografica e sulla vacuità di quella istituzionale.

1. Gli Stati Uniti continuano a occupare un ruolo di regia, ma quanto sta accadendo tra Cina e nazioni dell’Indo-Pacifico è per Washington molto più importante di quanto avvenga da noi. A differenza dell’Europa, gli Usa ricordano bene le lezioni della storia e in particolare quanto accadde a Pearl Harbor. Al contrario, noi europei dimostriamo di non aver capito nulla della guerra nell’ex Jugoslavia e il 24 febbraio 2022 ci siamo risvegliati con i paesi europei erano divisi sia nelle loro valutazioni strategiche sulla Russia, sia nei loro interessi nazionali. Ci mancavano le capacità chiave per rispondere a Putin in modo efficace e, soprattutto, inizialmente neppure condividevamo la volontà di farlo.

2. Senza il sostegno degli Stati Uniti, l'Ucraina sarebbe stata invasa dalle forze russe e l'Europa sarebbe rimasta profondamente divisa mostrando che le fondamenta della sicurezza europea continuano a dipendere da Washington. Logica conseguenza è che siamo lontani dal poter gestire la nostra sicurezza in modo unificato.

3. La Nato, che con la crisi ucraina è passata da “morte cerebrale” (citazione di Macron) a una rinascita, deve oggi far fronte al mutato contesto di sicurezza fornendo una nuova organizzazione delle forze.

4. L'Europa finalmente sta iniziando a ricostituire le sue forze militari, ma questo viene fatto da singoli paesi seguendo accordi bilaterali e locali, non attraverso processi congiunti.

5. L'Unione europea, quella che si perde in mille utopie ecologiche e non riesce a controllare i suoi confini, non ha alcuna possibilità di diventare un’entità centrale nella difesa continentale. L'Unione ha iniziato a dare un importante contributo al sostegno dell'Ucraina e al rafforzamento della sicurezza dell'Europa, ha svolto un ruolo importante nel coordinare le sanzioni, nella sicurezza energetica e nel fornire finanziamenti per le armi all'Ucraina. Ma la guerra ha evidenziato che il nucleo della sicurezza e della difesa dell'Europa risiede ancora nella comunità transatlantica.

6. È improbabile che a guerra finita la sicurezza del confine orientale europeo sarà garantita dall'Ue o dalla Nato, almeno a breve termine. Sia l’Alleanza Atlantica sia l'Ue stanno dando un contributo fondamentale alla capacità dell'Ucraina di resistere e alla difesa dello spazio di sicurezza euro-atlantico, ma la guerra ha evidenziato che ci sono enormi ostacoli all'adesione dell'Ucraina e di altri stati confinanti con la Russia a entrambe le organizzazioni. Ovvero: se per l’adesione a Nato e Ue di alcuni Stati sono state chieste determinate garanzie, le stesse dovranno essere chieste a Kiev. Ma tra queste “garanzie” ci sono anche le leggi che Kiev ha imposto in Donbass e che hanno scatenato scontri per anni. E senza il consenso di Washington ci sono poche possibilità che la Nato accolga altri stati dell'Europa orientale.

7. La guerra in Ucraina è un conflitto internazionale e non soltanto europeo. La Russia si è assicurata rifornimenti e sostegno da Iran, Corea del Nord, Cina e alcuni dei suoi vicini post-sovietici, e ha cercato nei paesi non allineati in America Latina, Africa e Asia una copertura diplomatica per le sue azioni. I partner transatlantici dell'Ucraina hanno stretto legami con Australia, Giappone, Corea del Sud, Taiwan e altri su sanzioni e forniture di armi, e hanno spinto affinché gli stati “indecisi” come India e Turchia, stessero con l’occidente. L'Europa oggi ha bisogno del resto del mondo per contenere la Russia, gestire la presenza economica cinese nell’Ue e cercare di contare qualcosa nella situazione Indo-Pacifica, a partire da sostenere Taiwan.

8. Ne consegue che le principali sfide alla sicurezza dell'Europa si trovano sempre più al di fuori dei confini dell'Ue e della Nato, in un momento in cui l'impegno e le risorse di sicurezza degli Usa sono sempre più attratti dall'Asia e dalla sfida con la Cina.

9. L'attuale architettura istituzionale della sicurezza europea, formatasi durante la Guerra Fredda, non si adatta alle sfide di sicurezza di oggi ed è improbabile che le politiche di integrazione e allargamento europee degli ultimi trent’anni siano in grado di offrire risposte, almeno nel breve e medio periodo termine, alle principali minacce attuali. Ciò suggerisce che ci saranno limiti reali alla portata delle istituzioni euro-atlantiche oltre il fianco orientale della Nato e che sarà necessario stabilire nuovi accordi di sicurezza che coinvolgano nazioni non alleate.

10. Quando i combattimenti finiranno, la fine della guerra non riguarderà solo la definizione delle relazioni Russia-Ucraina, ma un nuovo equilibrio in tutta Europa. Questo sarà anche un momento in cui è probabile che ci saranno opinioni ampiamente divergenti sul futuro della sicurezza del Vecchio continente, sia su come gestire la Russia, sia sul concetto stesso di sicurezza europea.

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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