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ANSA/GIUSEPPE LAMI
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L'estate Instagram di Maria Elena Boschi

In palestra, con le amiche, in elicottero. Dalla riforma della Costituzione ai social. Quando la fotografia diventa mania. Politica

Toglietele il telefono e ridatele la Costituzione (da riscrivere).

Anche noi, che non comprendevamo la sua riforma, la preferivamo ministro e “madre costituente” rispetto a quest’ultima, sottosegretario e compulsiva, che i social ci stanno consegnando.

Da due mesi, Maria Elena Boschi si racconta e si celebra sul social network Instagram che come scrive il filosofo canadese Alain Deneault (Mediocrazia, Neri pozza) è l’«ufficio stampa dell’Io», la finestra sull’intimità perduta, la vanità ma condivisa. Il profilo è stato aperto a metà giugno e la partenza fa tornare in mente quella strampalata dell’ex presidente del Consiglio Mario Monti che, malconsigliato dai suoi spin doctor, si dimenticò dei titoli accademici per esordire su Twitter con un giovanilistico quanto minchioneggiante: «Un attimo… 100.007 follower. WOW. #Montilive».

Come l’ex premier anche la Boschi è apparsa ai suoi follower, sono già 14 mila, coniando la parola, anzi l’hashtag, “Instameb” che è un altro tic da rottamazione renziana come «cambiamoverso», «passodopopasso», «amicigufi», «nonsimolla».

E bisogna pure dire che la prima fotografia, che la Boschi ha postato, ci era apparsa istituzionale quasi grigia e monacale. Nella foto dello scorso 12 giugno, che è quella di debutto, la Boschi ha scelto una istantanea del 29 ottobre 2016, «con il popolo del Pd a Roma», che ha raccolto subito “215 mi piace”.

Da allora, però, la Boschi non si è fermata. Nello stesso giorno ha caricato sulla piattaforma altre 11 immagini e tutte sono “ritagliate”, “scontornate”, “filtrate”, “saturate”, “sfumate”, come permette questa formidabile applicazione che ci fa sentire tutti un po’ come il fotografo di Michelangelo Antonioni nel film Blow Up che alla modella urlava: «Piegati, piegati, di fianco, di fianco, e adesso i capelli, i capelli».

E infatti è in bianco e nero, spilbergheriana la definirebbero i registi, quella scattata il 25 aprile 2015 a Sant’Anna di Stazzema per commemorare l’eccidio di 560 civili italiani per mano dei nazisti e che di sicuro ha come fine quello di favorire la memoria ma che a vincenzi_giovanni incoraggia invece a dichiararsi: «Con questo suo nuovo sito, penso proprio di dedicarmi più a lei che è parte integrante della mia vita».

Le fotografie a colori si alternano a quelle ombreggiate ed è un filtro chiamato “Claredon” – spiegano i tossici social – quello utilizzato per immortalare l’ufficio di palazzo Chigi che nell’album anticipa lo scatto fatto a Lodi durante la campagna referendaria “Basta un sì” e che l’utente al_mhelo immediatamente smonta nella sezione dei commenti: «E invece fu un bel no!». Il profilo social della Boschi, che va ricordato quando si tratta di uomini politici è comunicazione sofisticatissima, è curato dall’abile Gianluca Comin della Comin & Partners, ex giornalista de Il Gazzettino e in passato responsabile della Comunicazione di Enel, Montedison, Telecom, portavoce dell’ex ministro prodiano Paolo Costa.

E dunque chissà se, alla fine, non ci racconti della Boschi più questo album di foto ripescate che le interviste politiche quasi sempre riscritte e rivedute.

Le foto sono finora 107 (quasi due al giorno) e si notano più quelle che mancano che quelle che scorrono. Mancano le foto della famiglia che la Boschi, in un’intervista, definì il suo porto: «Lì mi sento protetta quando ne ho bisogno, ma poi so che posso ripartire verso il mondo quando mi sento pronta».

Rovistando non si trovano le immagini del padre Pier Luigi, ex vicepresidente di quella sciagurata, e fallita, Banca Etruria, che alla Camera, il 18 dicembre 2015, Maria Elena Boschi difese da figlia prima ancora che da deputato: «Lasciatemi dire quello che ho nel cuore. Amo mio padre, è una persona per bene. È figlio di contadini, faceva 5 chilometri a piedi andata e ritorno, e un’ora di treno per diplomarsi».

Dimenticato? Di sicuro non c’è su questo profilo e per fortuna non conosciamo i suoi messaggi che invece abbiamo letto, sul Fatto quotidiano, dell’altro padre, Tiziano, che si rivolgeva al figlio Matteo Renzi così desolato: «Io non ho più nessuno che mi circonda. La verità è che sono infetto per tutti». Il messaggio precedente del figlio era questo: «Papà, hai amici da vomito».

Nei commenti alle foto di Maria Elena Boschi c’è purtroppo anche questa sostanza che ormai imbratta le pagine social e che un tempo si depositava nelle latrine dei nostri bagni pubblici. Le volgarità sono molte e testimoniano che la lingua del web è un’altra delle tante corruzioni (linguistiche) nazionali da medicare.

L’antropologo Marino Niola che in un’occasione è stato chiamato a spiegarci il successo di Instagram ha detto che «ci piace perché permette di rifarci letteralmente la faccia. Coniuga il narcisismo e il bisogno diaristico dell’individuo che cerca così di sfuggire alla solitudine guardandosi nello specchio della community».

Ma è vera solitudine quella di Maria Elena Boschi fotografata sola, e su un autobus, che ha raccolto 90 commenti tra cui quello di muariliuss, «foto quasi esistenziale, una bellezza quasi malinconica, tram vuoto?».

In realtà non si tratta di un tram e neppure di un autobus ma solo di una navetta aeroportuale. Insomma non solo la foto è adulterata nei colori ma anche nella frugalità che viene qui ostentata. E allora viene da chiedersi: era autentica malinconia quella delle interviste quando ai cronisti diceva: «Vorrei avere tre figli ma la sera torno tardi da lavoro, la casa è sempre vuota, e io sono lì da sola a bermi una tazza di latte…»?

Eppure, da ministro, era piaciuta quando aveva chiesto di essere valutata per le «riforme e non per le forme», ed era sembrata non una mancanza di garbo istituzionale ma un necessario ricambio di colori quel tailleur blu elettrico che indossò il 22 febbraio 2014, il giorno in cui il governo Renzi si presentò all’Italia e la Boschi giurò fedeltà alla Repubblica. Sembra passata un’epoca. Anche per la Boschi. C’è infatti più passato (uno degli hashtag è proprio lo sciocco anglismo “past”) che presente nelle fotografie che la Boschi ha scelto e pubblicato. Una è del 2012, e sembra l’unica non manipolata, che la ritrae alla terza edizione della Leopolda insieme a Matteo Renzi e al tesoriere del Pd, Francesco Bonifazi.

Il resto è quasi psichedelico. Ha tonalità viola la foto alla Biennale di Venezia del 13 maggio 2017 che per l’utente marceloraulzubia è «proprio da musa» mentre per il più rigoroso andrea.astrologo è una foto con «il bilanciamento del bianco sbagliato». Non manca neppure la fotografia icona del 28 maggio 2014 quando, sostituendosi al ministro degli Esteri, la Boschi volò fino in Congo per riportare 31 bambini adottati dalle famiglie italiane e la piccola Marthe, in aereo, la spettinava e dunque la addolciva. Insomma, sembrava che la verità di questa raccolta fotografica fosse la nostalgia che i follower non hanno tardato a rimproverarle: «Bellissime le foto, ma una di oggi?»; «A quando quella della prima comunione?».

Siamo sicuri che a quel punto il telefono le è scappato dalle mani e del sottosegretario si è impossessato il disagio dell’adolescente.

Lo scorso 30 giugno sul profilo sono quindi apparse le foto del concerto di Tiziano Ferro e la didascalia: «Al concerto a Roma con le mie amiche». Il 2 luglio è stata inserita la fotografia delle vacanze nell’isola greca di Santorini e il giorno seguente quella in auto con l’amica Alessia seguito da un diluvio di hashtag. Ma abbiamo capito con sicurezza che non si trattava più di strategia comunicativa ma di una pericolosa mania lo scorso 2 agosto quando sul profilo è stata caricata la fotografia di Maria Elena Boschi in elicottero verso l’isola di Ventotene equipaggiata come se andasse in Vietnam e non a un’inaugurazione. La malattia si è confermata in stato avanzato il giorno seguente con la foto del sottosegretario impegnata in palestra a sollevare pesi e con la breve nota: «Prima di arrivare a Palazzo Chigi, un po’ di allenamento. #menssanaincorporesano».

L’hanno castigata, ancora, i commenti come quelli di adventure_Lunaris: «Spezzeremo le reni alle opposizioni» e di giorgiomariotti: «Portaci Matteo Renzi qualche volta. Ha messo su qualche chiletto…». Ebbene, mai l’avremmo creduto ma ci manca l’on. Boschi mentre ci fa sbadigliare l’account Meb a cui suggeriamo di riascoltare, oggi più di ieri, l’opinione come sempre provocatoria ma illuminante del fotografo Oliviero Toscani. Interrogato proprio su Instagram, Toscani spiegò cosa ne pensasse: «La fotografia su Instagram è come il bagno. Il fatto che si vada in bagno non significa che in bagno dobbiamo viverci tutto il giorno. Il mio consiglio è sempre uno. Fatela ma non guardatela».


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Carmelo Caruso