Una campagna virale contro il cyberbullismo
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Una campagna virale contro il cyberbullismo

La propone il Consiglio d'Europa nell'ambito di un seminario nella Sala Mappa Mondo della Camera. "Ma no alle leggi speciali per il web " avverte il presidente Laura Boldrini

Mentre l'Autorità per le Telecomunicazioni si apprestava a presentare la sua relazione annuale per chiedere più regole per web, social network e blog a tutela della privacy, si è svolto a Roma, nella Sala dei Mappa Mondi della Camera dei Deputati, un seminario - organizzato anche dal Consiglio d'Europa - dal titolo “Parole libere, parole d’odio?” alla presenza, tra gli altri di Laura Boldrini e Stefano Rodotà. Finalità: come arginare il rischio che l'odio o il dileggio virtuale porti con sé tragedie reali, come quella accaduta a Carolina Picchio, la quattordicenne morta suicida dopo essere stata messa alla gogna su Facebook (leggi l'inchiesta di Panorama ). 

Il tema è anche legislativo. Occorrono leggi speciali per il web? Tutti i relatori si sono detti concordi su un punto sintetizzato da Laura Boldrini: “Non occorrono nuove norme per punire gli autori del cyberbullismo perché il reato online è lo stesso reato che viene consumato offline". Ovvero, nessuna caccia alle streghe. Anche Stefano Rodotà  ha ribadito il suo no alla promulgazione di leggi speciali al fine di  contrastare un fenomeno - quello del cyberbullismo - che è ormai in vertiginosa ascesa grazie al boom mondiale della connettività. 

CAMPAGNA VIRALE 
Il Consiglio d’Europa ha deciso perciò di dedicare una campagna alla formazione e sensibilizzazione dei giovani, dei nativi digitali, per la difesa e promozione dei diritti umani online, con lo scopo di dar vita ad una “campagna virale”. L'iniziativa si ripropone di fornire ai giovani gli strumenti utili a riconoscere un discorso d’odio online. Divenuti consapevoli saranno gli stessi giovani, attraverso un monitoraggio partecipativo della rete, a individuare e denunciare i contenuti dei siti che diffondono messaggi violenti e discriminatori. Questo, l'obiettivo della campagna. I giovani potranno segnalare i contenuti che, a loro parere, violano i diritti umani di una categoria di persone o di un individuo e, quindi, dibatterne collettivamente sulla piattaforma online creata dal Consiglio d’Europa proprio a questo scopo.

VITTIME DEI CYBERBULLISMO
Secondo una recente statistica fornita dall’Istituto europeo Eurostat, il 93% dei giovani che vivono in Europa con un’età compresa tra i 16 e i 24 anni naviga online regolarmente, rispetto al 70% della popolazione totale europea.  In Italia, lo scorso anno, un bambino su quattro è stato vittima di cyberbullismo mentre, secondo la ricerca “I ragazzi e il cyber bullismo” realizzata da Ipsos per Save the Children, i social network sono la modalità d’attacco preferita dal cyber bullo (61%), che di solito colpisce la vittima attraverso la diffusione di foto e immagini denigratorie (59%) o tramite la creazione di gruppi “contro” (57%). Inoltre, i 2/3 dei minori italiani riconoscono nel cyber bullismo la principale minaccia alla loro vita quotidiana, il più pericoloso.

Nei criteri di elezione della vittima la “diversità”, nelle sue varie declinazioni.  La prima causa è l’aspetto estetico (67%, con picchi del 77% tra le femmine dai 12 ai 14 anni), seguito dalla timidezza (67%, che sale al 71% sempre per le ragazze preadolescenti), il supposto orientamento sessuale (56% che arriva al 62 per i preadolescenti maschi), l’essere straniero (43%), l’abbigliamento non convenzionale (48%) e la disabilità ( 31%, che aumenta al 36% tra le femmine dai 12 ai 14).  Di minore importanza sono invece considerati l’orientamento politico o religioso, causa di atti di bullismo rispettivamente per il 22 e il 20% dei ragazzi.  

 
  

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