Le incertezze francesi in Siria
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Le incertezze francesi in Siria

Abbandonato da Berlino e Londra, il presidente Hollande è rimasto solo. La sua volontà di partecipare ai raid anti-Assad raccoglie molte critiche anche in patria

«Io ci vado, tu vai ? In ogni caso senza di voi, non vado… ». In questo teatrino che sarebbe comico se il fondo del problema non fosse così tragico, Io  François Hollande, tu Barack Obama, il luogo la Siria ovviamente. La politica estera del presidente francese non è mai stata più ingarbugliata. Colto da un facile entusiasmo, che qualcuno dice essere l’erede della felice e breve campagna militare in Mali, François Hollande ha preso tutti di sorpresa quando ha dichiarato che la Francia era pronta ad un attacco militare in Siria.  Qualcuno ha addirittura visto in questa iniziativa il vecchio George  Bush o comunque lo spirito dei Repubblicani statunitensi, cosa che è valsa infatti delle parole piuttosto dolci nei suoi confronti del partito di opposizione in Francia, l’UMP. Hollande, al momento della sua dichiarazione, credeva di essere in buona compagnia: Gran Bretagna, Usa e Germania almeno. Uno dopo l’altro però gli alleati si sono rarefatti all’orizzonte per diverse ragioni (voto contrario in UK, attesa del voto in Usa e Merkel che si smarca prontamente e discretamente). Ecco che il presidente francese si rende conto dell’abisso che ha voluto saltare e delle vertigini che gli provoca ora ed aggiusta il tiro: « In tutti i casi non agiremo mai soli, è necessario, in mancanza di una risoluzione del Consiglio di Sicurezza, un’alleanza la più larga possibile : Lega Araba ed Europa»… Peccato che l’Europa, dal Presidente francese, non sia stata mai consultata prima della sua dichiarazione, mettendo di fatto il proverbiale carretto davanti ai buoi.

La condanna, quella sì unanime, dell’uso delle armi chimiche nella strage del 21 agosto scorso a Damasco, va secondo l’Hollande pensiero, di pari passo alla convizione che sia sia stato il regime di Assad ad usarle. Ma anche qui il Presidente francese mette ancora una volta il carretto davanti ai buoi perché la missione degli ispettori dell’Onu che devono stabilire chi ha usato cosa, non è ancora terminata. Insomma se la politica estera di Obama era già stata ampiamente critica (specialmente per quanto riguarda il Medio Oriente) quella che sta adottando la Francia per il caso Siria rischia di essere deleteria per tutti.

François Hollande ha in mente infatti non una guerra, ma «una punizione del regime di Assad che che ha oltrepassato la linea rossa rappresentata dall’uso delle armi chimiche, vero e proprio crimine di guerra».  Il Presidente francese pensa a dei raid indolore per gli attaccanti, portati da aerei e navi, ad un blitz in sostanza per fare arrestare l’escalation in Siria, ma non «per destituire il regime di Assad». L’utilità di tali operazioni è già stata più volte messa in dubbio in passato, dai fatti. Di più, la situazione geopolitica siriana non gli permette di fare un copia-incolla di ciò che ha fatto in Mali qualche mese fa e di questo pare non se ne sia avveduto. In politica estera il suo interventismo potrebbe costargli un conto salato da pagare in casa. La sinistra radicale non lo sostiene, Europe écologie (i verdi) tace o al massimo mugugna, ancora spaventata dal siluramento del ministro Batho che si era permesso di dissentire sul budget a lei allocato. I socialisti pare non siano completament allineati. La popolazione non è convinta che grazie ad un intervento militare si potrà poi andare al tavolo di negoziazione, piano di Hollande. Tutti sono d’accordo sul fatto che qualcosa si debba fare, nessuno sa però bene cosa.       

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Luca Endrizzi