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La Formula Uno a Las Vegas è già un fallimento

La Formula Uno a Las Vegas è già un fallimento

Le proteste dei piloti, il tombino che ha messo ko la Ferrari e la rigidità dei commissari. Le prove libere in orari notturni: ha ragione Verstappen nel definire la tappa del Mondiale un circo

Una vettura distrutta per colpa di un tombino saltato e di cui nessuno si era accorto. I commissari che fanno applicare rigidamente il regolamento e penalizzano il pilota, già penalizzato di suo, perché dovrà sostituire quasi tutti i pezzi della sua vettura. Prove libere cancellate e riprogrammate, a meno di sorprese, nel cuore della notte. Benvenuti a Las Vegas dove la Formula Uno è tornata in cerca di altra visibilità sul mercato americano, nell’anno in cui il boom di interesse, presenze in pista e ascolti tv ha coperto la noia di un Mondiale deciso a metà stagione.

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Lo spettacolo intorno al Gran Premio nel deserto del Nevada è stato deprimente malgrado lustrini, luci e fuochi d’artificio. L’incidente che ha messo ko Carlos Sainz e la sua Ferrari, costretti a subire una penalità di dieci posizioni in griglia per gli interventi sulla Rossa, ha fatto esplodere il bubbone. Il Cavallino si è lamentato, ma alla fine si va avanti perché il business è troppo alto per tutti. Era successo anche dopo le parole del campione del mondo, Max Verstappen, l’unico col coraggio di definire il week end di Las Vegas “99% show e 1% sport”, tanto da sentirsi “un clown”.

Lo hanno rimproverato provando a spiegargli che è tutto nell’interesse della Formula Uno, quindi anche suo. In assoluto non è uno scandalo che uno sport esplori strade sempre nuove per cercare di attrarre o consolidare l’interesse di nuovi mercati, a patto che questo non finisca con l’interferire pesantemente sui due pilastri cui ogni dirigente dovrebbe fare riferimento.

Il primo è la regolarità tecnica della competizione, senza la quale a lungo andare tutto perde credibilità e appeal. La seconda è la sicurezza, a maggior ragione dove si corre a 300 chilometri all’ora in strade strette e tra muri. E’ ragionevole chiedere ai piloti di farlo nel cuore della notte in nome del business?

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