Catello Maresca
Roberto Salomone
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Caso Maresca - Don Ciotti: la verità detta e ancora da dire

Il "don" di Libera ha querelato il magistrato e Panorama. Poi le scuse di Maresca e la querela (contro di lui) cancellata. Ora deve arrivare la verità

Questo articolo comincia dalla fine della storia, ma il colpo di scena arriverà comunque nel finale. Il primo marzo, il magistrato Catello Maresca, impegnato a Napoli contro la Camorra, rende pubblica una lettera che inizia così: "Caro don Luigi e cari amici di Libera".

Il "caro don Luigi" è don Luigi Ciotti e Libera è l'associazione da lui fondata che raccoglie tra l'altro circa 1.600 cooperative, alle quali sono stati assegnati immobili e aziende confiscate (oltre 1.400 ettari di terreni) alle mafie.

Nella lettera, Maresca - che può vantare tra l'altro di aver sgominato il clan dei casalesi, arrestato il superboss Michele Zagaria e di aver dato l'impulso per la confisca di beni per milioni di euro - affronta il contenuto di una sua intervista pubblicata da Panorama nel gennaio del 2016. È passato cioè oltre un anno.

- LEGGI QUI L'INTERVISTA
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Oggi dice: "Mi dispiace tantissimo per lo spiacevole equivoco che è nato a seguito della mia intervista...". E inizia un'interminabile sequela di scuse e precisazioni dopo aver sostenuto che il giornalista ha male sintetizzato le sue parole o che ha liberamente interpretato il suo pensiero.

Maresca si "dispiace perché mai ho voluto neanche lontanamente mettere in dubbio la storia e il valore inestimabile della storia di Libera" ma si "dispiace" anche perché alcune considerazioni "sono state strumentalizzate e utilizzate in una ingiusta e scorretta campagna di delegittimazione di Libera e del lavoro di molti volontari".

Il molto dispiaciuto dottor Maresca difende di quell'intervista un concetto che è "pronto a dimostrare con decine di esempi".

Vediamo il concetto: "In certi territori è chiara la percezione che solo chi sia legato al mondo di Libera offra le garanzie di affidabilità necessarie per gestire beni confiscati. Viene, quindi, naturale che anche soggetti - per così dire - poco interessati alla causa volontaristica antimafia, cerchino di avvicinarsi a Libera al solo scopo di trarne vantaggi personali e utili propri".

Il 13 gennaio 2016, dopo che erano circolate le anticipazioni della sua intervista, il magistrato aveva detto all'Ansa che "bisogna constatare che purtroppo, con il tempo, allo spirito iniziale (di Libera, ndr) esclusivamente volontaristico si sia affiancata un'altra componente, che potremmo definire pseudo imprenditoriale. Questo ha comportato in alcune zone del Paese, come la Sicilia, che persone lontane dai valori iniziali, abbiano potuto approfittare della fama di Libera per cercare di curare i loro interessi. Questo ha fatto sì che si snaturasse, in certi luoghi, il reale valore dell'intervento di Libera per fare posto a soggetti non sempre affidabili. Questa pseudo antimafia è incompatibile con lo spirito iniziale".

Intervista e successivi interventi di Maresca scatenarono le ire di don Ciotti che davanti alla commissione Antimafia ne parlò etichettando sempre il magistrato come "questo signore", definì le affermazioni "sconcertanti" e annunciò una denuncia perché "il fango fa il gioco dei mafiosi".

Maresca rispose a stretto giro, scrisse un articolo sul Mattino il 15 gennaio nel quale bollò come "scomposta" la reazione di don Ciotti e invitò il sacerdote a non rivolgersi a lui con l'appellativo "questo signore". E quanto "addirittura" alla minaccia di querela rivendicò "la legittima espressione di opinione sul sistema di gestione dei beni confiscati e sulle sue criticità".

Soprattutto ribadì il nocciolo della questione e scrisse di suo pugno: "Resto personalmente convinto che esista l'alto rischio che sigle che hanno guadagnato sul campo stima ed onorabilità sul fronte antimafia possano essere vittime, anche inconsapevoli, di strumentalizzazioni da parte di soggetti interessati ad altro".

Due mesi dopo, a marzo 2016, don Ciotti annunciò di aver querelato Maresca e Panoramadal momento che il magistrato non aveva fatto alcuna marcia indietro.

E adesso, prima di andare avanti, riepiloghiamo: il pm antimafia Maresca rilascia un'intervista a Panorama con riferimenti problematici su Libera e la gestione dei beni confiscati; dopo la pubblicazione non invia alcuna smentita o precisazione a Panorama; ribadisce i concetti dell'intervista con altre e successive dichiarazioni; risponde per le rime a don Ciotti con un articolo sul Mattino; incassa in silenzio la querela di Libera; a distanza di oltre un anno scrive una lettera aperta a Libera per scusarsi.

Don Ciotti lo accoglie come il figliol prodigo perché "fa onore a tutti prendere coscienza che si può aver sbagliato", allarga le braccia sul perché Maresca abbia deciso di tornare sui suoi passi dopo oltre un anno e annuncia soprattutto che ritirerà la denuncia contro il magistrato mentre proseguirà "contro il settimanale Panorama".

E adesso veniamo al non-noto di questa storia. Il dottor Maresca sa perfettamente che non c'era nulla da smentire di quell'intervista come testimoniano vari sms che inviò all'autore, il giornalista Carmelo Caruso, e al sottoscritto.

Ma c'è molto di più. Il 22 gennaio dopo che il Procuratore nazionale antimafia Franco Roberti tornò sulla vicenda Maresca-Libera (Roberti dichiarò: "Nessuno si deve offendere se qualcuno avverte su un possibile rischio di infiltrazione"), Maresca mi inviò un messaggio che recitava così: "Anche questa è una soddisfazione".

Il 10 marzo, a seguito dell'annuncio della querela di don Ciotti, mi scrisse questo messaggio in risposta alle affermazioni del sacerdote: "Ciao Giorgio, che vuoi fare? Questi hanno davvero perso il contatto con la realtà. Vuol dire che dovrò fare l'anti-antimafia. Ora taccio ma ti assicuro che ci sarà da divertirsi a svelare nel possibile processo tutte le belle cose su Libera".

Il 26 marzo segnalò al giornalista che lo aveva intervistato un articolo il cui titolo recitava "Non lavoro più in nero per te" - Don Ciotti lo prende a ceffoni" accompagnato da questo messaggio: "Questa storia la conosceva?".

E subito dopo: "Qui da noi non hanno perso il vizio di tenere lavoratori a nero". E ancora: "Vedi pure i soldi per la manifestazione di Messina da dove li hanno presi. E i soldi delle coop che fine fanno. Auguri".

Già, dottor Maresca, molti auguri. Ci vediamo in tribunale: Panorama sarà sul banco degli imputati, ma lei sarà chiamato a testimoniare con l'obbligo di dire la verità per onorare la promessa di indossare i panni dell'anti-antimafia e spiegare perché "ci sarà da divertirsi a svelare tutte le belle cose su Libera".

Nel frattempo, dopo essersi cosparso il capo di cenere con don Ciotti ed essere stato graziato dal fastidio di un processo in qualità di imputato, ha annunciato che il 21 marzo sarà a braccetto con il ritrovato amico in occasione della giornata della memoria per le vittime della mafia. A proposito di memoria, di vittime e di mafia mi rimbomba una frase di Giovanni Falcone: "Chi tace e chi piega la testa muore ogni volta che lo fa, chi parla e chi cammina a testa alta muore una volta sola".

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Giorgio Mulè