La Corte Suprema e il destino di Obama
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La Corte Suprema e il destino di Obama

Giovedì pomeriggio, la Corte Suprema degli Usa emetterà una delle sentenze più attese nella storia degli Usa: quella sulla riforma sanitaria di Barack Obama. Se la legge venisse cassata, per lui sarebbe un brutto colpo

Soltanto la vigilia della sentenza sul caso Bush v. Gore ebbe più pathos. Naturale. I giudici della Corte Suprema dovevano (di fatto) decidere chi dovesse diventare il 43°presidente degli Stati Uniti. Si sa come andò a finire. Dodici anni dopo, anche questa volta, in gioco c'è il destino di una presidenza: quella di Barack Obama.

La sentenza sulla riforma sanitaria sarà una pietra miliare della giurisprudenza americana e, nel caso in cui fosse sfavorevole al governo, un macigno sulla strada della rielezione dell'attuale inquilino della Casa Bianca.

Tutti gli occhi sono puntati sul numero 1 di First Street a Washington, a quell'edificio in stile neo classico costruito negli anni'30 del '900. Gli esperti cercano di capire quale sarà l'esito dell'accesa discussione che si è registrata tra i nove membri della corte, cinque d'impostazione conservatrice e altri quattro invece di tendenza progressista. Sarà il presidente della Corte, il giudice John J. Roberts, nominato da George W. Bush a scrivere la sentenza, segno dell'importanza e della delicatezza dell'atto.

La legge verrà salvata o bocciata, anche solo in parte? Si salverà la norma architrave, quella che impone a ogni cittadino di avere un polizza medica, o vincerà la tesi secondo cui questa non è altro che un'imposizione del governo, totalmente in contraddizione con lo spirito della Costituzione statunitense?

A poche ore dalla sua emissione, sono alcuni i segnali che indicano come è probabile che si vada verso una sentenza che non piacerà a Barack Obama. Il primo a fornire un indizio è stato proprio il presidente. In un discorso elettorale ha detto che l'America non deve fare "passi indietro" rispetto agli obiettivi raggiunti e che i suoi cittadini non devono combattere una nuova battaglia per avere una assistenza sanitaria.

Questi concetti potrebbero essere il leit motiv della sua campagna elettorale in caso di bocciatura della legge. Slogan elettorali che potrebbero essere controproducenti. I sondaggi dicono che la maggioranza degli americani non condivide la riforma, anche se non l'avversano apertamente.

Comunque vada, Barack Obama non si troverà in una comoda posizione. Se la riforma dovesse passare indenne dalla forche caudine della Corte Suprema, il presidente si troverà a rivendicare una vittoria che la maggior parte degli americani non condividerà, compresi molti elettori democratici.

Se invece, la legge venisse bocciata, per l'opinione pubblica sarebbe chiaro che la presidenza Obama è stata impegnata per metà del tempo del primo mandato (due anni) su di un provvedimento completamente inutile. Per lui, che questa riforma ha voluto a ogni costo, sarebbe un colpo politico fortissimo, in grado di tagliargli le gambe.

Mitt Romney avrebbe gioco facile a dire quello che sta dicendo in questi giorni: "Se l'ObamaCare verrà considerata anti costituzionale, sarà la dimostrazione che la Casa Bianca ha perso tempo dietro qualche cosa che non serviva al Popolo Americano".

Dan Axelrod, il braccio destro di Barack Obama ha confessato in una recente intervista di essersi messo a piangere come una fontana dalla commozione il giorno in cui la riforma venne approvata. "Un traguardo storico era stato raggiunto". La sentenza della Corte Suprema potrebbe farlo piangere ancora, ma questa volta per disperazione.

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Michele Zurleni

Giornalista, ha una bandiera Usa sulla scrivania. Simbolo di chi vuole guardare avanti, come fa Obama. Come hanno fatto molti suoi predecessori

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