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Il fiume Po (Ansa)
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L'Italia torna a essere una penisola "umida". Ma il rischio siccità è ancora dietro l'angolo

Le importanti piogge che hanno interessato il nostro Paese in queste ultime settimane hanno migliorato la situazione di molti bacini idrici, tornati a livelli sopra la norma. Resta tuttavia il problema siccità, che potrebbe ripresentarsi con l'arrivo dell'estate

L'Italia è un Paese umido. A registrarlo è il nuovo report dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche che sottolinea come, le intense precipitazioni che hanno colpito la nostra penisola nelle ultime settimane abbiamo quasi capovolto la situazione. Se infatti fino al mese scorso l'Italia era un Paese a rischio siccità, oggi ci troviamo al polo opposto con rischi idrogeologici effettivi. Tuttavia, è bene ricordare che la situazione è in continua evoluzione e che la possibilità che la situazione torni a essere simile a quella dello scorso maggio è una realtà con cui dobbiamo fare i conti.

Ma guardiamo nel dettaglio come è successo nell'ultimo periodo in Italia. Se al Nord, all’inondazione della Romagna si affianca la violenza meteo su Brescia (145 millimetri di pioggia in un giorno con una punta di mm. 50 in un’ora), è al CentroSud, che si registra un autentico “sciame alluvionale” a conferma della fragilità idrogeologica dell’Italia. Le forti piogge in Campania, a Forino, hanno allagato il paese in poche ore con una caduta di 78,4 millimetri di pioggia; grande apprensione, ma solo danni e disagi a Lucera in Puglia per circa 60 millimetri d’acqua caduti in un’ora ; in Sardegna, 61,4 millimetri sono scesi in un’ora su Ottana, mentre è bastata un’ora e mezza per vedere cadere 64 millimetri d’acqua su Carbonia, mentre 27 violentissimi millimetri di pioggia in un’ora sono stati sufficienti per provocare allagamenti, frane e crolli a Bonnanaro; infine in Sicilia si registrano 62 millimetri di pioggia in 2 giorni su Sclafani Bagni (mm. 46 in 24 ore) e mm. 50 su Aidone.

Quella che vediamo «è la conferma di una crisi climatica, che vede il nostro Paese particolarmente esposto, colpito da una tropicalizzazione di eventi, la cui violenza si scarica su aree circoscritte, moltiplicando la pressione sul reticolo idraulico» ha commentato Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) «L’immagine più appropriata è quella di un secchio improvvisamente rovesciato sulle testa delle comunità: o adeguiamo il territorio a contenere le acque di pioggia, trasformando il problema in opportunità, grazie all’efficientamento della rete idraulica, alla realizzazione di nuove infrastrutture ed assumendo un atteggiamento nuovo e diverso riguardo il consumo del suolo oppure nuove emergenze anche drammatiche possono purtroppo ripetersi un po’ ovunque su un territorio fortemente urbanizzato».

Laghi e fiumi sono tornati a respirare, toccando i livelli pre allarme siccità. Al Nord, i livelli dei grandi bacini naturali sono a quote confortanti: i laghi Maggiore e di Como sono sopra media, così come quello d’Iseo che, con il 98,6% di riempimento sfiora il massimo storico; bene anche il Benaco, che cresce di quasi 10 centimetri, indirizzandosi ad uscire dallo stato di sofferenza, che lo caratterizza da molte settimane. Migliora anche il Garda, che partiva da un livello preoccupante e che invece ora sembra essere tornato a livelli idrici normali. In Valle d’Aosta, complice lo scioglimento della neve in quota e le abbondanti precipitazioni, la portata della Dora Baltea cresce notevolmente, così come, in Lombardia, il fiume Adda tocca una portata di 177 metri cubi al secondo, superiore quantomeno a quella del siccitoso 2022. In Piemonte, le eccezionali portate dei fiumi in piena sono in larga parte solo un ricordo: restano importanti i volumi d’acqua negli alvei di Varaita (oltre 35 metri cubi al secondo) ed Orco (oltre mc/s 50), mentre tornano sotto media la Sesia, il Tanaro, la Toce. Tornano a scendere i livelli dei fiumi liguri. E se in Veneto, l’Adige continua a crescere, così come la Brenta, a calare sono invece Piave e Livenza.

Un discorso a parte deve essere fatto per il fiume Po. Nonostante gli eventi piovosi che hanno interessato l'Italia, il Grande Fiume rimane sotto la media storica. Questo sebbene in Piemonte il fiume registri una portata al di sopra delle medie storiche (a Torino, 233 metri cubi al secondo rispetto ad una media mensile di mc/s 151,3 cioè +54%). L'andamento delle acque infatti è estremamente altalenante: in Emilia Romagna e Lombardia, per esempio, le portate risultano in netto calo (a Piacenza e Cremona sono più che dimezzate), ma restano in crescita man mano che ci si avvicina al delta, complici gli afflussi da territori colpiti da eventi meteo estremi.


Parlando di una delle aree più colpite dal maltempo, l' Emilia Romagna, i fiumi dei territori occidentali (Nure e Trebbia) permangono sopra le medie mensili, mentre tornano sotto media quelli centrali (Enza, Panaro e Secchia). A conferma di un’accentuata localizzazione degli eventi meteo, marcato è lo scarto nelle precipitazioni cumulate tra i settori orientale ed occidentale della regione: se nei bacini montani romagnoli la pioggia caduta dall’ inizio dell’anno idrologico tocca 926 millimetri, sulle terre alte dal Parma alla Trebbia supera appena i 720 millimetri, così come si attesta sui 200 millimetri, la differenza di cumulata tra i bacini di pianura a Nord della foce del fiume Reno e quelli dal Parma al Tidone. In Toscana, l’apporto pluviale di Maggio ha segnato numeri record nelle aree appenniniche dell’alto Mugello (contribuendo alla tragedia romagnola tramite i bacini del Senio e del Santerno) e della Garfagnana, con cumulate, che vanno dai 400 millimetri fino a sfiorare i 500 nell’area di confine tra le province di Firenze e Bologna. Nonostante ciò, tornano a scendere i fiumi con Arno e Serchio a livelli di portata inferiori alla media e in linea con quelli insufficienti del 2022. Nelle Marche prosegue invece la “normalizzazione” dei livelli dei fiumi, che mantengono però altezze superiori al quadriennio precedente. In Umbria, la Nera cala di 40 centimetri e il Chiascio di 30; da inizio Maggio, il livello idrico nel bacino della diga di Corbara è cresciuto di oltre 2,30 metri.

Per quanto riguarda il Tevere, in Umbria decresce di oltre mezzo metro. Nel Lazio, invece, la sua portata a Roma centro si attesta su mc/s 141, valore superiore al biennio 2021-2022.

Nel Lazio cresce ancora l’Aniene, che arriva a toccare la confortante portata di mc/s 24,3, mentre decresce il Liri dopo i valori di piena dei giorni scorsi. Il lago del Salto, in provincia di Rieti, da inizio Maggio registra un incremento di livello pari a circa 3,30 metri mentre la situazione dei laghi Bracciano e Nemi, che non hanno fiumi immissari, fatica da anni a migliorare. In Campania, decrescono vistosamente i livelli dei fiumi Volturno (stabile, invece, in Molise), Sele e Garigliano. Dopo aver incamerato una notevole quantità d’acqua nelle scorse settimane, i bacini della Basilicata subiscono una battuta d’arresto (circa -2,5 milioni di metri cubi) a causa di un’intensa attività irrigua, mantenendo però un surplus notevole rispetto alla già positiva primavera 2022 (+45,37 milioni di metri cubi). Analogo andamento si registra, infine, negli invasi della Puglia. Un esempio virtuoso sull’utilità dei bacini arriva dalla Calabria, dove l’invaso della diga di Sant’Anna, dopo essere stato per lungo tempo a secco, ha recuperato in due mesi i volumi mancanti, arrivando a raggiungere, stoccando le acque di piogge anche torrenziali, registrate nell’entroterra crotonese a Maggio, il volume di 14,37 milioni di metri cubi, record in anni recenti ed a solo 1.630.000 metri cubi dal volume massimo autorizzato.

«Il timore adesso è l’immobilismo post emozionale, non acquisendo intrinsecamente che alluvioni e siccità sono facce di una stessa medaglia, chiamata gestione idraulica, messa in crisi dai cambiamenti climatici e da un inarrestabile abbandono, nonché cementificazione del territorio. Per questo, le soluzioni da noi proposte, dai piani invasi agli interventi di efficientamento sulle opere esistenti, sono multifunzionali, rispondendo perlopiù ad entrambe le esigenze» ha concluso Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI «È tempo di dimostrare di essere un Paese maturo che, accanto all’eccezionale capacità di intervento in caso d’emergenza, sa ora farlo anche in prevenzione, utilizzando al meglio le risorse disponibili e cui si potrà accedere».

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Marianna Baroli

Giornalista, autore

(Milano, 1986) La prima volta che ha detto «farò la giornalista» aveva solo 7 anni. Cresciuta tra i libri di Giurisprudenza, ha collaborato con il quotidiano Libero. Iperconnessa e ipersocial, è estremamente appassionata delle sfaccettature della cultura asiatica, di Giappone, dell'universo K-pop e di Hallyu wave. Dal 2020 è Honorary Reporter per il Ministero della Cultura Coreana. Si rilassa programmando viaggi, scoprendo hotel e ristoranti in giro per il mondo. Appena può salta da un parco Disney all'altro. Ha scritto un libro «La Corea dalla A alla Z», edito da Edizioni Nuova Cultura, e in collaborazione con il KOCIS (Ministero della Cultura Coreana) e l'Istituto Culturale Coreano in Italia.

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