Intercettazioni: l'impotenza italiana, il leviatano usa
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Intercettazioni: l'impotenza italiana, il leviatano usa

Barack Obama tranquillizza gli alleati annunciando cambi al vertice della NSA. Ma la nostra privacy è inesistente e piegata al volere dei centri di ascolto USA

per LookOut News

Fino alla fine degli anni Ottanta, il direttore della CIA, la potente Central Intelligence Agency americana, ricopriva anche il ruolo di DCI, Director of Central Intelligence. Questa qualifica di “director”, che lo equiparava a un membro di gabinetto, lo poneva indiscutibilmente al di sopra dei direttori dei maggiori organi di sicurezza nazionale, la National Security Agency (NSA) e il Federal Bureau of Intelligence (FBI), nella gerarchia di comando.

L’importanza della qualifica di DCI non stava tanto nella piramide gerarchica che esprimeva tale carica, quanto piuttosto nel controllo dei fondi destinati alla sicurezza nazionale e, di conseguenza, nel controllo del budget e delle operazioni di tutte le altre agenzie. 

Oggi, invece, le cose sono cambiate. Da quando l’NSA si è svincolata dal controllo del direttore della CIA, essa si è fortemente militarizzata e ha espanso a dismisura il proprio raggio di azione, in ragione di una maggiore indipendenza acquisita e di un’accresciuta capacità di iniziativa. 

Modernizzata la vecchia rete di ascolto ECHELON - il sistema d’intercettazioni più efficiente al mondo, creato ai tempi della Guerra Fredda per intercettare le comunicazioni militari e diplomatiche - e forte del rapporto diretto del presidente, con l’11 settembre 2001 e la scusa della “lotta al terrore” la National Security Agency ha così attivato una progressiva azione di controllo delle comunicazioni a livello mondiale.

Certo, le orecchie digitali dell’NSA non possono intercettare esattamente tutto - perché il boccone sarebbe troppo grosso anche per la sua gigantesca infrastruttura - ma con algoritmi e parole chiave l’agenzia di sicurezza nazionale americana è tranquillamente in grado di intercettare in modo mirato chiunque e dovunque. 

- L’Italia e il grande orecchio

Nel mondo dello spionaggio, ieri come oggi, non ci sono alleati o amici, ma solo concorrenti. Questo principio è alla base di ogni ragionamento sull’intelligence e sulla necessità di agire per l’interesse nazionale da parte di ogni servizio segreto. Così, ad esempio, se il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, vuole sapere il contenuto di un colloquio telefonico avvenuto tra il ministro italiano Angelino Alfano e il leader del suo partito, Silvio Berlusconi, la NSA è in grado di darglielo. Questa è la sua forza. 

I servizi segreti italiani, in confronto all’elefante NSA, sono delle pulci e va da sé che non hanno colpe in merito a intercettazioni subite o carpite dagli Stati Uniti a nostro danno. Perché il confronto è impari ed essi sono essenzialmente impotenti. Non c’è modo alcuno di impedire che il sistema di spionaggio globale ECHELON penetri le nostre difese (se esse esistono, poi, è altra questione). 

Vale la pena ricordare che ECHELON è controllato direttamente dalla NSA anche grazie alle basi italiane (ce n’è una giusto a pochi chilometri da Roma, a Cerveteri, come abbiamo scritto in precedenza) ed europee, secondo accordi che si rifanno de relato all’ombrello dell’alleanza atlantica, la NATO. Ciò detto, in realtà il sistema di ascolto è dislocato in tutto il mondo e ormai non è più considerato un segreto militare, almeno non ufficialmente.

Ragion per cui, non si capisce il motivo – se non la doverosa convenienza politica – per cui Parigi si scandalizzi dopo che è uscita la notizia delle intercettazioni telefoniche ai danni dei cittadini francesi (più probabilmente, dei cittadini che contano e in base al sistema che semplificando, definiremo per “parole-chiave”), come riferisce l’articolo di Glenn Greenwald comparso sul quotidiano ‘Le Monde’.  

- Licenziamenti in vista alla NSA

Dopo l’ennesimo scandalo generato dalle soffiate di un ex funzionario infedele (Edward Snowden ha fornito Greenwald tutte le informazioni del caso), oggi sembra in arrivo un risultato che inciderà sulla gestione del “grande fratello” americano: il presidente Barack Obama, infatti, ha annunciato dei cambiamenti in vista alla NSA. 

Lo aveva anticipato lo stesso Obama a due donne di peso nella vita politica internazionale e degli Stati Uniti stessi, Angela Merkel e Dilma Roussef, al vertice rispettivamente di Germania e Brasile che, non c’è bisogno di dirlo, hanno subito la stessa sorte di Parigi nei mesi scorsi: “Gli Stati Uniti hanno iniziato a rivedere il modo in cui raccolgono le informazioni, per bilanciare i legittimi timori di sicurezza percepiti dai nostri cittadini e dagli alleati” ha detto loro il presidente USA.

Solo un palliativo? Di certo, significa che qualcuno sarà presto silurato. Non per colpe o demeriti personali, ma per pura convenienza e tattica politica. In questo caso, si tratta del generale Keith Alexander, direttore della NSA dal 2005 e alla guida anche del Cyber Command da lui espressamente pensato, e del suo vice John Chris Inglis. Due militari, dunque, anche se Inglis è in realtà uscito dall’accademia aeronautica e oggi milita nella Guardia Nazionale.

Il punto è che Obama li sostituirà entrambi tra il marzo e aprile prossimi. Al loro posto, una coppia di civili (sarebbe la prima volta per l’NSA dal 1952). L’indiscrezione del quotidiano britannico ‘The Guardian’ - lo stesso che ha rivelato al mondo lo scandalo di cui stiamo parlando, pubblicando i file di Snowden -  secondo cui il papabile per la successione sarebbe il vice ammiraglio Michael Rogers, oggi al comando della 10ma flotta dell’US Navy, non pare fondata. 

Obama vuole due civili per una semplice ragione: marcare la differenza con il passato e offrire al mondo l’idea che la discontinuità tra “mentalità civile” e “militare” sarà garanzia di maggior tutela della privacy per i cittadini intercettati di tutto il mondo. 

- Il futuro delle intercettazioni

Ma non illudiamoci perché, forse, questa sostituzione è anche peggio e far entrare dei civili nella cabina di regia delle intercettazioni, potrebbe consentire a interessi esterni (leggi Wall Street) di penetrare i segreti che i militari custodiscono ancora gelosamente. Non è un segreto che l’NSA, con la fine della Guerra Fredda, abbia intercettato obiettivi industriali e dunque privati. Del resto, se pensiamo solo a internet, la mole d’informazioni che viene riversata sui server di tutto il mondo è quasi esclusivamente di stampo civile e commerciale.

Dunque, il mostro creato dalla NSA è ormai un Leviatano incontrollato e incontrollabile, contro il quale poco o nulla possiamo. Se ancora non ci siamo abituati, sarebbe meglio iniziare a farlo. Con buona pace del nostro servizio segreto che, in uno sforzo impari e tardivo, sta oggi costituendo un sistema di difesa contro la cyberwar tutto italiano. Utile, forse, ma solo nel caso in cui non ci si debba difendere dalle ingerenze degli Stati Uniti. Il “genio” è uscito dalla lampada, difficile farlo rientrare.

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Luciano Tirinnanzi