India: la scalata sociale degli intocabili inizia al momento della fecondazione. Solo se eterologa
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India: la scalata sociale degli intocabili inizia al momento della fecondazione. Solo se eterologa

New Delhi non si è ancora espressa ufficialmente sulla legalità di modificare la casta dei bambini nati con inseminazione artificiale, ma i dalit già sognano un futuro di privilegi per i figli che devono ancora nascere

A prima vista potrebbe sembrare un paradosso il fatto che in un Paese in cui nascere donna sia considerata una sciagura e dove le probabilità per le giovanissime di raggiungere serenamente i cinque anni di età sia meno della metà rispetto alla media mondiale si ricorra con sempre maggiore frequenza alla fecondazione assistita. Seguendo un procedimento che, almeno per ora, non permette di decidere in anticipo il sesso del nascituro.

Insomma, se mettere al mondo una figlia femmina può essere una maledizione, perché andarsi a cercare una simile tragedia? Rispondere non è poi così difficile. La fecondazione assistita, infatti, offre opportunità che nessun indiano si sarebbe mai potuto aspettare. Come tentare di legalizzare una scalata sociale altrimenti impossibile. Facendo sognare persino ai dalit, gli intoccabili, di poter diventare, nell'arco di un paio di generazioni, guerrieri o sacerdoti. Scegliendo il seme di chi "per natura" appartiene già a una casta più alta.

Da tempo gli intoccabili hanno iniziato a escogitare stratagemmi per elevarsi socialmente. Consapevoli di quanto sia per loro difficile anche solo essere riconosciuti come "uomini". In linea teorica, infatti, non potrebbero neppure rientrare nel sistema delle caste in quanto considerati "fuori casta". Emarginati ancora prima della loro nascita.

A Banka, in Uttar Pradesh, i dalit hanno messo in piedi un tempio dedicato alla dea dell'inglese, a cui chiedono ogni giorno di aiutarli a familiarizzare con la lingua con cui potrebbero conquistare la libertà di costruirsi un futuro migliore. Fatto di studio, non di genetica. Di un lavoro decoroso e della possibilità di integrarsi con il resto della popolazione.

Non molto lontano da Banka, nel Bihar, lo stato più povero del Subcontinente, i fondi per costruire un tempio in cui familiarizzare con nuove regole di pronuncia non ci sono. Ma anche qui i giovani che vogliono tentare di fare qualcosa per uscire dalla trappola della povertà che li costringe da generazioni a un destino senza speranze si affidano allo studio. E non avendo a disposizione neppure l'elettricità per farlo, si sono organizzati per ritrovarsi, tutte le sere, alla stazione. Per leggere sfruttando la luce di lampioni che il governo locale non è autorizzato a spegnere. Studiano per superare gli esami e ottenere un lavoro dignitoso. Un impiego che potrebbe cambiare la loro vita, quella dei loro genitori e della famiglia che desiderano tanto costruire.

Da qualche tempo, ai poverissimi del Bihar è stata offerta una nuova opportunità: quella di cambiare il destino dei figli ancora prima di metterli al mondo. Sfruttando la fecondazione assistita eterologa. Scegliendo il seme di donatori che appartengono alle caste alte. Disinteressandosi del fatto che siano intelligenti, di buon carattere o che abbiano occhi azzurri o un fisico atletico. Perché in India la riscossa sociale è più importante di qualsiasi dettaglio estetico.

Eppure, per ovvie ragioni sono soprattutto i giovanissimi con difficoltà economiche a scegliere di vendere il proprio seme alle cliniche per arrotondare con qualche rupia in più l'esiguo reddito familiare (ogni donazione viene pagata dai 6 ai 9 dollari). Condizione che, in teoria, potrebbe impedire alle cliniche di garantire un seme "nobile" a tutti quelli che ne fanno richiesta. Ecco perché potremmo aspettarci che gli aspiranti "neo-guerrieri" e "neo-sacerdoti" (aspiranti perché New Delhi non si è ancora espressa ufficialmente sulla legalità di modificare la casta dei bambini nati con inseminazione artificiale) siano in realtà figli di mercanti o contadini.

Alle famiglie, però, non importa correre questo rischio. A loro interessa poter disporre un giorno di un certificato che testimoni il "passaggio di casta". E in tanti sono pronti a scommettere che nessun indiano nato con fecondazione assistita si metterà mai a cercare i genitori biologici. Per evitare di perdere i privilegi di uno status che chi li ha cresciuti non ha mai potuto nemmeno sognare.

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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