"Il vescovo mentì sulla morte di Elisa"
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"Il vescovo mentì sulla morte di Elisa"

La famiglia Claps chiede 18 milioni di risarcimento e in un dossier accusa: bugie da monsignor Superbo e dall’ex viceparroco della chiesa dove fu trovato il corpo della ragazza.

Potrebbe esserci una svolta nelle indagini sulla morte di Elisa Claps, la ragazza scomparsa nel 1993 il cui corpo fu ritrovato nel 2010 nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità di Potenza.

In un memoriale consegnato alla procura, e che Panorama pubblica in esclusiva, la famiglia Claps indica chi avrebbe mentito sulla morte di Elisa e mette sotto accusa il vescovo di Potenza, Agostino Superbo, l’ex viceparroco della Trinità, Oliveira e Silva Wagno, due donne delle pulizie, due ragazzi lucani e gli operai che ristrutturarono la chiesa nel 1996, quando il corpo della ragazzina era già nascosto nel sottotetto.

Mentre la Procura di Salerno, competente perché inizialmente era coinvolto un magistrato potentino poi prosciolto, continua a seguire propri filoni di inchiesta, nella denuncia è scritto che molti «hanno fornito false informazioni al pm. Anche per i tanti silenzi, il martoriato corpo di Elisa è rimasto per 17 anni sul pavimento squallido del sottotetto della chiesa più in vista di Potenza».

Lì dove, il 17 marzo 2010, giorno del ritrovamento del cadavere, secondo i parenti della vittima, fu organizzato un «teatrino». «La scoperta» sostiene l’avvocato dei Claps, Giuliana Scarpetta, «si deve retrodatare ad aprile-maggio 2008 e non vi è dubbio che don Wagno ha saputo che Elisa o comunque un cadavere giaceva nel sottotetto a gennaio 2010, circostanza mantenuta segreta».

La famiglia contesta al viceparroco e al vescovo l’ipotesi di favoreggiamento nell’occultamento di cadavere. Sentito come testimone il 20 marzo 2010, il sacerdote della Trinità riferì chele donne delle pulizie, due mesi prima, gli avevano comunicato di avere trovato un cadavere, forse quello di Elisa.

Loro negarono davanti al pm: «Nello smentire hanno spudoratamente mentito» è l’accusa formulata nel memoriale. Ma don Wagno comunicò il «ritrovamento di un cranio» anche a monsignor Superbo, che ha respinto ogni coinvolgimento, affermando di aver capito che il prete «aveva trovato un ucraino».

«La giustificazione addotta è uno schiaffo all’intelligenza di chiunque» attacca la famiglia Claps, che punta anche al risarcimento danni a carico dell’arcidiocesi. Come parte civile, a Danilo Restivo, condannato in primo grado per l’omicidio, ha chiesto 18 milioni: uno per ogni anno di dannazione.

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Maria Pirro