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ANSA/FABIO FRUSTACI
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Il Vaticano e gli esorcismi: don Vincenzo, il successore di padre Amorth

Dopo la recente scomparsa del sacerdote veterano nella lotta al demonio, il prete carmelitano accoglie e aiuta 30 persone al giorno

Una fila lunghissima di persone aspetta di essere ricevuta. O meglio accolta, ascoltata, aiutata dal sacerdote che ora è considerato il successore di padre Gabriele Amorth, il religioso paolino esorcista tra i più noti al mondo che esercitava il suo ministero nella Diocesi di Roma, morto il 16 settembre scorso

Lui si chiama padre Vincenzo ed è un carmelitano la cui lunga storia di sacerdozio risale al 1963, mentre la missione di esorcista nella diocesi di Roma parte dal 1991.

Il suo lavoro non è tanto diverso da quello del suo predecessore: incontra sofferenti, confusi, tormentati, come ha raccontato padre Vincenzo al Corriere. Una trentina di persone al giorno, di più non riesce, che sono bisognose di qualche parola di conforto perché spesso sono "cadute nelle mani di maghi, fattucchiere, cartomanti, sensitivi che si sono approfittati di loro per soldi, offrendo false soluzioni ai loro problemi, anzi peggiorandoli, perché la magia è proprio il terreno del demonio". 

Pensando alla sua vita e alla sua missione è facile associarlo all'immagine stereotipata che Hollywood, con alcuni film, ha voluto cucire addosso a lui e ai suoi "colleghi". Basta ricordare Carrie lo sguardo di Satana, l’Esorcista o Rosemary’s baby solo per citarne alcuni. Ma niente è più distante da quello che padre Vincenzo, come lo stesso padre Amorth ha rappresentato nei suoi 65 anni di sacerdozio e da quello che gli altri sacerdoti sparsi per il mondo, rappresentano e compiono tutt'oggi.

Riuniti sotto l’Associazione internazionale esorcisti (Aie) e riconosciuti in Vaticano dalla Congregazione per il clero, con il placet di papa Francesco, grazie allo stesso don Amorth i 250 preti esorcisti operano in Italia, molti di più in Francia e in altri Paesi europei, ma anche negli Stati Uniti e in India. A Roma sono solo in 9.

Troppo pochi, sostiene padre Vincenzo, per poter aiutare tutti coloro che ne fanno richiesta. Per questo l'Aie, nata solo due anni fa dall'approvazione di Roma, ha avuto un lungo e faticoso inizio.

Era la fine degli anni '80 quando lo stesso don Gabriele Amorth, esorcista nella diocesi capitolina, veniva travolto dalle richieste di aiuto, mentre ovunque si diffondevano riti satanici, stregoneria e sedute spiritiche soprattutto tra le nuove generazioni, vittime di un vero e proprio bombardamento esoterico. Così, il sacerdote modenese ebbe l’intuizione di riunire gli esorcisti in un’associazione per favorire il confronto e la verifica delle loro diverse esperienze e riflessioni in modo da rendere comune l’esercizio di quell'arduo ministero.

E la vera nascita dell'Aie risale a dieci anni dopo, ossia all'inizio degli anni '90, proprio quando padre René Chenessau, esorcista della diocesi di Pontoise (Parigi), il teologo padre René Laurentin, padre Curty della diocesi di Avignone e padre Jean-Baptiste, della diocesi di Le Barroux, convocavano una riunione internazionale a cui parteciparono 81 esorcisti e dove lo stesso Amorth viene eletto all’unanimità come presidente. La carica di vicepresidente viene invece affidata all’indiano padre Rufus Pereira, di Bombay. Occasione, quella del conferimento degli incarichi, in cui viene anche stesa una prima bozza dello Statuto.

Da quella riunione molti anni e molti incontri sono passati. Molte persone sono state aiutate, soprattutto ora che, con papa Francesco, il Vaticano ha aggiornato il rituale latino con una nuova versione a cura della Congregazione del Culto Divino e istituito alcune università pontificie organizzando periodicamente dei corsi. Per riconoscere i segni del demonio negli occhi, nella mente e perfino nello stomaco di chi viene a bussare alla porta di padre Vincenzo, o degli altri sacerdoti esorcisti. 

Esiste un rituale romano, infatti, che elenca alcuni principi che mettono sull'avviso il padre esorcista permettendogli di identificare il maligno e chi ne è realmente posseduto: il parlare lingue non conosciute o il rivelare cose e segreti che quella persona non può sapere, sono un esempio. Sono gli indizi che portano alla scoperta e alla salvezza, ma soprattutto impediscono, come sostiene padre Vincenzo, "alle forze demoniache di schiavizzarci sempre più".

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Chiara Degl'Innocenti