La madre di Emanuele Scieri
RAGONESE/ANSA/ BH
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Il caso Scieri spiegato bene

La vicenda del parà morto il 13 agosto 1999 dopo 19 anni è arrivata a una svolta con il primo arresto per nonnismo

Omertà, depistaggi, coperture e assordanti silenzi sopra quel che è successo il 13 agosto 1999 all'interno della Caserma La Gamerra di Pisa nel periodo di tempo trascorso tra quando la recluta parà Emanuele Scieri mentre era in libera uscita ha chiamato sua mamma a Siracusa dicendole: "Stai tranquilla, sto passeggiando in Piazza dei Miracoli, davanti alla Torre Pendente, sto facendo il turista" e quando il suo corpo senza vita è stato ritrovato alle pendici di una torretta per l'addestramento. 

La morte del giovane di 26 anni è stata frettolosamente classificata come suicidio, una tesi che però, non ha mai convinto la famiglia Scieri che oggi, dopo 19 anni, per la prima volta vede scritto nero su bianco la parola che ha sempre ritenuto essere il motivo della morte di Emanuele: nonnismo.

Un episodio di nonnismo

Il giovane, troppo grande per essere una recluta, sarebbe stato bullizzato dai commilitoni più grandi utilizzando una pratica, quella del nonnismo, a quel tempo troppo tollerata nella caserma pisana che, dopo la morte della recluta, avrebbe fatto di tutto per insabbiare la vicenda.

Per arrivare all'arresto di oggi dell'ex parà Alessadro Panella, di origini romane, che ha negato ogni addebito, si è passati da 19 anni di indagini condotte dal procuratore della Repubblica di Pisa, Alessandro Crini e dagli investigatori della squadra mobile di Firenze insieme ai poliziotti della sezione di polizia giudiziaria di Pisa.

19 anni per arrivare alla verità?

Le conclusioni cui sono giunti gli inquirenti sono molto simili a quelle cui era arrivata, poco tempo fa, la commissione d'inchiesta parlamentare che non ha mai creduto alla tesi del suicidio.

L'ex ministro Stefania Prestigiacomo, che della commissione è stata vice presidente, ha sempre sostenuto che qualcosa fosse accaduto mentre Scieri veniva trasferito in pulmann da Firenze a Pisa. "Sappiamo - aveva riferito la Prestigiacomo - che i ragazzi sono stati fatti viaggiare in pieno agosto con i finestrini chiusi ed il riscaldamento al massimo nella posizione della sfinge. Lui non era accettato perché era più grande rispetto alle reclute diciottenni, era laureato, faceva già l’avvocato. Probabilmente non accettava questi atti di sopruso". 

Emanuele proprio nel pomeriggio del 13 agosto era arrivato a Pisa insieme ad altri 70 commilitoni dopo un breve periodo di addestramento a Scandicci, vicino a Firenze, ma Scieri non sarebbe arrivato vivo al primo giorno da recluta a La Gamerra.

Cosa dice la relazione conclusiva

Nella relazione conclusiva cui sono arrivati gli inquirenti si legge: "Alla Gamerra c'era un'altissima, sorprendente tolleranza verso comportamenti di nonnismo" e quel giorno Emanuele venne picchiato e aggredito prima di essere condotto verso la torre di addestramento.

Del resto la consulenza cinematica aveva accertato già da tempo che - era stato riferito dalla commissione parlamentare - "La presenza di una delle scarpe di Scieri ritrovata troppo distante dal cadavere, la ferita sul dorso del piede sinistro e sul polpaccio sinistro, sono del tutto incompatibili con una caduta dalla scala e mostrano chiaramente che il giovane è stato aggredito prima di salire sulla scaletta".

La piaga del nonnismo

Adesso in mano alla Procura di Pisa ci sono tutti gli elementi messi insieme dagli inquirenti che avrebbero accertato altri episodi di nonnismo in caserma. L'anno precedente, ad esempio, un alto ufficiale era stato rimosso dall'incarico per sospetti atti di nonnismo. La pratica del bullismo tra i militari è tanto antica quando odiosa e la svolta nell'inchiesta Scieri potrebbe alzare il velo su un tabù del quale si parla troppo poco.

Nel 2007 la madre di Emanuele, Isabella Guarino, insegnante, aveva pubblicato un libro circa la vicenda che ha portato alla morte del figlio intitolato Folgore di morte e di omertà.

La donna non aveva usato mezzi termini definendo la caserma "Un mattatoio" e una "Centrale di omertà da fare impallidire Cosa nostra".

La svolta è arrivata in maniera inattesa e lo stesso fratello di Emanuele oggi si è detto: "Incredulo".


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Barbara Massaro