Il caso di Antonio Azzollini: 5 cose da sapere
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Il caso di Antonio Azzollini: 5 cose da sapere

Dalle minacce alle suore alle assunzioni clientelari: la richiesta d'arresto per il senatore Ncd divide gli alleati di governo

L'ultima grana per il governo di Matteo Renzi si chiama Antonio Azzollini, presidente Ncd della commissione Bilancio del Senato che minacciava, con termini irripetibili, le suore di una casa di cura di Bisceglie su cui la Procura di Trani ha condotto un'indagine e che ha portato alla richiesta d'arresto per 10 persone tra cui lo stesso senatore. Il partito di Angelino Alfano fa quadrato intorno al suo uomo, mentre il Pd sembra orientato a concedere l'autorizzazione alle manette che dovrà comunque essere prima discussa nella giunta per le immunità e poi votata in Aula. Una frattura che rischia di compromettere ulteriormente la tenuta dell'esecutivo, già scosso dai fatti di Mafia Capitale in cui sono coinvolti numerosi esponenti del Pd romano ma anche un altro importante esponente del partito del ministro dell'Interno, il sottosegretario Ncd Giuseppe Castiglione.

Le accuse

Il senatore Azzollini è accusato dalla Procura di Trani di aver usato il suo ruolo di presidente della commissione Bilancio di Palazzo Madama per concedere la proroga della sospensione degli oneri fiscali e previdenziali alla casa di cura Divina Provvidenza di Bisceglie, fondata da don Pasquale Uva nel 1922, alla quale si era imposto come padrone assoluto e di aver effettuato una serie di assunzioni “secondo logiche clientelari”. L'ospedale psichiatrico, in amministrazione straordinaria dalla fine del 2013, aveva accumulato debiti per 500 milioni di euro nei confronti di vari creditori tra cui l'Inps, l'Inail e lo Stato. Per procrastinare il versamento dei contributi, l’ente aveva beneficiato di provvedimenti legislativi già a partire dal 2002. Nel frattempo, però, continuavano le assunzioni, talvolta con stipendi fuori mercato. Alcuni fornitori venivano liquidati con posti di lavoro mentre il patrimonio immobiliare dell’ente veniva, in alcuni casi, svenduto. Oltre a Azzollini, tra i 10 arrestati ci sono anche due suore, un ex direttore generale, amministratori, consulenti e dipendenti dell'Ente. 25 in tutto gli indagati tra cui anche politici locali.

Il "potere azzolliniano"

Assunzioni selvagge, intimidazioni, minacce alle suore, addirittura un'irruzione nella casa di cura. C'è tutto questo nell'ordinanza di arresto a carico di Azzollini che all'interno della struttura si comportava da padre padrone. "Da oggi comando io, se no vi piscio..." è la frase choc rivolta alle religiose che un testimone presente alla presunta scena attribuisce al senatore. Il quale avrebbe imposto non solo assunzioni fatte con logiche meramente clientelari, ma anche la presenza ai vertici della struttura di suoi uomini fidati per controllare, secondo i suoi dettami, gli affari, le assunzioni, i rapporti negoziali, il bilancio. “Al fine di ordire la propria egemonia sull’Ente – sostengono i magistrati - e dunque di assicurarsi un sicuro bacino di consenso politico-personale".

La difesa di Ncd

"Vicinanza umana e solidarietà politica". Dall'assemblea del gruppo parlamentare al Senato di Area popolare Ncd-Udc la posizione, unanime, sul caso Azzollini è questa. Sono sicuri, i colleghi di partito, che il senatore sia totalmente estraneo ai fatti e che per questo non ci sia alcun motivo nemmeno per chiedergli di dimettersi da presidente di una commissione cruciale come quella al Bilancio. Tuttavia qualche crepa nel quadrato che il partito di Angelino Alfano gli ha elevato intorno, c'è. Se la posizione di Azzollini si dovesse complicare, per Ncd diventerebbe complicato minacciare una crisi di governo con la pretesa che il Pd faccia per lui quello che non ha fatto per Francantonio Genovese, il parlamentare dem in carcere per truffa e frode fiscale nell’inchiesta sui finanziamenti alla formazione professionale in Sicilia, per cui ha autorizzato l'arresto.

La posizione del Pd

Stretto tra la necessità di salvare l'alleanza di governo e quella di salvare la faccia, il Pd difficilmente potrà contare su un gesto risolutore come quello compiuto da Maurizio Lupi che, nell'ambito dell'inchiesta sulle grandi opere, si dimise da ministro delle Infrastrutture pur non essendo nemmeno indagato. Ma il via libera all'arresto appare inevitabile. Intanto perché c'è il precedente di Genovese, e poi perché già a dicembre scorso il partito del premier aveva “salvato” il potente senatore alfaniano negando l'autorizzazione all'utilizzo delle intercettazioni in un'inchiesta sul porto di Molfetta che lo vedeva coinvolto. Nel frattempo si ragiona su chi potrebbe sostituirlo in commissione. Tra i nomi avanzati ci sono quelli di Linda Lanzillotta (ex di Scelta civica passata al Pd nel febbraio scorso e attualmente in giunta per il regolamento) e di Giorgio Santini, già in commissione Bilancio.

I rischi per il governo

Il problema principale sono i numeri al Senato che, al momento, garantiscono al premier una maggioranza risicata. Se la posizione di Ncd dovesse irrigidirsi, a farne le spese sarebbe per primo il ddl sulla “Buona scuola”. La commissione Bilancio, presieduta dallo stesso Azzollini, deve ancora esprimere il suo parere e l'altro giorno, proprio per le assenze di tre senatori Ncd in commissione Affari Costituzionali, il governo è stato battuto sul parere di costituzionalità. Idem sull'omicidio stradale, per cui la maggioranza è andata sotto su un emendamento.

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Claudia Daconto