Il business delle reliquie
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Il business delle reliquie

Dilaga il commercio illegale dei sacri resti dei santi, molti ricercati dai satanisti. Ma spesso sono falsi o rubati. E il Vaticano corre ai ripari

Roma, via de’ Cestari, a due passi dal Pantheon, nel cuore del centro storico. È la via dei negozi di arredi e paramenti sacri: arrivano cardinali, vescovi e religiosi da tutto il mondo per acquistare stole, casule, talari, ostensori, patene, tutto ciò che occorre per arredare un altare o vestire un ecclesiastico. Anche il Papa si serve qui. Lungo questa variopinta sfilata di boutique del sacro, si apre un piccolo negozio con appena due vetrine. Passa quasi inosservato, ma vanta oltre un secolo di storia. Apparentemente è come gli altri negozi: in realtà, per chi è al corrente, offre anche degli articoli «speciali».

Basta saper chiedere e il gentile commesso cingalese, che ammette candidamente di essere musulmano, tira fuori da sotto il banco con circospezione due grandi astucci marroni: li apre e saltano fuori reliquie antichissime di famosissimi santi. Sono tutte in vendita, ognuna con il suo cartellino del prezzo: 190 euro per un minuscolo pezzo della tunica di san Francesco, 500 euro per un reliquiario con frammenti di osso di Santa Caterina, Santa Teresa e santa Chiara. 700 euro per un reliquiario antico di «santi vari». Per chi vuol risparmiare «bastano» 120 euro per una microscopica reliquia di san Gaetano Catanoso, canonizzato nel 2005. Le reliquie in vendita arrivano da un antico monastero che ha chiuso ed è diventato un agriturismo. Ma quando riveliamo la nostra identità l’atteggiamento cambia radicalmente: la titolare del negozio non solo impedisce di fare fotografie ma non vuole giornalisti tra i piedi. Minaccia querele se oseremo sfidare il suo divieto e non togliamo subito il disturbo. Il perché di una reazione così violenta e minacciosa lo spiega senza mezzi termini fratel Rodolfo Cosimo Meoli, presidente del collegio dei postulatori, cioè gli «avvocati» che patrocinano le cause degli «aspiranti» santi dinanzi alla Congregazione vaticana: «Il commercio delle reliquie è severamente vietato dal codice di diritto canonico». Si rischiano pene gravi da parte della Chiesa e per un negozio di arredi sacri non è certo un buon biglietto da visita. Dal punto di vista della legge civile, inoltre, occorrerebbe chiarire la provenienza di questi oggetti che erano custoditi in chiese e conventi.

Non sembravano interessati alla reliquia i tre balordi che in provincia dell’Aquila hanno rubato il tessuto con il sangue di Giovanni Paolo II per poi gettarlo via. Tuttavia il commercio di questi oggetti sta crescendo a vista d’occhio a livello internazionale, anche grazie a Internet, e allarma le autorità vaticane. Su ebay è disponibile un campionario vastissimo di reliquie per tutte le tasche: dai 12 euro per il santino con una piccolissima reliquia di san Massimiliano Kolbe ai 1200 euro per un pezzo del legno della croce di Cristo. Per un frammento d’osso di san Zeno, vescovo di Verona, si parte dai 350 euro, mentre ne occorro 330 per la reliquia «miracolosa» di san Pantaleone, medico e martire. Per un piccolo reliquiario con un pezzo della veste di Giovanni Paolo II, realizzato in occasione della beatificazione del 2011, si parte da un minimo di 70 euro. A incidere sul prezzo della reliquia è anche la fattura del reliquiario che la contiene, spesso antico e di materiale prezioso. Non a caso molti di questi oggetti finiscono anche sul mercato antiquario, interessato più al valore del contenitore che del sacro contenuto.

Nel marzo scorso, i carabinieri del nucleo di tutela del patrimonio culturale, hanno fermato a Milano un trentenne che nel giro di sei mesi aveva rubato ben 57 reliquie da decine di chiese della Lombardia (compreso un pezzo del cilicio di san Carlo Borromeo) e le rivendeva a un antiquario di Pistoia per oltre 30 mila euro. L’antiquario poi le rimetteva in vendita on line al triplo del prezzo pagato. Ad alimentare il mercato illegale delle reliquie non sono solo i devoti o gli ammalati che sperano nel potere taumaturgico dei frammenti del corpo dei santi. Si teme che il mondo legato al satanismo si serva di questi canali per procurarsi preziose reliquie per le messe nere. Ma anche le truffe sono sempre in agguato e le reliquie vendute sul mercato spesso rischiano di essere false. Fratel Meoli spiega come riconoscere una reliquia vera da una «taroccata»: «Anzitutto occorre sapere che le reliquie sono di due tipi: prima classe, cioè le reliquie estratte direttamente dal corpo del santo, e seconda classe, cioè prese dagli abiti del santo. Le reliquie, in particolare quelle di prima classe, devono essere munite di certificato di autenticazione firmato dal postulatore e timbro in ceralacca con lo stemma della postulazione». Bisogna inoltre ricordare, osserva Meoli, «che le reliquie non possono essere vendute, ma sono date dai postulatori a sacerdoti, religiosi e laici per il culto pubblico. Si può anche chiedere una lettera del vescovo che attesti la buona fede della richiesta. Pertanto una reliquia messa in vendita molto probabilmente o è falsa o è rubata».

Dove vengono preparate le reliquie ufficiali, destinate al culto? Panorama è entrato per la prima volta in un luogo inviolato: il monastero di clausura delle monache domenicane di Santa Maria del Rosario a Roma, Monte Mario, che, al riparo dagli occhi del mondo, dalla metà del XIX secolo preparano i reliquiari dei santi più importanti della storia della Chiesa. Papa Pio IX, infatti, con una bolla speciale affidò a questa comunità di domenicane un fondo con i resti dei santi per confezionare le reliquie. Migliaia di pezzetti di ossa, stoffa, capelli, oggetti personali di santi e beati sono custoditi nel monastero in attesa di trovare posto in preziosi reliquiari. Una sorta di «caveau della santità» protetto dalle spesse mura del monastero. La superiora, suor Maria Domenica mostra con orgoglio i pezzi più preziosi: la tibia di san Tommaso d’Aquino, la scapola di santa Caterina da Siena, la camicia di san Girolamo Savonarola, il dente di san Domenico, il dito di san Pietro da Verona. Benedetto XVI nel 2010 chiese di visitare il monastero per venerare questi oggetti. Suor Maria Angelica, responsabile del laboratorio, mostra come vengono realizzati i reliquiari più piccoli, con tanto di raso e ceralacca, che saranno poi spediti ai devoti in tutto il mondo.

Nonostante sia protetto dalle grate e dal silenzio della clausura, il prezioso laboratorio delle reliquie delle monache domenicane è entrato ugualmente nel mirino della criminalità, come racconta suor Maria Domenica: «Sono arrivati dei sacerdoti indirizzati da un referente messicano, portando false attestazioni di vescovi e cardinali per ordinare numerose reliquie. Ma abbiamo scoperto che non erano destinate al culto bensì al mercato illegale su vasta scala». Per confezionare una piccola reliquia, spiega suor Maria Angelica «chiediamo appena 30 euro, più le spese di spedizione e un’offerta per chi se la può permettere. Abbiamo scoperto che venivano rivendute a 600 o 700 euro. Su Internet abbiamo anche visto che alcuni nostri reliquiari erano stati smontati ed erano stati riutilizzati gli involucri per confezionare false reliquie». Per questa ragione nei mesi scorsi c’è stata una stretta nei controlli da parte del Vicariato di Roma e del Vaticano sui pochissimi laboratori autorizzati a preparare reliquie: le richieste dei devoti, accompagnate dalla lettera del vescovo, vanno presentate solo in originale, non si possono assemblare più reliquie di santi diversi in un unico reliquiario, i laboratori potranno preparare solo le reliquie relative alla postulazione del proprio ordine o congregazione. Attualmente il mondo asiatico pare particolarmente interessato alle reliquie anche dei santi europei: Corea, Cina, Sud Est asiatico ne chiedono in quantità. E persino India, dove i resti dei santi cristiani pare siano utilizzati pure per culti sincretici.

Tra le reliquie più ricercate ci sono quelle di Padre Pio. Per questo i frati di san Giovanni Rotondo vigilano con particolare attenzione sulla circolazione di tali oggetti: «A parte il corpo che è esposto nel nuovo santuario, l’osso ioide che si trova nella chiesa conventuale di Pietrelcina e il cuore, custodito nella stanza blindata a san Giovanni Rotondo, non esistono altre reliquie ex corporis di Padre Pio», spiega Stefano Campanella, direttore di Padre Pio Tv. Proprio il cuore del santo cappuccino è stato conteso nei mesi scorsi tra i frati di San Giovanni Rotondo e quelli di Pietrelcina che lo volevano nella loro chiesa. La vicenda, al momento, si è conclusa con un nulla di fatto. Nel 2010, ricorda Campanella, «ci fu un tentativo di furto di un guanto, delle bende del costato e dei capelli di Padre Pio custoditi sotto l’altare della cappella dei frati al cimitero. Ma la teca di vetro blindato ha retto e i ladri non sono riusciti a portare via nulla». Per evitare truffe e raggiri «le reliquie costituite da frammenti di pezzuole del costato di san Pio vengono affidate solo a sacerdoti e religiosi affinché siano destinate al culto pubblico». Per le reliquie appartenenti a Giovanni Paolo II, che sarà proclamato santo il prossimo 27 aprile insieme con Giovanni XXIII, non è necessario andare sui ebay o affidarsi al mercato illegale: basta scrivere alla postulazione (www.karol-wojtyla.org) per ricevere un santino con un pezzetto di stoffa appartenuto al Papa polacco.

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