Il business dei cavalli massacrati a Cuma
Fra Borrelli
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Il business dei cavalli massacrati a Cuma

La carne dei cavalli delle corse clandestine finisce nei ristoranti e supermercati. E contribuisce ad arricchire i boss della Camorra

Muoiono come mosche con il cuore scoppiato. Quasi ogni giorno sulle spiagge tra Torre del Greco e Cuma un cavallo muore di crepacuore durante gli allenamenti sfiancanti che è costretto a fare per essere competitivo nelle corse clandestine.  Sono decine e decine gli animali che vengono costretti a correre per ore, tutti i giorni, sulla sabbia e nell’acqua del litorale partenopeo trainando il peso di almeno due fantini e del calesse. Molti, però, non reggono allo sforzo e quando cadono a terra ormai privi di vita, la loro carne viene macellata e una parte commercializzata illegalmente nei negozi e nei supermercati. 

E’ questa la fine atroce di centinaia di cavalli da corsa utilizzati negli ippodromi clandestini gestiti dalla Camorra in Campania e che negli ultimi mesi hanno registrato un boom di gare e scommesse.  

Dopo la chiusura dell’ippodromo di Agnano, gli scommettitori napoletani hanno dirottato le loro “puntate” sui cavalli delle corse illegali. “La chiusura di Agnano ha contribuito in modo sostanziale all’aumento degli ippodromi illegali e ovviamente si sono quadruplicate anche le corse clandestine con un business che oggi supera i 100 milioni di euro l’anno solamente nei confini del territorio campano e solamente per il settore ippico - spiega a Panorama.it,Francesco Emilio Borrelli, responsabile regionale dei Verdi ecologisti e da anni impegnato con varie associazioni nella lotta alla criminalità organizzata –  questi animali vengono costretti a rafforzare la propria muscolatura nell’acqua, trainando pesi di gran lunga superiori a quelli previsti e molto spesso non reggono allo stress e muoio proprio durante questi forzi. Non solo. Queste bestie vengono fatte allenare anche nelle acque luride del depuratore di Cuma. Quindi o muoiono per lo sforzo o perché si ammalano”.

Mediamente, ogni anno, sono circa 250 i cavalli che muoiono negli ippodromi clandestini. Secondo una indagine condotta dai Verdi e dalle associazioni ambientaliste del territorio, sono saliti a 20 gli ippodromi clandestini attualmente presenti nel territorio regionale.

È quello di Cuma, però, a detenere il primato delle strutture clandestine sia per il numero di scommesse che di animali che vengono utilizzati.

“Moltissimi cavalli da corsa dell’ippodromo di Agnano sono finiti nelle mani della Camorra che li ha trasferiti nel proprio ippodromo di Cuma per poi utilizzarli nelle corse clandestine e negli altri ippodromi dislocati a Napoli e dintorni-  continua Borrelli - molti di questi animali sono già morti per le condizioni con le quali sono stati trattati e per gli allenamenti stressanti ai quali sono stati sottoposti”.
Ma come e dove vengono macellati? E la loro carne?

“I cavalli ovviamente vengono macellati abusivamente, le loro carni, in alcuni casi, vengono buttate via perché sono completamente sfatte, in altri casi invece commercializzate in negozi, ristoranti e supermercati senza ovviamente autorizzazioni e controlli sanitari - precisa Borrelli - purtroppo sono anni che la Camorra  massacra indisturbata tanti cavalli e non si capisce perché le forze dell'ordine non siano ancora intervenute per stroncare questo fenomeno che è sotto gli occhi di tutti”.

Poi conclude: "Lo scenario partenopeo è davvero inquietante tra corse clandestine di cavalli ma anche combattimenti tra cani, macellazioni clandestine, pesca di frodo, traffico di fauna selvatica e traffico di cuccioli”. Secondo la Lav il business che gira attorno agli animali è di circa 7 miliardi di euro l'anno su tutto il territorio nazionale.          
 

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Nadia Francalacci