Olimpiadi Milano-Cortina 2026: una corsa contro il tempo
Uno dei cantieri di Milano-Cortina 2026 (Ansa)
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Olimpiadi Milano-Cortina 2026: una corsa contro il tempo

La pista del bob, le infrastrutture, i costi: il cronoprogramma dell'evento olimpico è ancora fumoso. Ma il piano B è pronto: delocalizzare le strutture facendo affidamento sui paesi vicini

Mancano poco più di mille giorni alla partenza delle Olimpiadi Invernali di Milano-Cortina 2026. Mille giorni che corrono rapidi, come ha già insegnato al capoluogo lombardo l’esperienza di Expo 2015, arrivata alla grande cerimonia di apertura con un cantiere all’interno dell’area espositiva ancora parzialmente aperto.

La competizione, dunque, è già iniziata. E non è tra altri Stati concorrenti o avversari politici, ma è tutta con il tempo. «Non abbiamo bisogno di quelli che stanno a guardare i cantieri con le mani dietro la schiena» aveva sottolineato il Luca Zaia ribadendo come, quella dei cinque anelli di Milano-Cortina «è una sfida per il Paese, non solo per la Lombardia e Veneto».

Ma a che punto sono davvero i lavori?

L’ultima cabina di regia convocata a Roma pochi giorni fa ha avuto, secondo i diretti interessati «i risultati sperati». «È andata benissimo, abbiamo definito il piano degli investimenti: per Cortina la variante con tre stralci, la variante di Longarone e definito le opere sportive necessarie perché i Giochi si possano realizzare» ha commentato il governatore del Veneto alla fine dell’incontro. Entusiasmo e fiducia per il futuro anche il governatore lombardo Attilio Fontana. «Anche in questa occasione il clima è stato molto collaborativo e caratterizzato del comune denominatore di voler centrare l'obiettivo nei tempi prestabiliti» ha spiegato Fontana che ha sottolineato come «nel definire quelli che sono gli investimenti strutturali da effettuare e le tempistiche previste, abbiamo evidenziato come per Milano e per la Valtellina tutto prosegua con la massima condivisione degli attori chiamati in causa».

La certezza a oggi è che a mille giorni dal taglio del nastro, le cose sembrano già complicate di quanto sembri. Sì, perché oltre a tutte le possibili variabili esterne, il cronoprogramma per la creazione o ristrutturazione delle infrastrutture è lungo e complicato e ancora nebuloso.

Facciamo un passo indietro. Una data e un nome: 24 giugno 2019. Vincenzo Novari. L'allora uomo del ministro Spadafora venne messo a capo della fondazione chiamata a gestire l'evento più importante in Italia dei prossimi anni. Con quale risultato? Nessuno. L'uomo chiamato a gestire quasi un miliardo di euro messo a disposizione dal Comitato olimpico internazionale (Cio) per l’organizzazione dei Giochi 2026 è stato silurato nell'agosto dello scorso anno. Con buona pace di programmi, tempistiche e quelle - troppo poche - scartoffie da lui messe sul tavolo. Certo, due anni di pandemia e lockdown, la guerra, e tutto quello che vi si ricollega non hanno giocato a favore dell'ex ceo ma che Novari facesse storcere il naso ai vari attori di questo grande spettacolo che sono le olimpiadi invernali, non era certo una novità.

E così, dopo la nomina di Andrea Varnier il novembre scorso, eccoci di nuovo punto e a capo.

Come riportato da Legambiente, a tre anni dal via sono diversi i rischi e le ombre all’orizzonte. Se da una parte infatti i cantieri delle infrastrutture considerate essenziali-indifferibili risultano ciò essere in ritardo, dall’altra la costruzione di queste opere sarà soggetto a «procedure accelerate» rischiando di sacrificare così le necessarie valutazioni su impatti ambientali e sanitari. «La mancanza di un cronoprogramma completo rende difficile stabilire se e quali opere verranno concluse in tempo per i giochi olimpici e quale saranno realizzare solo a stralci» sottolinea Legambiente «e questo va a discapito del territorio».

Fiduciosi sembrano invece i vertici di Milano-Cortina con l’ad Varnier che pur sottolineando di essere di fronte a un «cronoprogramma complesso» ha ribadito come la priorità dell’associazione Milano-Cortina 2026 a oggi sia quella di «rispettare il piano previsto e arrivare pronti al 2026».

Nodi chiave dell’evento, vetrina a livello mondiale, sono il villaggio olimpico, per cui la cabina di regia ha confermato l'opzione del noleggio. Il tutto verrà poi smantellato per risparmiare e non farà occupazione di suolo. E poi c’è la pista del bob, nodo cruciale vista anche la tradizione di Cortina legata a doppio filo a questo sport. Il bando per la realizzazione della pista sarebbe ai blocchi di partenza: verrà aperto il prossimo 5 giugno e una durata dell’intervento di riqualificazione di circa 28 mesi e interesserà la pista costruita nel 1928, utilizzata per le olimpiadi del 1956 e diventata set cinematografico di una delle pellicole della saga di James Bond. Chiusa nel 2008, è caduta in disuso e si trova ora in uno stato di degrado. Riqualificarla, costerebbe circa 82 milioni di euro e stando a quanto scritto nel programma, tutto dovrebbe essere pronto quindi, per novembre 2025. Anche in questo caso, tuttavia, il condizionale è d’obbligo. «Sarà riconosciuto all’appaltatore un premio di accelerazione per ogni giorno di anticipo rispetto al termine contrattuale» ha comunicato la cabina di regia che non chiude però le porte a un piano B. Quale? Sfruttare la pista nella vicina Innsbruck che oggi già ospita le gare della Coppa del mondo ed è aperta 140 giorni l’anno. «Come tutti gli eventi di questa portata dobbiamo essere pronti a qualsiasi evenienza» ha confermato Varnier ribadendo, tuttavia, nessuna paura di un flop. «Saremo costantemente in tensione fino all’ultimo giorno» ha commentato l’ad di Milano-Cortina 2026 «Il nostro lavoro ora è monitorare che le tabelle di marcia siano nei tempi prestabiliti e trovare soluzioni a tutti i problemiı».

Quella delle olimpiadi invernali di Milano-Cortina 2026 è una vetrina importantissima per l'Italia a cui prendono parte tanti, troppi attori: governo, regioni, sindaci, per non parlare poi dell'area sportiva, le aziende, Cio, Coni. E annessi e connessi. Attori che hanno tutti uno scopo: raggiungere un obiettivo per mettere in mostra le loro capacità e non perdere la faccia a livello mondiale. Ma ora, quel dossier che nel 2019 fece applaudire l'intero comitato olimpico a Losanna e ricevette l'unanimità di voti sembra un ricordo lontano. E il futuro è tutt'altro che scritto.

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Marianna Baroli

Giornalista, autore

(Milano, 1986) La prima volta che ha detto «farò la giornalista» aveva solo 7 anni. Cresciuta tra i libri di Giurisprudenza, ha collaborato con il quotidiano Libero. Iperconnessa e ipersocial, è estremamente appassionata delle sfaccettature della cultura asiatica, di Giappone, dell'universo K-pop e di Hallyu wave. Dal 2020 è Honorary Reporter per il Ministero della Cultura Coreana. Si rilassa programmando viaggi, scoprendo hotel e ristoranti in giro per il mondo. Appena può salta da un parco Disney all'altro. Ha scritto un libro «La Corea dalla A alla Z», edito da Edizioni Nuova Cultura, e in collaborazione con il KOCIS (Ministero della Cultura Coreana) e l'Istituto Culturale Coreano in Italia.

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