Guerra in Siria, ecco come conquistare Aleppo
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Guerra in Siria, ecco come conquistare Aleppo

Ci sono due strade parallele per arrivare nella capitale del nord del Paese, dove i ribelli sono acquartierati stabilmente da mesi. Assad preme per l’assedio

Per Lookout News

Dopo aver ripreso il controllo della città di Quseir, per dare una svolta alla loro avanzata adesso le truppe del regime di Bashar Assad devono necessariamente rimpossessarsi di Aleppo. Conquistare questa città permetterebbe di assestare un durissimo colpo alla resistenza dei ribelli. Qui si concentra infatti il polo più numeroso e meglio armato delle forze anti-regime. Inoltre, il controllo di Aleppo, crocevia strategico, consentirebbe ad Assad di ristabilire l’ordine nella maggior parte dei centri abitati del Paese.

In questi giorni l’esercito regolare sta recuperando terreno soprattutto nel governatorato di Homs, la cui totale riconquista è fondamentale per puntare successivamente ad Aleppo. Al momento sono in corso rastrellamenti di ribelli nel capoluogo e nelle vicinanze delle città di Rastan e Talbiseh. Si combatte anche a sud di Damasco, dove è stata riconquista anche la città di Otaiba, e nel distretto di Daraa, in modo da tagliare i rifornimenti che arrivano ai ribelli dalla Giordania. Qui il 9 giugno i soldati di Assad hanno ripreso la città di Inkhil.
 
L’avanzata verso Aleppo
La partita decisiva si gioca dunque nella capitale del nord, Aleppo. In quest’area negli ultimi due mesi le offensive delle truppe lealiste sono aumentate in modo esponenziale. La strategia del regime si sta sviluppando principalmente in due direzioni: da un lato vengono eseguiti attacchi aerei per annientare la resistenza delle città in mano ai ribelli; dall’altro si cerca di sollevare il morale dei villaggi fedeli ad Assad, come Nubl e al-Zahraa, dove vengono inviati viveri in elicottero. In queste zone, il regime è riuscito a creare una piccola milizia composta da circa 1.500 siriani sciiti, a cui sono stati promessi impieghi nel settore pubblico e investimenti per la ricostruzione dei villaggi, una volta terminato il conflitto.
Lo snodo fondamentale resta l’aeroporto militare di Menagh. Prenderlo significherebbe infatti ripristinare i collegamenti tra il nord e il sud del Paese. I lealisti hanno sinora ottenuto qualche vittoria, come nei quartieri di Tishreen, Ashrafiyeh, Suleiman e Sakhur, ma per vincere occorre far arrivare qui uomini e mezzi da Damasco. E per farlo non basta aver ripreso il governatorato di Idlib, ma impossessarsi anche del governatorato di Hama.
 
Due strategie per entrare in città
Le strategie per entrare ad Aleppo sono due. La prima: da Hama le truppe regolari possono spostarsi muovendosi lungo l’autostrada M5, percorso che consentirebbe di effettuare più rifornimenti. Il problema è che l’intera tratta è disseminata di avamposti dei ribelli. Per riuscire ad evitarli, le truppe regolari dovrebbero perciò superare Hama da nord, passare poi per Maarat al-Nuaman e Saraqeb nel governatorato di Idlib ed entrare ad Aleppo da Khan Tuman e Khan Asal. Il cammino resta comunque impervio, come dimostra il caso della cittadina di Morek, ripresa dai ribelli il 13 giugno.
La seconda opzione sarebbe invece quella di raggiungere Aleppo fiancheggiando l’autostrada M5 per spostarsi lungo una rete di strade secondarie che consentirebbero di attraversare Salamiyeh e Khanasser e affrontare eventualmente i ribelli nella pianura orientale di Hama.
Da qui sarebbe poi relativamente più semplice muoversi vero nord e avvicinarsi a due avamposti del regime situati nel governatorato di Aleppo, vale a dire Tall Sughayb e Safira. In questo modo si eviterebbe uno scontro diretto con i contingenti più numerosi dei ribelli, ma verrebbero meno i rifornimenti che invece garantisce l’autostrada M5.

Il ruolo di Hezbollah
In tutto ciò, la svolta impressa alla guerra è avvenuta solo grazie all’appoggio di Hezbollah, rivelatosi determinante, appoggio che però potrebbe diminuire di intensità nel momento in cui in Libano iniziassero a prendere piede i tentativi di rivolta da parte dei gruppi sunniti.
I ribelli, dal canto loro, potrebbero essere supportati in maniera sempre più consistente dagli Stati Uniti, che tuttavia temporeggiano ancora nel mandare loro armi, preoccupati dal rischio di equipaggiare con dotazioni troppo sofisticate i miliziani jihadisti anti Assad. A prescindere dagli appoggi che arriveranno dall’esterno, il destino di questa guerra passa comunque da Aleppo.
 

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Rocco Bellantone