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A pochi giorni dalle dimissioni del presidente Blaise Compaoré, costretto a rifugiarsi in Costa d’Avorio, il Burkina Faso sprofonda in una crisi istituzionale aggravata da violente manifestazioni di piazza contro la giunta militare che ha preso il potere. Nella giornata di domenica 2 novembre i soldati del reggimento della sicurezza presidenziale, unità militare elitaria sotto la guida del colonnello Isaac Zida, hanno effettuato un blitz nella sede della tv di Stato, la RTB (Radiodiffusion Télévision du Burkina).
I militari hanno interrotto le trasmissioni impedendo di andare in onda alla leader dell’opposizione, Saran Sereme, e l’ex ministro della Difesa, Kwame Lougue. I due politici stavano per annunciare ufficialmente la loro disponibilità ad assumere le redini del Paese per condurre la fase di transizione in attesa di nuove elezioni.
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Alla fine il potere è stato preso dal colonnello Isaac Zida, il quale ha estromesso da ogni carica almeno per il momento anche Honoré Nabéré Traoré, capo delle forze armate e fedelissimo di Compaoré, che lo scorso 30 ottobre si era autoproclamato presidente ad interim.
Negli scontri tra le forze dell’ordine e i manifestanti davanti alla sede della tv di Stato ci sarebbe stata almeno una vittima, mentre per tutto il week end nella capitale Ouagadougu la tensione è rimasta altissima. Per oggi pomeriggio è previsto ad Addis Abeba un vertice d’emergenza del Consiglio di pace e sicurezza dell’Unione Africana sulla crisi del Burkina Faso. L’inviato delle Nazioni Unite, Mohamed Ibn Chambas, ha denunciato l’intervento dei militari minacciando sanzioni nel caso di un cui non ci sarà il trasferimento dei poteri ai civili.
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