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Gli anarchici che fanno la guerra all'Isis

Vanno oltre la lotta al Califfato: sono gli artefici della "rivoluzione di Rovaja", che punta a un modello di società basato sulle idee di Öcalan

E' una rivoluzione nella rivoluzione quella che le migliaia di anarchici, sinistroidi hardcore, post-comunisti provenienti principalmente dall'Europa stanno combattendo - fianco a fianco con gli Stati Uniti - tra le fila dell'Ypg, acronimo di Yekîneyên Parastina Gel, Unità di Protezione Popolare in curdo, la costola militare del Partito dell'Unione Democratica, il principale partito curdo siriano fondato nel 2004 e che, in seguito al ritiro al ritiro delle truppe del governo di Assad dalla regione di Rojava nel 2012, è, di fatto, diventato la forza armata del Kurdistan siriano, continuando a tessere rapporti con il Pkk, la principale organizzazione militante dei curdi in Turchia.

Un altro momento di svolta, per l'Ypg, si è avuto nel 2014, quando il partito è stato coinvolto nella guerra contro l'Islam, divenendo il principale gruppo armato sostenuto dagli attacchi statunitensi in Siria dal settembre 2014.

Successivamente, ha respinto l'assalto dell'Isis alla città di Kobane nel gennaio 2015, e in giugno ha unificato i cantoni di Kobane e Qamishli, tagliando l'accesso del Califfato al confine con la Turchia a nord della sua capitale in Siria, Raqqa.

Anarchia e capitalismo
Ma chi sono i protagonisti di questo paradosso che coniuga l'anarchia con i soldi dell'emblema mondiale del capitalismo? Ex sottoproletari, ex criminali di piccolo cabotaggio, ex tossicodipendenti, attivisti e intellettuali che in Rojava intravvedono il luogo ideale per una rivisitazione in chiave moderna di uno straordinario processo di liberazione dall'oppressore e che nella loro precedente vita hanno partecipato a iniziative antagoniste di varia natura.

La fedeltà dei suoi membri è rivolta a una leadership che un tempo si ispirava a ideali comunisti e oggi sposa una dottrina laica, femminista, anarco-libertaria che spazia da Noam Chomsky agli attivisti di Occupy Wall Street, al fine di creare, tra le macerie della guerra, una "democrazia senza stato" lontana dal fondamentalismo islamico tanto quanto dalla modernità capitalistica. La chiamano la Rivoluzione Rojava, appunto.

Gli stranieri interessati ad aderire all'Ypg ricevono le istruzioni mediante messaggi di posta elettronica crittografati. Chi decide di fare sul serio, vola a Sulaymaniyah, in Iraq, una città controllata da un partito di opposizione socialista, in perfetta sintonia con la rivoluzione Rojava.

Tuttavia, anche se i volontari sono i benvenuti, non è facile raggiungere il cuore del partito: a sud c'è l'Isis; a ovest il Free Syrian Army, una coalizione di signori della guerra disorganizzato, e i mercenari dominati da Nusra di Al Qaeda; a nord c' è la Turchia, l'arcinemico dell'indipendenza curda, il cui governo islamico ultraconservatore continua a bombardare l'Ypg; a est, infine, c'è il governo regionale del Kurdistan iracheno.

Gli italiani sono numerosi
Chi riesce, frequenta un corso di formazione di un mese in un ex impianto petrolifero. Perlopiù, si tratta di tedeschi e di italiani, ma ci sono anche americani, inglesi, finlandesi, spagnoli, asiatici. Per gran parte della giornata si esercitano al combattimento, e in quel che resta della giornata, frequentano corsi di formazione su armi e strategia bellica.

Di tutte le fazioni armate della regione, il Pkk è il più importante per comprendere la rivoluzione Rojava. A partire dal 1978, ha condotto una insurrezione comunista contro il governo della Turchia, ed è stato designato "gruppo terroristico" da parte degli Stati Uniti nel 1997.

Öcalan, l'ideologo
Due anni più tardi, le forze di sicurezza turche hanno catturato il fondatore del partito, Abdullah Öcalan. Condannato a vita, Öcalan ha avviato un processo di conversione politica, abbandonando Marx e Lenin in favore dell'anarchismo, del femminismo e dell'ecologia, concentrandosi, in particolare, sulle opere di Murray Bookchin, un socialista libertario del Vermont.

Nel 2011, Ocalan ha scritto un opuscolo intitolato Confederalismo Democratico, che delinea una sorta di democrazia diretta in stile ateniese basato sulla partecipazione volontaria dei consigli di quartiere, ponendo una particolare attenzione alla parità delle donne.

Nello stesso anno, i curdi siriani, sotto la protezione dell'Ypg, hanno dichiarato l'autonomia di Rojava e adottato una costituzione basata sull'opera di Ocalan. Per la prima volta, dopo la guerra civile spagnola, una coalizione di anarchici si era ritrovata a controllare un territorio esteso, al punto che, ben presto, Rojava divenne una causa cara alla sinistra internazionale.

Nonostante la sua ideologia radicale i legami con il Pkk, l'Ypg ha forgiato un'alleanza molto efficace con i militari degli Stati Uniti (che l'amministrazione Trump ha già dicbiarato di voler sciogliere). Ad oggi, ci sono più di 500 commando americani incorporati nella coalizione, al quale offrono consulenze tattiche, supporto logistico e armi

E' impossibile dire se la rivoluzione Rojava rappresenti un modello di società civile di successo, perché oggi il Paese è così completamente mobilitato per la guerra, con soldati e poliziotti ovunque, fuochi accesi nelle strade, gli edifici crivellati di pallottole, elettricità a singhiozzo.

Il cibo è monotono - pane, pomodori, fagioli, a volte montone - ma ogni pasto è condiviso in comunità. Non ci sono ricchi, non ci sono banche, non esistono homeless o gente che muore di fame. Tutti vivono a sostegno dell'Ypg e adorano Öcalan, il cui ritratto è appeso in ogni edificio.

Rifugiati siriani in Libano
Sam Tarling/Oxfam
26 gennaio 2016. I fratellini Hafez e Malik, di 11 e 7 anni, originari di al-Raqqa in Siria, fuori dalla loro tenda nel campo profughi di Baalbek, nella Valle Bekaa del Libano.

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Luciano Lombardi