Oneto: "I veneti hanno scelto: ora tocca alla Lega"
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Oneto: "I veneti hanno scelto: ora tocca alla Lega"

Lo storico indipendentista risponde a Cacciari (reo di aver definito una pagliacciata il referendum) e avverte Salvini e Zaia: "Dopo il risultato della consultazione portino in Consiglio la delibera sull'indipendenza. S'inventino qualcosa"

«Il referendum indipendentista in Veneto sarebbe una pagliacciata per Cacciari? Davvero? E allora come definirebbe il professore i nove referendum-plebiscito che nel 1866 hanno unificato l'Italia? Una cosa seria? Lo sa il professore che allora votarono sì all'unificazione in Veneto, secondo i dati ufficiali, il 99,9%? Era credibile quel dato?».

 Gilberto Oneto, storico indipendentista ed ex collaboratore del professor Gianfranco Miglio, non ha peli sulla lingua quando gli si chiede di commentare quanto avvenuto in questi giorni in Veneto dove un referendum online (cui hanno partecipato secondo gli organizzatori due milioni di persone) ha certificato la voglia di indipendenza tra i cittadini veneti. «I numeri, al di là delle polemiche, sono talmente alti che  ora la palla passa alla Lega Nord di Salvini ma soprattutto al presidente Zaia: si inventi qualcosa. Faccia votare subito in consiglio regionale la risoluzione 341 sull'Indipendenza del Veneto. Chieda lo statuto speciale. Poi che sia lo Stato centrale a mandare i carabinieri se ritiene. Altrimenti hanno chiuso. E la gente veneta si chiederebbe: che cosa ci stanno a fare? Che cosa hanno combinato in vent'anni?».

Professor Oneto, però le critiche a questo referendum sono chiare: mancano organi di controllo esterni che certifichino che hanno effettivamente votato online due milioni di persone. Dobbiamo fidarci.
Ma scherziamo? Quando Beppe Grillo fa votare online diecimila persone tutti i media nazionali si interrogano sugli effetti di quel voto sulla politica nazionale e sul Movimento Cinque Stelle. E ora che votano in due milioni stiamo a tutti a parlare di irregolarità? Ci vuole un bel coraggio. E poi mi lasci dire che siamo tutti vittime dei nazionalismi ottocenteschi. L’Italia stessa è l’esempio di come si sia creata un’identità nazionale ex post preceduta da referendum farsa in tutte le aree del regno

Altri discutono il fatto che non esiste un popolo veneto. E fanno un paragone con la Catalogna...
La definizione migliore di Nazione è quella di Connor: una nazione non è quello che è ma quello che vuole essere. E i cittadini veneti, su questo punto, al di là delle polemiche, hanno dato un'indicazione chiarissima. E poi facciamo attenzione: la Catalogna si è ricatanalizzata dopo la caduta del franchismo costruendo anche in parte un’identità nazionale anche ex post. Ci sono tre quattro partiti diversi di ispirazione catalana, ma che vanno da sinistra a destra. Sono radicati da anni nella società catalana.  Io non nego che ci sia una differenza rispetto al Veneto ma non è, io credo, determinante. La gente del Veneto si è espressa in maggioranza per l'indipendenza. Ed è anche con passaggi come questi che si costruisce un'identità nazionale

Ma lei ritiene credibili i tanti movimenti e i partiti indipendentisti in Veneto che hanno chiamato a raccolta la gente?
Ma si figuri. Sono un totale disastro. In Veneto c'è un mondo di micropartiti rissosi e litigiosi: ma l’idea - come ha dimostrato il referendum - è forte.  Ora, le ripeto, tocca alla Lega Nord e Zaia. Facciano qualcosa. Se no hanno chiuso  

Che spazio c'è per le micro-nazioni nell'era della globalizzazione?

I poteri della globalizzazione e dell’internazionalizzazione sono fortissimi. E fanno di tutto per scacciare le spinte locali. Questo è vero. Ma è anche vero che la perdita di potere degli Stati nazionali allarga le spinte che vengono dal basso dei distretti produttivi. E poi guardi in Europa: più piccoli sono gli Stati più ricchi sono. Il Lussemburgo, l'Olanda, la Danimarca. Tutti Stati che hanno le dimensioni del Veneto. Poi, è chiaro, che si ripropone l'idea migliana della confederazione di queste regioni del Nord. Del resto, lo Stato italiano è uno Stato ladro, mafioso e socialista. Uno Stato che non favorisce tanto le regioni meridionali ma i ceti parassitari

Lei ha spesso polemizzato negli ultimi anni con Umberto Bossi con cui ha condiviso i primi anni. L'ha più rivisto?
No. Per come sta non so nemmeno se mi riconoscerebbe

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Paolo Papi