Giampiero Samorì. Alieno sì, ma moderato
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Giampiero Samorì. Alieno sì, ma moderato

L’avvocato-banchiere modenese Gianpiero Samorì si candida alle primarie del Pdl. Per mettere a soqquadro la politica.

Attenti all’alieno. È appena salito sulla sua navicella stellare, che come il vecchio modulo spaziale russo si chiama Mir. E ora, seguendo le orme del mitico marziano di Ennio Flaiano, vuole sbarcare a Roma. Obiettivo: conquistare l’Italia. Ci riuscirà? Nessuno può ancora dirlo. Comunque non perdetelo di vista, l’alieno: perché Gianpiero Samorì, 55 anni, avvocato modenese e professore universitario a Urbino, imprenditore e finanziere, è già una delle principali novità all’alba della Terza repubblica. Da marziano della politica, infatti, Samorì parteciperà alle primarie del Pdl. Ed è vero che il suo non è ancora un volto noto, ma l’uomo ha idee notevoli e notevolissimi mezzi economici, e giura di avere già anche un nutrito seguito. Si vedrà presto se bluffa perché il lancio del missile Mir, il movimento dei suoi Moderati in rivoluzione, avverrà in una convention a Chianciano dal 17 al 18 novembre. Lui ostenta tranquillità: «Abbiamo 100 mila aderenti» dice. «A Chianciano saremo 5 o 6 mila il sabato e almeno 10 mila il giorno dopo».

Di lei dicono sia un Silvio Berlusconi in miniatura. Dove vuole arrivare?
Di Berlusconi mi pare di avere le stesse idee di rottura: quelle che nel 1994 gli permisero di rivoluzionare un sistema ingessato e obsoleto. Voglio candidarmi a premier dei moderati.

Programma impegnativo...
Nella vita mi sono sempre impegnato moltissimo e ho avuto anche fortuna. Oggi penso di avere l’esperienza e le capacità per la politica e credo che la situazione del Paese richieda uno sforzo a tutti. Tutti.

Si maligna che Berlusconi la stia usando come «arma segreta». L’interessato ha smentito. Dica la verità: in che rapporti siete?
Assolutamente sporadici: ci saremo visti tre volte. Non c’è alcuna relazione fra la mia candidatura e la sua persona. Su di me leggo cose davvero maligne: chissà perché, in Italia chi nasce povero e riesce a creare qualcosa non gode di buona stampa.

Si è scritto che lei avrebbe garantito 10 milioni per la campagna del Pdl.
È falso. E, ammesso che Berlusconi mi apprezzi, mi vergognerei alla sola idea che questa preferenza potesse dipendere dalla mia capacità di finanziare il partito.

Sa che la sua candidatura, nel Pdl, sta causando grande agitazione? Del resto, lei è un totale outsider.
L’agitazione nasce dal fatto che i dirigenti del Pdl non sono abituati a discutere. Non capiscono che la nuova fase ha bisogno di nuovi attori. Sono presi alla sprovvista dall’opportunità che le primarie offrono a persone come me, prive di ruoli di corrente nel Pdl, di partecipare al gioco politico.

Di Angelino Alfano cosa pensa?
Trovo singolare che Alfano oggi dica di voler cambiare il nome del Pdl: la decisione dovrebbe spettare al candidato premier vincitore. E poi, quando si
cambia il nome a un partito, lo si fa per rinnegarne la storia o per ammettere errori. Allora vanno cambiati anche programmi e dirigenti.

Vediamo i suoi, di programmi.
Ho due premesse. Primo: la situazione è grave, servono rimedi straordinari e non si possono varare le riforme che propongo in tempi diversi. Secondo: tutto dovrà essere fatto contestualmente. Terzo: prima di tutto va abbattuto il debito pubblico almeno della metà: 1.000 miliardi.

E dove li trova 1.000 miliardi?
In quattro mosse: con l’acquisizione delle riserve della Banca d’Italia, circa 250 miliardi; con l’acquisizione di tutti i patrimoni delle fondazioni, bancarie e non, altri 350 miliardi; con la vendita di 100 miliardi di patrimonio pubblico; e con un contributo straordinario chiesto ai ceti più abbienti, altri 150 miliardi pagati da quanti hanno patrimoni oltre i 10 milioni.

Espropriare le banche? Patrimoniale? Lei è un vero alieno: non solo per la politica, ma per il centrodestra.
E anche nei nomi sbaglia il vertice del Pdl: smettiamo di definirci centrodestra. Il Pdl non deve più ghettizzarsi in un segmento dell’area moderata, deve coagulare tutto quel che si differenzia dalla sinistra.

Torniamo ai programmi: una volta tagliato il debito, che cosa fa?
Contestuale riduzione delle tasse del 10 per cento per rilanciare i consumi. E contestuale conformazione del settore pubblico e istituzionale ai parametri europei. Perché il nostro Parlamento e mille altre istituzioni devono costare il doppio che in Germania? Riduciamo i costi a livelli comparabili: risparmieremo 7-10 miliardi.

A tagliare hanno provato anche i tecnici, senza combinare quasi nulla. Lo stesso Berlusconi dice che in Italia il governo non ha strumenti...
Sono più ottimista. Se Berlusconi nel 2008, pochi mesi dopo la sua vittoria, avesse presentato riforme anche drastiche, ponendo la fiducia, crede non sarebbero state approvate? Certo che sì, nessuno avrebbe osato contrastarlo. Per questo io ho già in mano tutte le mie proposte, scritte e
pronte per essere presentate il giorno dopo il nostro insediamento. Daremo all’opposizione 30 giorni per proporre integrazioni, altri 30 li useremo per definire le norme. Quindi porremo la fiducia. Certe riforme o si fanno nei primi 100 giorni oppure mai più.

Cosa vede per l’euro e l’Europa?
Che finora abbiamo sbagliato, soprattutto con la Germania. Anche Mario Monti. Abbiamo impostato un rapporto da accattoni, che non ha prodotto nulla. Abbiamo fatto di tutto per rendere comune il debito degli stati. Un errore. Perché mai un tedesco dovrebbe accettarlo?

Lei è il nuovo premier e ha di fronte Angela Merkel: che cosa le dice?
Che ognuno si deve tenere il suo debito, ma senza approfittare delle crisi altrui. La Germania finora ha approfittato della crisi dei debiti sovrani: si è arricchita grazie ai suoi bassi tassi d’interesse. Ma così non va. A Merkel direi: non vi chiediamo di pagare il nostro debito, ma di accettare che i paesi con tassi d’interesse più bassi contribuiscano al riequilibrio dei paesi con tassi più alti. I tedeschi dovrebbero partecipare a un fondo collettivo che servisse a compensare gli eccessi di spesa dovuti a tassi troppo più alti rispetto alla media europea.

E la Merkel dovrebbe accettarlo?
Sì. Perché una soluzione come quella che propongo è diversa dall’accollarsi il debito greco, spagnolo o italiano. In quel caso, di fronte a un crac nazionale o all’uscita dall’euro di uno dei paesi in crisi, i tedeschi correrebbero il rischio di perdere molto di più. Così, invece, ogni governo manterrebbe la responsabilità del suo debito. E il rischio, per i tedeschi, sarebbe molto più contenuto.

Con queste idee lei va alle primarie. E se non dovessero andare bene?
Dimostrerebbe che la dirigenza del Pdl non va bene, che l’area moderata è lontana. E un motivo in più per fare qualcosa di diverso e di autonomo.

Ma perché un elettore dovrebbe preferire lei a un altro candidato?
Perché mai dovrebbe votare per un candidato che si è già sperimentato capace solo di risultati deludenti?

Non ha paura a candidarsi?
So bene che, quando uno si candida con progetti come questi, si fa molti nemici e si espone a possibili ritorsioni. Io però ho deciso. Ho sempre creduto nella legge. E sono certo che, se uno è sempre restato all’interno della legge, sia impossibile distruggerlo. Reggerò.

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Maurizio Tortorella

Maurizio Tortorella è vicedirettore del settimanale Panorama. Da inviato speciale, a partire dai primi anni Novanta ha seguito tutte le grandi inchieste di Mani pulite e i principali processi che ne sono derivati. Ha iniziato nel 1981 al Sole 24 Ore. È stato anche caporedattore centrale del settimanale Mondo Economico e del mensile Fortune Italia, nonché condirettore del settimanale Panorama Economy. Ha pubblicato L’ultimo dei Gucci, con Angelo Pergolini (Marco Tropea Editore, 1997, Mondadori, 2005), Rapita dalla Giustizia, con Angela Lucanto e Caterina Guarneri (Rizzoli, 2009), e La Gogna: come i processi mediatici hanno ucciso il garantismo in Italia (Boroli editore, 2011). Il suo accounto twitter è @mautortorella

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