Ghigliottina e risse nella storia repubblicana
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Ghigliottina e risse nella storia repubblicana

Il caos e la bagarre scatenata dai 5 Stelle a Montecitorio non sono un fatto nuovo nella storia d'Italia. E nemmeno la "ghigliottina" boldriniana, di cui il padre fu un certo Sidney Sonnino. Ring Montecitorio sui social

 

Tutto ha avuto inizio quando la Presidente della Camera, Laura Boldrini, ha deciso di attuare l’art. 78 comma 5 del Regolamento che prevede l’interruzione della discussione e il passaggio immediato alla votazione degli emendamenti, per dirla in gergo parlamentare “ghigliottina o tagliola”. Apriti cielo, i deputati del M5S hanno deciso di reagire occupando i banchi del governo. Insulti, spintoni, schiaffi, e chi più ne ha più ne metta; insomma un film già visto.

Già, perché se la “ghigliottina” ha pochissimi precedenti: uno risale al novembre del 1996 quando l’allora presidente del Senato, Nicola Mancino, decise di attuarla per impedire l’ostruzionismo della Lega e, prima ancora, negli anni dell’Italia monarchica, nel 1899 quando a chiederla fu Sidney Sonnino per impedire che l’opposizione ostacolasse i provvedimenti del governo Pelloux con conseguente occupazione dell’Aula, caduta del Governo e elezioni anticipate; le risse e le occupazioni dell’Aula di Montecitorio hanno precedenti innumerevoli che si perdono nella notte dei tempi.

La prima che si ricordi risale al 3 dicembre del 1947, si discuteva dell’art. 131 della Costituzione Italiana: “La forma repubblicana non può essere oggetto di revisione costituzionale”. La rissa scoppiò tra i deputati della sinistra e quelli del partito monarchico con scambio di insulti e di schiaffi. “Comunisti! Bastardi” “Fascisti! Tornate nelle fogne!”. Passano solo due anni e alla Camera si discute dell’adesione dell’Italia alla Nato. La seduta comincia il 16 marzo e si protrae per due giorni (52 ore) fino alla rissa durata 15 minuti al centro dell’emiciclo tra comunisti e democristiani, il duo Pajetta da una parte e il democristiano Tomba dall’altra.

Sembra di assistere a un crescendo. Nel 1953 è la madre di tutte le risse, per giunta verificatasi la domenica delle Palme, paradosso. Si discuteva dell’ormai mitica Legge Truffa; oltre 70 ore di seduta e quasi 50 minuti di rissa con il ferimento finale del presidente del Senato Meuccio Ruini colpito da una tavoletta e accompagnato fuori dall’Aula a braccio dai commessi mentre urla “Viva l’Italia”.

Per arrivare a giorni a noi più vicine basta ricordare gli anni del filibustering radicale con Aglietta e Cicciomessere che lanciavano proprio il volume del regolamento parlamentare contro Nilde Jotti presidente della Camera e Marco Boato che con la sua oratoria batteva ogni record di durata (18 ore filate) in occasione della discussione della legge Reale; per finire con la Lega di lotta e di governo che nel marzo del 2004 occupava l’Aula mostrando il proprio quotidiano La Padania  che intitolava Mai molè, tegn dur. A prendere l’iniziativa fu uno dei commessi: “Adesso irrompo in aula io, urlando da vero terrone, come Abatantuono: viuleeeeenzaaaa!

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Sabino Labia

Laureato in Lettere all'Università "Aldo Moro" di Bari, specializzazione in "Storia del '900 europeo". Ho scritto tre libri. Con "Tumulti in Aula. Il Presidente sospende la seduta" ho raccontato la storia politica italiana attraverso le risse di Camera e Senato; con "Onorevoli. Le origini della Casta" ho dato una genesi ai privilegi dei politici. Da ultimo è arrivato "La scelta del Presidente. Cronache e retroscena dell'elezione del Capo dello Stato da De Nicola a Napolitano" un'indagine sugli intrighi dietro ogni elezione presidenziale

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