Georg Gaenswein
(Ansa)
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Gänswein e il coraggio di testimoniare la verità

E' in libreria il volume di Monsignor Georg Gänswein Testimoniare la verità. Come la Chiesa rinnova il mondo (Edizioni Ares)

Il relativismo continua a rivelarsi il principale male del nostro tempo: un offuscamento della verità e della sua ricerca, che mette al centro soltanto l’io e le proprie voglie. Il relativismo riduce l’essere umano a individuo debole e senza apertura al trascendente, paradossalmente degradandolo mentre afferma di esaltarlo. E’ quindi in questo senso che andrebbero oggi riprese le parole di Joseph Ratzinger contro la sua “dittatura”, ponendo in una relazione osmotica fede e ragione e superando l’orizzonte di una storia che pretende contraddittoriamente di risolversi in sé stessa.

Ebbene, è questo probabilmente lo scopo principale dell’ultimo libro di Monsignor Georg GänsweinTestimoniare la verità. Come la Chiesa rinnova il mondo (Edizioni Ares): un volume che contiene alcuni interventi pubblici, tenuti dallo stesso Gänswein negli ultimi anni, e che integra alla riflessione filosofica e teologica il racconto di aspetti concreti del pontificato e della personalità di Benedetto XVI. Sono proprio la verità, la sua ricerca e la sua difesa a costituire il Leitmotiv del libro. Ma attenzione: quella di Gänswein non si configura come un’opera meramente apologetica, un mettersi sulla difensiva, per restare in qualche modo attaccati al passato. Al contrario, Gänswein mette in luce il serrato confronto che Ratzinger intraprende con i problemi dell’oggi, senza timori o inutili giri di parole.

In questo senso, sono di particolare interesse le pagine dedicate al tema della desecolarizzazione. “Un congedo della Chiesa dalla responsabilità verso il mondo o addirittura una sua fuga dal mondo sono del tutto estranei al pensiero teologico di papa Benedetto”, scrive Gänswein, “Chi evidenzia in modo così risoluto il legame della fede e della Chiesa con il mondo, d’altronde, non ha solo il diritto, ma anche il dovere di mettere in guardia da una Chiesa soddisfatta di sé stessa, che si adatta ai criteri del mondo, e di richiamare alla memoria la prospettiva biblica secondo cui la Chiesa è nel mondo, ma non è del mondo”. Parole precise e rivolte a quanti oggi auspicano al contrario una Chiesa sempre più prona e remissiva nei confronti dello spirito dei tempi. “Per questo motivo”, prosegue l’autore, “sarà inevitabile che sorgano attriti fra le sfere del mondo e dell’essere cristiani, compresi quelli che possono sfociare nell’odio contro coloro che non si lasciano assorbire dal mainstream del mondo e del tempo attuale. Per sfuggire a questo odio, i cristiani e la Chiesa sono continuamente esposti alla tentazione di allinearsi al mondo e di essere uguali a tutti gli altri”.

Una posizione coraggiosa e controcorrente, che Ratzinger ha pagato e paga ancora oggi a caro prezzo. E’ in questo contesto che Gänswein ricorda la strumentalità degli attacchi ricevuti dall’attuale papa emerito. “È ovvio”, scrive l’autore, “che chi difende la fede e la verità della fede, al momento opportuno e non opportuno, per dirla con le parole di san Paolo (2 Tm 4, 2), non può aspettarsi di suscitare sempre gioia e gratitudine. Arriva la critica. Ma egli [Ratzinger, ndr] non si è lasciato né provocare né tantomeno intimorire dalla critica. Quando si trattava della sostanza della fede era chiarissimo, assolutamente univoco e senza alcuna contraddizione intrinseca. In altri punti, devo dire, probabilmente si è trattato spesso di un insieme di incomprensione e aggressione, che si addensava sopra di lui ed era volta a indebolire, distruggere la persona del Papa. Per me l’incomprensione di molti, in particolare nell’ambito dei media, è e resta un enigma, un mistero di cui fino a oggi devo semplicemente prendere atto, ma che non posso risolvere”.

E forse alla fine è proprio questo il senso ultimo del libro. L’apertura alla verità non richiede soltanto ricerca religiosa e filosofica, ma anche coraggio. La verità crea scandalo e suscita le reazioni di chi cerca di infangarla strumentalmente, perché da essa si sente minacciato. La verità non è un’astrazione teorica, ma carne viva. E per questo la sua difesa pubblica e chiara è più importante del plauso del mondo. Questo ci ha insegnato Benedetto XVI. E questo, nel suo volume, ci ricorda Monsignor Gänswein.

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Stefano Graziosi