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Fumo, i prodotti di nuova generazione sarebbero meno nocivi delle sigarette

Lo afferma uno studio dell’università La Sapienza sui dispositivi che scaldano il tabacco generando un aerosol di nicotina

Forniscono quantitativi simili di nicotina, la sostanza che spinge a fumare, quella di cui il nostro corpo avverte il bisogno dopo un consumo abituale di tabacco. Ma in quanto a impatto sull’organismo, la sigaretta tradizionale, quella elettronica e i dispositivi di ultima generazione che scaldano il tabacco anziché bruciarlo, sono differenti: gli ultimi due potrebbero essere meno dannosi rispetto alla classica sigaretta. A suggerirlo non è uno studio svolto nei laboratori di una multinazionale, né commissionato da un gigante del settore, ma un lavoro indipendente tutto italiano, finanziato e condotto dall’università La Sapienza di Roma.

Punto di partenza era un fatto ovvio, consolidato nella letteratura scientifica, sbandierato a caratteri cubitali sui pacchetti stessi dei prodotti: il fumo uccide. Crea sfaceli nel nostro corpo. Tra essi, scatena il cosiddetto stress ossidativo: un danno alle cellule provocato da un eccesso di radicali liberi, molecole che se presenti in quantità sovrabbondanti possono rivelarsi nocive. Nello specifico, il fumo contiene migliaia di sostanze tossiche capaci di compromettere l’equilibrio cellulare e indebolire i sistemi di difesa contro i radicali liberi. Inoltre, è una mina vagante per le arterie, giacché aziona una serie di meccanismi che portano alla formazione di placche e trombi nei vasi. Per queste ragioni, la scelta più sensata sarebbe spegnere da subito qualsiasi tipo di sigaretta o suo sostituto hi-tech. Ma non tutti riescono a essere così risoluti.

I ricercatori della Sapienza si sono chiesti se il danno potesse avere delle sfumature, quanto pesasse in base al prodotto presi in considerazione. Per determinarlo hanno coinvolto una ventina di soggetti, tutti in salute e senza allergie, incluse donne non incinte. A tutti loro, in maniera casuale determinata da un computer, hanno assegnato di volta in volta sigarette tradizionali, elettroniche e dispositivi che scaldano il tabacco. Misurando, con un periodo di pausa di una settimana tra i diversi cicli, come cambiavano vari parametri medici indici di stress ossidativo, pressione sanguigna, flusso nei vasi e così via. I risultati hanno dato indicazioni univoche: per tutti quei parametri, sia il prodotto a tabacco riscaldato che la sigaretta elettronica hanno avuto un impatto inferiore rispetto alla sigaretta tradizionale. E dunque potrebbero essere meno dannosi.

Lo studio non intende emettere sentenze conclusive sul tema, ma rappresenta un punto di partenza. Va approfondito con ricerche più ampie e analisi di lungo periodo. Di sicuro ha avuto un’eco internazionale, soprattutto negli Stati Uniti: è apparso sul «Journal of the american heart association», la rivista scientifica dell’associazione americana dei cardiologi, che sottopone ciascun contenuto alla valutazione di un nutrito gruppo di esperti prima di dare il via libera alla pubblicazione. Assieme a oltre 300 mila studi effettuati in più di 200 Paesi, è stato registrato sul sito Clinicaltrials.gov, un database che fa capo al National institute of health, l’istituto nazionale di salute americana. È una sorta di biblioteca virtuale condivisa del sapere, da cui qualunque membro della comunità scientifica mondiale può attingere.

Negli Usa sono particolarmente attenti al tema, specie in seguito al via libera dato lo scorso maggio dall’Fda, la Food and drug administration, alla commercializzazione del sistema di riscaldamento del tabacco Iqos. Il primo dispositivo della categoria a ricevere l’autorizzazione alla messa in vendita Oltreoceano. Il suo scopo, come quello della sigaretta elettronica, è spingere chi non riesce a smettere di fumare verso soluzioni potenzialmente meno nocive. Abolendo del tutto il classico fumo frutto della combustione e generando un aerosol che contiene nicotina. Lo studio della Sapienza ha confermato il minore impatto sull’organismo di tale alternativa.

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