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Francia: Wikileaks e la Russia contro Macron

Julian Assange, sempre più "vicino" a Putin, avrebbe pronto un dossier contro il candidato all'Eliseo

Julian Assange entrerà in gamba tesa anche nella campagna elettorale per le presidenziali francesi. Obiettivo: affondare la candidatura di Emmauel Macron, l'ex ministro dell'Economia del governo Valls e attuale leader di En Marche! che tutti i sondaggi danno in grande spolvero.

Il sospetto sempre più concreto è che dietro vi sia la longa manus dei servizi segreti russi e di Vladimir Putin, grande finanziatore del Fronte National di Marine Le Pen e di tutte le formazioni euroscettiche e anti-Nato del vecchio continente. In un'intervista al quotidiano Izvistia, Assange - che ha avuto un ruolo chiave nella campagna elettorale americana, scoperchiando l'e-mail-gate di Hillary Clinton (leggi i leaks)- ha dichiarato di avere in mano materiale compromettente che potrebbe azzoppare il candidato centrista ritenuto oggi, dopo lo scoppio dello scandalo Fllion, il più temibile avversario di Le Pen al secondo turno e accreditato, in un ipotetico ballottaggio, di oltre il 65% dei voti.

Macron, che è il candidato più europeista e liberale di tutti, è già stato indicato dai media filogovernativi russi, rispettivamente, a seconda dei momenti, come il «regista della campagna contro Fillon», «un agente del sistema bancario americano», il «paladino di una lobby gay molto ricca», una voce quest'ultima che Nicolas Dhuick, deputato dei Republicains postgollisti e grande sostenitore della causa russa, ha rilanciato su Russia Today, quando ha riferito di un nesso tra il sostegno a Macron dell'industriale ed ex coniuge di Yves Saint Laurent Pierre Berge e la presunta omosessualità del candidato di En Marche!.



Così Macron sconfiggerebbe Marine in un ipotetico balottaggio

Contro di lui si è già mossa, anche in Francia, la macchina della propaganda più vicina a Fillon, anche lui filorusso. Una delle accuse più frequenti che sono state rivolte all'ex ministro socialista è che abbia utilizzato i mezzi del ministero dell’Economia per preparare la propria candidatura alle elezioni presidenziali nei primi mesi del 2016, periodo durante il quale aveva lanciato il suo movimento senza dimettersi dal governo. Tutte accuse che si basano sulle informazioni di due giornalisti che nel loro libro Dans l’enfer de Bercy uscito il 25 gennaio affermano che Macron  abbia usato per sé l’80 per cento delle spese annuali di rappresentanza previste dal suo ministero per un totale di 120 mila euro, spesi fino ad agosto, mese delle sue dimissioni.

Un’altra accusa rivolta a Macron è che quattro suoi consulenti al ministero abbiano partecipato attivamente alla preparazione della campagna elettorale nel luglio del 2016, mentre erano ancora dipendenti del ministero e lui era ministro. Ma le voci riguardano anche le sue presunte propensioni omosessuali, di cui velenosamente si è spesso occupata la stampa russa. La debolezza politica di Macron sta anche, secondo i sondaggisti, nell'estrema volatilità del suo elettorato, in larga parte anche giovanile, pronto di fronte a eventuali scandali a cambiare rapidamente cavallo.



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