Home » Attualità » Esteri » Indagine Fbi sulla Clinton: dubbi sulla tempistica

Indagine Fbi sulla Clinton: dubbi sulla tempistica

Indagine Fbi sulla Clinton: dubbi sulla tempistica

È polemica per il gesto del direttore James Corney di svelare l’esistenza di email “pertinenti” a soli 11 giorni dalle elezioni

Indagine Fbi sulla Clinton: dubbi sulla tempistica
EPA/ANDREW GOMBERT

Hillary Clinton nel corso del primo dibattito Tv con Donald Trump (26 settembre 2016)

Indagine Fbi sulla Clinton: dubbi sulla tempistica
GettyImages

Hillary Clinton e Donald Trump durante il secondo dibattito televisivo a St Louis – 9 ottobre 2016

Indagine Fbi sulla Clinton: dubbi sulla tempistica
gettyImages

Donald Trump e Hillary Clinton al secondo dibattito tv a St.Louis – 9 ottobre 2016

Indagine Fbi sulla Clinton: dubbi sulla tempistica
EPA/RICK WILKING

Il primo dibattito fra Hillary Clinton e Donald Trump, 26 settembre 2016

Indagine Fbi sulla Clinton: dubbi sulla tempistica
EPA/ANDREW GOMBERT

Il primo dibattito fra Hillary Clinton e Donald Trump, 26 settembre 2016

Il direttore dell’Fbi, James Comey, venerdi 28 ottobre ha messo a segno un colpo significativo a 11 giorni dalle elezioni presidenziali ma sulla tempistica del suo gesto si aprono le polemiche e crescono i dubbi.

In una lettera ad alcuni membri del Congresso (Repubblicani) dice di dover riaprire le indagini – che aveva dichiarate chiuse tre mesi fa – in relazione all’uso di un server di posta elettronica privato da parte di Hillary Clinton quando era Segretaria di Stato.

Deve riaprire il caso, dice Comey, perché sono emerse nuove email che appaiono “pertinenti”, anche se non direttamente collegate al caso.
Non dice altro.

LEGGI ANCHE: SONDAGGI FINO ALL’ANNUNCIO DELL’FBI

L’indagine
Secondo i media americani, la questione sarebbe legata al sequestro di alcuni device (telefoni, tablet, computer) appartenenti a Huma Abedin, una delle più vicine collaboratrici di Hillary Clinton, e/o a suo marito, Anthony D. Weiner (dal quale è separata).

Weiner, ex deputato democratico al Congresso, è indagato per un caso di texting a sfondo sessuale a una ragazza quindicenne del North Carolina.

Gli agenti dell’Fbi trovarono la mole di messaggi di posta elettronica nel computer di Anthony Weiner ai primi di ottobre ma aspettarono settimane per informare il direttore James Comey: gli hanno fornito un aggiornamento completo solo giovedì scorso e lui il giorno dopo ha preso la decisione di informare i membri del Congresso. I democratici sono adesso furiosi del passo fatto in dirittura d’arrivo della campagna elettorale e si interrogano sulla scelta dei tempi.

Secondo alcuni osservatori neutrali, Comey ha fatto quanto previsto dalla legge, non aveva altra scelta, dice per esempio Newsweek.

Clinton: “Rendere pubbliche le informazioni”
In un intervento video, Clinton ha chiesto all’Fbi di rendere pubbliche tutte le informazioni, immediatamente.

Secondo il capo della campagna elettorale di Clinton, John Podesta, il comportamento dell’Fbi è strano.
Dopo averlo chiuso, a 11 giorni dalle elezioni, invia una lettera piuttosto generica nella quale dice semplicemente di dover riaprire il caso.

Podesta dice che l’Fbi deve fornire immediatamente dettagli e che, guarda caso, il tutto salta fuori nel momento di massima difficoltà per Trump.
Il candidato Gop e i suoi, hanno martellato in ogni occasione sostenendo che c’era qualcosa di sospetto nella chiusura dell’indagine dal parte del Bureau e, continua Podesta, hanno fatto pressioni su esponenti dell’ente investigativo federale, proprio per riaprire quell’indagine.

Negli Usa a questo punto ci si chiede se e quanto la vicenda avrà effetti negativi sul vantaggio netto di Clinton nei confronti di Trump nella corsa alla Casa Bianca.

© Riproduzione Riservata